Il mare sotto le stelle: racconto di una immersione a Montepaone

FOTO DI ENRICO LAULETTA

di Luciano Bernardo

Quest’anno, dopo tanto tempo, decido di fare un’immersione notturna. Mi seguono, entusiasti (o quasi!), tre cari amici, in un’avventura per loro del tutto nuova. E’ tarda sera quando arriviamo sulla spiaggia di Montepaone. Il mare è calmo, illuminato solo dai riflessi del cielo notturno e di qualche abitazione. Approfittiamo del buio per metterci sdraiati a guardare le stelle. Vega è proprio sopra di noi, luminosissima. Insieme a Deneb e Altair, forma il cosiddetto “triangolo estivo”. La più luminosa però è Arturo, che si trova lungo il prolungamento delle tre stelle che formano il timone dell’Orsa Maggiore. Sotto l’Orsa Maggiore è visibile la cometa Neowise, ospite speciale di questo Luglio 2020. Tornerà tra 7 mila anni… 

La stella polare è invece poco appariscente. Per trovarla bisogna prolungare verso l’alto la linea che unisce le due stelle esterne dell’Orsa Maggiore (oppure, seguire la bisettrice di una delle due V di Cassiopea). E’ una stella piena di fascino, chissà quanti  navigatori l’hanno guardata per conoscere la strada da seguire.

A sud, troneggia la “supergigante rossa” Antares, 800 volte più grande del sole (se la nostra stella fosse 1 centimetro quel mostro sarebbe 8 metri!). A breve, qualche milione d’anni, esploderà in una supernova, ma lo sapremo 600 anni dopo, tanta è la distanza in anni luce che ci separa da quel colosso. Una fascia chiara attraversa tutto il cielo: è la Via Lattea, la nostra galassia. Un concentrato di miliardi di stelle (perciò appare più chiara) di cui vediamo un ramo della spirale. Rinaldo, con la curiosità di un bambino mi chiede: perché ci sono così tante stelle? C’è però un astro molto più grande, luminoso e spettacolare degli altri: è sua maestà Giove, con accanto Saturno.

È  arrivato il momento di indossare maschera e pinne ed entrare in acqua. Accendo la torcia ed è subito magia. L’acqua è un brulicare di minuscoli organismi del plancton, alcuni luminescenti. Sul fondo, scorgiamo una polpessa (che non è la femmina del polpo) e un gronghetto delle Baleari che si infossa rapidamente nella sabbia. La vera sorpresa però è dietro uno scoglio, dove mi è sembrato di vedere una torpedine. Dico a Elvidio di puntare la torcia in quella direzione ed eccola apparire in tutta la sua bellezza. 

Disorientata dalla luce, anziché allontanarsi o rintanarsi, avanza verso di noi e riesco a filmarla per qualche secondo prima che scompaia nel buio. È una torpedine ocellata (Torpedo torpedo), riconoscibile  per i cinque ocelli azzurri bordati di nero. Le torpedini  somigliano alle razze, ma hanno una forma arrotondata e una coda corta e tozza che usano per nuotare. Possono emettere scariche elettriche per catturare le prede o difendersi (dal latino torpere, intorpidire), attraverso due organi formati da dischi sovrapposti di tessuto muscolare modificato che agiscono come una pila. La torpedine ocellata non è pericolosa per l’uomo, provoca solo una leggera sensazione di fastidio. Non lo dico a Elvidio, impegnato a far luce ed emozionatissimo. Dopo quest’incontro, decidiamo di rientrare.  Prima di uscire dall’acqua, però, spengo la torcia e ci ritroviamo nell’oscurità più assoluta. Sopra di noi… il firmamento! Torniamo a casa soddisfatti, soprattutto Gianni che è riuscito a superare il suo timore iniziale. Mi affaccio dal terrazzo, sta sorgendo Marte. Che bella serata!