Inaugurazione anno giudiziario a Lamezia. Fiorita: “Scelta che suscita dubbi, Catanzaro paga la sua fragilità e marginalità”

Lamezia Terme – “Comprendo le ragioni e le preoccupazioni del presidente della Corte d’Appello, Introcaso, che ha spostato, per il secondo anno consecutivo, nell’aula bunker di Lamezia Terme la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. I motivi di ordine sanitario, legati all’emergenza Covid, non cancellano però i dubbi e le perplessità che tale decisione suscita. I valori simbolici sono molto importanti e superano spesso anche le esigenze contingenti”. È quanto afferma in una nota Nicola Fiorita dell’associazione culturale e politica ‘Cambiavento’.

“Catanzaro subisce un notevole colpo alla sua immagine di ‘capitale’ calabrese della Giustizia, praticamente la sua funzione giurisdizionale più antica e radicata, la sua principale “fabbrica” anche per il notevole indotto che ha sempre creato – prosegue -. Si pensi alla celebrazione a Catanzaro dei più importanti processi italiani degli anni Sessanta e Settanta, come il maxi-processo alle cosche mafiose siciliane (con imputati del calibro di Tommaso Buscetta) e il processo per la strage di piazza Fontana che vide alla sbarra prima l’anarchico Pietro Valpreda e poi i neofascisti Freda e Ventura.

L’asse della Giustizia, complice il Covid e la purtroppo evidente insufficienza logistica del Capoluogo, si è spostato lentamente ma inesorabilmente verso Lamezia Terme, dove si celebra il più importante processo di mafia che si ricordi in Calabria. Non solo la grande aula bunker nell’area ex Sir, ma anche l’archivio distrettuale si sposta nella Città della Piana, con oltre 3.600 metri quadrati messi a disposizione dalla Regione. Non stupisce, quindi, che la cerimonia altamente simbolica dell’inaugurazione dell’anno giudiziario si svolga nella più comoda aula bunker piuttosto che nello storico edificio di piazza Matteotti. Si poteva fare diversamente? La prudenza e il senso di responsabilità del presidente Introcaso rispetto all’emergenza Covid sono inappuntabili. Ma osservo soltanto che le restrizioni anti Covid non impediranno ai Grandi Elettori di svolgere il loro alto compito nell’Aula di Montecitorio.

A nessuno è venuto in mente –  proprio per l’alto valore simbolico dell’elezione del Presidente della Repubblica – di spostare il voto magari al Palalottomatica o all’Auditorium Parco della Musica. Catanzaro paga, anche in questo caso, la sua fragilità e la sua marginalità. Ancora si aspetta l’entrata in funzione della nuova ala del Palazzo di giustizia “Ferlaino” che prevede al suo interno una grande aula della Corte d’Assise, dove probabilmente si sarebbe potuta tenere senza problemi l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ma sono passati più di 12 anni dall’appalto dell’opera, un tempo biblico. Il Capoluogo ha invece bisogno di risposte rapide, di nuovi e grandi spazi, di un nuovo assetto infrastrutturale, altrimenti sarà risucchiato da altre realtà, come la vicina Lamezia Terme, che legittimamente si è aggiudicata funzioni molto importanti come il centro di ricerca “Dulbecco Institute” e gli studios cinematografici della Film Commission. Una lenta parabola che va assolutamente fermata”.