Il Sì al referendum e l’occasione persa per il movimento antagonista (di Francesco Cirillo)

Il SI al referendum e l’occasione persa per il movimento antagonista e la sinistra sinistra

di Francesco Cirillo

Ai referendum bisogna votare perché sono l’espressione diretta della popolazione rispetto ad una legge o una proposta di legge. Votare ai referendum non è come votare alle elezioni politiche o amministrative, nel voto  referendario non si delega nessuno a rappresentarci, è quindi importante parteciparvi.

Nel referendum del 20 settembre dovremo scegliere se mantenere la quota di parlamentari o dimezzarla. Il Movimento antagonista italiano ha sempre osteggiato i palazzi del potere e ha sempre tentato in più manifestazioni, l’ultima quella del 15 ottobre del 2011, di raggiungere la sede del parlamento, visto come sede degli intrallazzi, delle leggi ad hoc per gli stessi parlamentari, delle commissioni fatte appositamente per affossare qualsiasi tipo di inchiesta (da quelle sui rifiuti tossici, alle navi dei veleni, all’omicidio di Carlo Giuliani, alle inchieste sulla mafia, eccetera), finita con gli scontri a San Giovanni.

La funzione del nostro parlamento è stata sempre quella di controllare le leggi, le popolazioni e far diventare un mestiere quello del deputato con stipendi da capogiro e corsie preferenziali alle quali hanno potuto accedere solo quelli interni al sistema dei partiti, della mafia stessa, dell’economia. Che c’entra in tutto questo il popolo nel senso pieno della parola e cioè quel popolo fatto da donne, pensionati, studenti, operai, precari, disoccupati, emigrati interni e migranti che sbarcano nelle nostre coste ? Il parlamento, i partiti, gli onorevoli anche presi singolarmente li avete mai visti a Lampedusa ad accogliere i migranti, nelle carceri a fianco dei diritti dei detenuti, davanti gli ospedali che rischiano la chiusura, davanti le scuole o le fabbriche ? Io non li ho mai visti, se non i rari casi, schegge impazzite subito eliminati alle elezioni successive. Ora abbiamo una possibilità, che è quella di far scendere il numero dei parlamentari, far riscrivere una nuova legge elettorale, rivedere nuove forme di rappresentanza.

Era il momento per il movimento antagonista, ma anche nella sinistra non del PD, nel suo complesso, di far sentire la propria voce SCENDENDO IN PIAZZA e rivendicando una nuova legge elettorale, un nuovo sistema di rappresentanza , eliminando i parassiti e una legge elettorale fatta per la sopravvivenza di tutti . Sarebbe stata la piazza della giustizia sociale, degli operai , degli studenti, dei precari e dei disoccupati, che da un altro punto di vista chiedevano  una rivisitazione della democrazia odierna.

E invece eccoci al carro dei partiti, vale sia per il SI che per il NO, eccoci ad inseguire le leggi presentate in parlamento da vari partiti di destra e di sinistra, eccoci ad elemosinare una particina in un futuro parlamento, presentandoci con 5 falce e martello, 4 soli nascenti, 6 pugni chiusi diversi per racimolare ognuno lo 0,5 0 massimo l’1 per cento (basta vedere le liste regionali o le ultime nazionali). La piazza avrebbe unificato tutto e tutti, avrebbe liberato tutti dalla corsa alle elezioni a tutti i costi, e avrebbe dato un riferimento netto e preciso a tutti quei cittadini disorientati su cosa fare. La vittoria del SI rimette in moto una serie di questioni che se sappiamo raccoglierle ci riporterebbero in pista , quella del No lascia le cose come sono, ridando voce forte ai partiti (anche a quelli che votano SI adesso), e soprattutto a tutti quegli onorevoli parassiti che siedono in parlamento grazie proprio a questa legge che tale rimarrà in caso di caduta del governo. Per questo io voto SI.