In uscita “Panta rei”, il nuovo lavoro dei Coram Populo

Ogni realtà muta di continuo, come dicevano i greci di Eraclito. Tutto scorre.

Panta rei e non c’è nulla, più della musica e della poesia, che sia capace di testimoniarne ogni volta la verità. Si trattasse di guerra o amore, di preghiere o baccanali, quando c’entrano, dentro, le due muse, imperiture convitate senza barriere, il mutamento si compie.

Fossero viaggi d’andata o ritorno, partenze senza speranza, battaglie vinte o perse, ogni esperienza s’imbarca in un circuito vitale di metamorfosi dei significati e, quindi, del modo stesso d’esser vivi. Perciò scrittori e musicisti sono impegnati, come in un tacito patto tra loro, nella perpetua alimentazione di tale “circuito vitale”.

È “missione” dei compositori aprire le porte d’ingresso a certi “nuovi ambienti”, dove il tempo diventa unico e, l’Arte, pesca dal futuro (tuo, mio, loro, nostro o vostro o planetario) un nuovo senso di ciò che il presente ha capito e non compreso del proprio passato. È un’idea del “tutto scorre”.

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Lo sa Pino Cariati, saggio musicista di lungo corso, che dalla sua Sartano (Cs) scrive da molti lustri le storie delle donne e degli uomini delle nostre terre. Dopo anni di concerti nelle piazze del Sud-Italia, dove Cariati s’è fato conoscere e apprezzare insieme alla band da lui fondata, ha finalmente deciso di trarre una sintesi discografica del suo annoso lavoro, portando il gruppo e, soprattutto, la voce che da sempre lo accompagna, quella di Simona Micieli, nella sala di registrazione di Carmelo Labate.

Così, Panta rei, è il titolo del nuovo album dei Coram Populo, perché la vita non è altro che un continuo e mutevole scorrere di ogni cosa.

Il cd uscirà in questo mese di febbraio grazie anche all’impegno di un “Odisseo” di casa nostra, che s’è fatto carico di ogni spesa. Questi è un imprenditore che ha deciso di restare nell’assoluto anonimato, esercitando quel diritto all’oblio che caratterizza i filantropi puri.

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L’album è il frutto d’una compiuta opera di sapienza artistica, formatasi attraverso la ricerca e la sperimentazione di ritmiche, melodie e testi che affondano le radici nella storia culturale dei nostri popoli.

Senza mai tradire la propria vocazione autorale, i Coram inseriscono nel progetto un’unica “cover”: termine forse inadatto per designare ciò che, in realtà, è l’omaggio a una mastodontica artista siciliana del passato, la cantastorie licatese Rosa Balistreri.

Per il resto, gli undici brani dell’album costituiscono un continuum caleidoscopico di inedite ambientazioni Folk tratte dai narrati di storie d’uomini, scoperte nei canti ancestrali di donne già antiche e pur vissute a cavallo di “due millenni”, nonne di cui vi è tuttora presenza o traccia. Fonti ispiratrici d’un modo semplice d’interpretare la bellezza e l’amore o le sofferte passioni di chi, per esempio, emigrava lasciando la propria terra con pezzi di vita che, forse, mai più riavrà.