Il Sistema Catanzaro e le “sorprese” di Gratteri: si salvi chi può

Catanzaro è la città del sistema, quello della massomafia e della Chiesa traditrice del Vangelo e votata all’affarismo. Lo ripetiamo ormai da tempo ed i riscontri della DDA di Nicola Gratteri hanno confermato quello che non era un nostro dubbio, ma la ragionata certezza di un sistema dalle connotazioni criminali che si fonda sullo scarto.  Quello scarto che è nella normalità delle cose, ma che a Catanzaro ha costruito un modello, in parte autoctono, di democrazia da scarto, il cui giudizio è oggettivamente negativo perché nello scarto si incarna il sistema, quello politico massomafioso con la complicità organica della chiesa inquinata.

Non serve andare molto indietro nella storia per capire che Catanzaro è una città corrotta e massomafiosa nel suo DNA, che si fonda su un sistema dove la politica è trait d’union con ambienti malavitosi, diventando facilitatrice e beneficiaria attraverso il metodo delle “ditte amiche”, un know how esportabile ed esportato come caratteristica specifica ed esclusiva della città in tutti gli ambiti permeabili, come la chiesa dove nelle ultime ore, il potente vescovo Vincenzo Bertolone si è consegnato alla fuga. Sull’albo d’onore della città ci sono le firme di tutti quelli che sono stati protagonisti della narrazione di Catanzaropoli, Multopoli, Gettonopoli, Farmabusiness, Basso Profilo, Operazione Corvo, Coccodrillo e tanti altri scandali emersi ancora parzialmente. Quella classe dirigente che è la saldatura fra politica e criminalità organizzata e che, spostata strategicamente nella seconda fila, continua a recitare il suo ruolo nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria del 3 e 4 ottobre prossimo. La politica a Catanzaro si divide in ‘ndrine, che si fanno la guerra fra di loro per un posizionamento economico ed oggi per fare sedere a Palazzo Campanella, nuovi prodotti elettorali che comunque rispondono ad un codice d’onore, quello scritto ed accettato fra politica corrotta, massoneria e ‘ndrangheta: l’abbraccio mortale ed il futuro della città di Catanzaro. In tutto questo resta sempre attiva la variabile del “fuoco amico” capace di mietere vittime al pari di quelle cadute per l’azione della magistratura.

In questa cornice a poco servono e non hanno valore gli appelli al voto utile, quello della catanzaresità, se poi i presunti beneficiari hanno un pedigree degno della migliore tradizione, quello della bella faccia e dei cadaveri custoditi nell’armadio. Suona semmai come un ordine di scuderia, secondo un codice di massomafiosità tutto catanzarese.

Catanzaro è una città allo sbando che viene nuovamente stuprata per un risultato utile alla massomafia per le prossime elezioni regionali. Si spiega così il rinnovato amore per pezzi di imprenditoria, fino a ieri odiati, che sono ritornati utili agli obiettivi delle ‘ndrine infiltrate nei palinsesti dei partiti e che usano il denaro per comprare il voto e ripulire il palcoscenico da quella polvere che può ancora esplodere, creando ulteriore problema ai comandanti ed ai neo loschi figuri in bella mostra sui “santini” elettorali.

Mentre c’è chi prepara i festeggiamenti con catering annesso accendendo i fuochi delle cucine di Marcellinara, dall’altra parte c’è una città che tenta di resistere con candidature non inquinate che rispondono ai canoni di decenza condivisi da Palazzo di Giustizia. Ma c’è dell’altro…

Si respira in queste ultime ore aria di sorpresa, quel regalo fragoroso che la procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, così si dice, sta preparando ad urne chiuse, quando gli elicotteri torneranno a sorvolare il cielo, colpendo i centri di potere delle ‘ndrine cittadine senza escludere qualche esplosione, non a salve, sui palazzi annessi al Duomo della città di Catanzaro: il sospetto ed il motivo della fuga del prelato di San Biagio Platani e missionario servo dei poveri, il vescovo massomafioso Vincenzo Bertolone

Si parla di relazioni pericolose con scambio di valigette sul litorale della città, che hanno consigliato alla Procura di Catanzaro di anticipare qualche cadeaux. L’indirizzo è sempre lo stesso: Palazzo De Nobili, la sede del comune dove si dice che a beneficiare del presente di Nicola Gratteri, siano stati alcuni assessori in carica, qualche dirigente e qualche consigliere comunale ben strutturato nel governo della città, perché stretto collaboratore del sindaco.

La notizia sembra essere concreta, qualche riscontro lo abbiamo pure incrociato, ma è stata silenziata e gelosamente custodita nei cassetti delle stanze che contano nel palazzo del comune di Catanzaro, per rispondere ad un invito/preghiera fatto ai funzionari della Digos, solo perché potrebbe essere motivo di imbarazzo per alcuni candidati che si ritengono rampanti e che sono collegati ai protagonisti indagati. Non è un motivo di dignità e di immagine, anche perché la politica cittadina ha la faccia cacata già da tempo, tanto che accetta l’ignominia, ma non sopporterebbe di contare anche la sconfitta.

La verità è sospesa per quel vincolo di non intromissione in campagna elettorale, ma non scritto almeno con i cittadini che avrebbero il diritto di conoscere le sfumature criminali che sostengono alcuni candidati. Quei big o presunti tali, che continuano a costruire consenso sull’imbroglio e sull’aggressione famelica al panorama della sanità calabrese.

Un fatto è certo che prima o poi si conosceranno i protagonisti e che, se la notizia dovesse filtrare prima dell’apertura dei seggi elettorali, verrebbe strappato il manuale del neo candidato: quello dell’indagine e mazzetta. La regola perfetta del sistema Catanzaro.