Il petrolio detta legge: così Biden si prepara a stringere la mano a Mohammed Bin Salman

(Domenico Quirico – la Stampa) – Stringere la mano. Un gesto meraviglioso. L’hanno inventato non per incrementare il bon ton, ma perché la mano è aperta e l’altro vede che non stringi il coltello o la pietra assassina. Essere amici, non farsi del male, camminare forse insieme lungo gli impervi sentieri della vita. Questo vuol dire stringersi la mano. La sua negazione è fissata in un verbo: tradire.

Nella vita comune si stringono innumerevoli mani, la maggior parte di persone sconosciute che dopo poco lo ritorneranno. E’ gesto, in fondo, diventato così consueto, banale, da aver smarrito molto del suo antico, profondo, quasi religioso significato.

Ma nella politica internazionale non dovrebbe essere così. Stringere una mano, quella mano, vuol dire molto di più che cortesia o forma, ha un significato profondo.

Non è un gesto, è un simbolo. Non per i tiranni. Per loro è pura tattica, possono mentire stringere la mano a qualcuno che poco dopo aggrediranno. Per questo Machiavelli dedicò un libro al Cesare Borgia, personaggio per altri versi mediocre. Eliminò con perizia omicida i collaboratori più prossimi dopo aver appunto stretto loro la mano. E divenne immortale per la sua cinica astuzia.

Ma le democrazie dovrebbero, per fortuna, avere un’altra storia. Devono scegliere, sono obbligate a scegliere. Stringere la mano solo di coloro che rispettano le stesse regole. Il diavolo continuerà a calcare purtroppo la scena del mondo. Ma non bisogna frequentarlo, specchiarsi. E’ l’alterità radicale la nostra salvezza. Una delle parole più brevi e convincenti è no. La stretta di mano a Monaco nel 1938 tra le democrazie e le tirannidi totalitarie ancora è esempio di vergogna.

Ora la complicata, dolorosa guerra di Ucraina. Per le democrazie d’Occidente a poco a poco, giorno dopo giorno, è diventata anche (e ahimè soprattutto) una faccenda di petrolio e di gas. E proprio lì il rigore morale e la fermezza ad ogni costo contro il prepotente di turno purtroppo si inceppa e fa risacca.

I leader della coalizione dei virtuosi per ora sembrano granitici nel rifiutare di stringere la mano all’aggressore, a Putin. Anche se qualcuno l’affaccia come possibilità teorica, per carità… se non se ne potesse fare a meno… in fondo

Ma stringono quelle degli autocrati del petrolio che dovrebbero evitare con accuratezza, soprattutto ora, quando bene e male sui affrontano in modo così esplicito. Perché sono contagiose, capaci di intaccare la loro posizione morale, il loro buon diritto di definirsi la parte giusta del mondo.

Lo scopo è buono, anzi necessario, oppongono i realisti, razza pericolosa: bisogna evitare di arrendersi al ricatto petrolifero dello zar, imporgli l’unica sanzione che potrebbe davvero indebolirlo, cancellarlo dall’elenco dei fornitori di petrolio e gas.

Così Biden, che non accetterebbe mai di stringere, di nuovo, la mano al criminale Putin, si prepara a farlo con un personaggio che nell’elenco dei ricercati per delitti non sta certo agli ultimi posti, il principe ereditario della Arabia saudita Mohammed Ben Salman. Se un singolo omicidio di un oppositore può sembrare poco in un panorama mondiale di autocrati che operano su scala staliniana, all’eliminazione del giornalista Kashoggi, squartato nel consolato a Istanbul, dovete aggiungere il martirio degli innocenti nello Yemen, bombardato con criminale minuzia, scuole, ospedali, quartieri civili.

Alla Putin, si potrebbe dire. A quelli che scampano il principe ha provveduto con un blocco omicida di cibo e medicine. Perfino Erdogan, che non ha un cuore tenero e non è certo un democratico, si era indignato per il delitto consumato per di più, disinvoltamente, a casa sua. Poi anche lui ha cambiato idea.

Biden, dopo qualche timida esitazione, stringerà dunque la mano al principe, viaggio confermato entro fine giugno. Il petrolio detta legge. Salman, con l’Opec, possiede la formula magica per aumentare la produzione e compensare il petrolio russo, tolto di scena con le sanzioni.

Siamo alle solite. Sottomessa a re feudali e a principi corrotti, vegetando nel medioevo sociale, analfabetizzata dal verbo wahabita e terrorista che ha inventato, l’Arabia vive della rendita dei tre tesori, manna petrolifera, potenza dei petrodollari investiti in Occidente e il quello teologico della Mecca.

Ecco: il meccanismo che dovrebbe indignare e far riflettere: credere cioè che tutto è permesso e approvare la decisione di permettersi tutto. Biden è convinto di poter aprire e chiudere la parentesi saudita: adesso c’è la guerra bisogna vincere poi capolinea, tutto scendano!

Senonchè dopo, dopo la stretta di mano con il principe killer, nulla è come prima. Perché questi despoti delle materie prime (che vanno sempre d’accordo con violenza e corruzione) dopo la stretta di mano si sentono le ali addosso. Così confortati pubblicamente da quelli che dovrebbero toglier loro l’ossigeno per il respiro si danno libertà di azione. Biden aveva giurato di trattare il principe da «paria»’. Insomma, è quanto ha garantito a Putin.

Al Cremlino staranno tirando calcoli promettenti sul rigore morale della potenza che difende i diritti umani ovunque e comunque. Salvo nuocciano ai suoi variabili interessi. E Maduro, il baffuto Nicolas Maduro? In fondo, con l’Arabia Saudita gli Stati Uniti sono complici da quando spedirono in pensione il vecchio imperialismo britannico.

Ma il caudillo di Caracas, il compagnero presidente, l’ultimo ostinato perturbatore del cortile di casa con le sue scalmane messianico-terzomondiste, l’amico di russi e iraniani? Washington offriva la taglia di 15 milioni di dollari a chi lo catturava, accusato di traffico di stupefacenti e pulizia industriale di denaro sudicio.

Ancora a gennaio Biden proclamava che Maduro era «una minaccia straordinaria alla sicurezza degli Stati Uniti». E adesso? Solo per un po’ di petrolio in più le sanzioni che lo assediano dal 2019 saranno attenuate. Come non fare le fusa a un autocrate che ha tra le più grandi riserve di greggio del mondo, finora costretto a venderlo clandestinamente e che rapidamente potrebbe raddoppiare la produzione a un milione e mezzo di barili al giorno?

Non si può fare a meno di lui «per contribuire alla stabilità del mondo». Il Caudillo, cento giorni fa, sosteneva a spada tratta Putin contro «l’imperialismo degli Yankee»’. Adesso la sua vice, Rodriguez, dice che «il Venezuela non sarà mai nel campo dei guerrafondai a tutti i costi» e contribuirà alla difesa dei diritti umani. Per ripulire basta una stretta di mano.