Il PD offre la testa di Occhiuto (e Paolini) alla DDA

Mario Occhiuto esce di scena ma continua a non volerlo ammettere. Neanche a se stesso. Neanche adesso che è chiaro a tutti, ma proprio a tutti, che è rimasto un uomo solo in balia delle onde e degli eventi. 

E’ quel suo gioco estremo di negare l’evidenza che ormai conosciamo a memoria, quasi patologicamente. Negare sempre, fino alle estreme conseguenze.

Quasi inutile ripercorrere tutto il triste rosario di bugie che gli ha fatto guadagnare di prepotenza il secondo nome di Mario il cazzaro. Menzogne su menzogne.

Una gestione scellerata del denaro pubblico che solo protettori interessati, collusi e conniventi potevano non vedere. Oggi cade Occhiuto, è vero, ma cade anche e soprattutto tutta la rete di coperture istituzionali e giudiziarie delle quali ha goduto il sindaco in maniera sfacciata e addirittura grottesca.

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L’appalto di piazza Fera/Bilotti è la fotografia più impietosa della deriva di Cosenza ai tempi di Occhiuto. Subappalti non autorizzati a ditte in odore di mafia, ingenti anticipazioni di somme alle stesse ditte (in odor di mafia) impegnate nei lavori senza che  ne avessero pieno titolo, la presenza nella commissione di vigilanza di un indagato per reati contro la pubblica amministrazione. Una reazione geologica fasulla ma che più fasulla non si può.

Reati gravissimi: abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica in atti pubblici, truffa ai danni del Comune, frode nelle forniture, omissione di atti d’ufficio, mancata autorizzazione nell’affidamento di subappalti. Eppure non era bastato per “convincere” il procuratore della Repubblica Granieri a vederci chiaro. Niente da fare: archiviazione.

Mario Occhiuto e Dario Granieri
Mario Occhiuto e Dario Granieri

Una decisione che ha indispettito soprattutto gli uomini della Guardia di Finanza, che avevano raccolto prove corpose pedinando e intercettando i fratelli Occhiuto per un anno e mezzo. E che li ha convinti ad andare alla DDA a chiedere giustizia.

Granieri se ne andrà in pensione tra un paio di mesi e presto resterà solo un lontano ricordo. Ma Occhiuto ha goduto di protezioni altissime anche in Prefettura, quando gli serviva un pupazzo per “eliminare” i suoi nemici delle cooperative. Ha avuto connivenze con i questori Anzalone e Liguori e con quel furbacchione dell’ex comandante dei carabinieri Ferace.

Il colonnello Ferace e il sindaco Occhiuto
Il colonnello Ferace e il sindaco Occhiuto

Ha avuto addirittura una scorta personale di vigili urbani ridotti a body guard di un cretino matricolato, che facevano pessima mostra di loro ogni qualvolta l’uomo che si credeva un architetto decideva di farsi una passeggiata in città. E il capo di questa scorta è stato beccato in flagrante con una puttana sull’auto del Comune… Senza che Occhiuto sia riuscito ad ammettere la verità. Negare sempre, anche l’evidenza.

Una cricca di servitori infedeli dello stato piegati alle logiche di uno psicopatico che avrebbe voluto snaturare il volto di Cosenza per la sua personale e scadente visione estetistica della città. I cerchi e le luci di Natale che ancora non riusciamo a toglierci dalle palle, il Castello Svevo che è diventato un club privè ed è stato assegnato ad un’altra cricca di papponi. La bufala del tesoro di Alarico. E potremmo continuare per ore.

Occhiuto ha sperato a lungo di poter essere ancora una volta il candidato ombra del PD e di battere ancora una volta Paolini. Ma è da Ferragosto che ha capito il tranello e ha sentito puzza di bruciato. La pubblicazione dei verbali secretati dei pentiti gli ha fatto definitivamente capire che il potere politico lo aveva mollato.

Franco Sammarco versione "007"
Franco Sammarco versione “007”

Mettendo sul tappeto le modalità con le quali ha fatto fuori quel cazzone di Enzo Paolini. Tra primo turno e ballottaggio, grazie alla mediazione con gli zingari di Franco Sammarco versione topo da fogna in missione per conto di Madame Fifì. Che tristezza! 

Oggi Occhiuto viene fatto fuori proprio da quei personaggi che gli avevano consentito sottobanco di diventare sindaco. Chi la fa, l’aspetti. E non è finita qui. Perché adesso viene la parte giudiziaria e Mario il cazzaro è solo come non mai. La vittima sacrificale della prima inevitabile Tangentopoli cosentina, nella quale cadranno con la sua altre teste eccellenti. Quelle non funzionali al nuovo schifoso partito della nazione che si profila all’orizzonte.

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La “caratura” della famiglia Morrone la si sta vedendo in queste ore. Franza o Spagna purché se magna. Morto un Papa se ne fa un altro. La stessa filosofia di consiglieri di opposizione che per cinque anni hanno solo fatto finta di osteggiarlo, legittimandone in pieno ogni atto e non mettendogli mai il bastone tra le ruote. Gente senza spina dorsale, per la quale è bastato un annuncio farlocco di primarie per ottenere una firma.

La defenestrazione di Occhiuto prelude all’arrivo della Commissione d’accesso agli atti al Comune di Cosenza decisa dal ministero dell’Interno e scongiura lo scioglimento. Una mossa strategica che prevede anche gli sviluppi dell’inchiesta della DDA, che a breve faranno fuori l’altro peso ingombrante della politica cosentina: Enzo Paolini. Che non sarà mai il candidato del PD alle prossime elezioni.

Si profila un accordo sul nome di Lucio Presta, che farà storcere il naso a molti cosentini, diciamocelo in tutta franchezza. Non tanto per lo spessore (o meno) del personaggio ma perché la gente non ha fiducia di questa politica.

Un gruppetto di Cavalieri del Santo Sepolcro. Coscarelli è il primo a destra, quello vicino al muro
Un gruppetto di Cavalieri del Santo Sepolcro. Coscarelli è il primo a destra, quello vicino al muro

Ma se voltiamo lo sguardo di pochi metri e ci interessiamo delle faccende grilline, troviamo un senatore che è perfettamente in linea con questa “famazza” e candida Gustavo Coscarelli, un rappresentante di questo stesso brodo schifoso. Massopolindrangheta ammantata di cattolicesimo. Un candidato sindaco grillino con la casacca dei Cavalieri del Santo Sepolcro, la stessa che porta l’ex vescovo Nunnari, protettore di ladri e pedofili. 

Non abbiamo proprio alternative, dunque. Siamo prigionieri delle logiche politiche di Renzi e del suo marcio partito della nazione. Ce ne faremo una ragione ma dicendo sempre la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità a chi ha la pazienza di leggere quello che scriviamo.