Io sto con Iacchite’. Bavaglio al giornalista: “Destabilizza il sindaco…”

Diffamatore a mezzo stampa? No, almeno non questa volta. Molestatore. Persecutore. O, per dirla con un termine inglese entrato nel vocabolario collettivo degli italiani, stalker.

E’ questa l’opinione del pm Salvatore Di Maio su Gabriele Carchidi, giornalista cosentino e direttore responsabile della testata online Iacchite’.it. Il sito in questione, aperto soltanto da poche settimane, stava diventando il fenomeno editoriale dell’anno sulle rive del Crati e del Busento: migliaia di visite quotidiane, tutte per leggere articoli che più aggressivi non si può contro i poteri forti della città, verbali di pentiti che hanno fatto tremare la politica locale, attacchi a giornalisti rivali ritenuti complici della Procura e della Questura.

Da venerdì pomeriggio, però, il sito è oscurato da un sequestro preventivo. Il motivo? Carchidi e gli altri di Iacchite’ hanno, a parere di Di Maio, bersagliato talmente tanto il sindaco Occhiuto da causare a quest’ultimo «un effetto fortemente destabilizzante del suo equilibrio psicologico» e il Tribunale di Cosenza ha reso il sito inaccessibile ai visitatori prima ancora che il giornalista possa difendersi dalle accuse nelle sedi competenti.

La vicenda parte ad agosto, quando dal profilo Facebook di Carchidi iniziano gli attacchi a Occhiuto e al suo entourage: i toni sono forti, fortissimi; il linguaggio non certo politicamente corretto. E il sindaco fa partire le prime querele (il 6 e il 26 del mese) per quei messaggi che il magistrato reputerà poi «fortemente diffamatori».

Ma lo scontro tra il giornalista e il primo cittadino si inasprisce con l’apertura del nuovo sito. Che è un giornale web vero e proprio, essendo online con tanto di gerenza e indicazioni sul direttore responsabile ben visibili nella home page. Non per la Procura, però, che lo ha bollato come un semplice blog. E come tale ha deciso di oscurarlo per non far aumentare nel sindaco che si sente perseguitato – e che nel frattempo ha sporto altre due querele il 14 e il 18 settembre – «il perdurante e grave stato di ansia e di paura» che è tipico delle vittime di molestie, scongiurando così il rischio che la «miriade di pesantissime affermazioni, talvolta farneticanti» contenute negli articoli rechino ulteriori pregiudizi all’immagine pubblica del primo cittadino «divenuto il bersaglio di un costante e sistematico stillicidio diffamatorio che assume connotati persecutori».

Quello che per alcuni è esercizio – e per altri abuso – del diritto di critica di un giornalista diventa «una violentissima e costante aggressione telematica su due fronti», ossia Facebook e il sito del giornale. E implica «un’adeguata risposta repressiva» perché «si concretizza in un’intrusione nella sfera psichica con conseguente compromissione della tranquillità personale e della libertà morale della vittima». Così Iacchite’ non è più online e a Cosenza è scoppiato il putiferio per una decisione che in molti ritengono liberticida, arrivando a parlare di un vero e proprio regime dittatoriale di Occhiuto. Alcuni degli articoli “incriminati”, tra l’altro, sono corredati da prove documentali che a tutto farebbero pensare meno che alla diffamazione e non risulta che, prima di passare alle querele, il sindaco abbia chiesto il diritto di replica.

Tant’è che sono in tanti a ritenere quello di Occhiuto e della Procura un autogoal degno del mitico Comunardo Niccolai. Adesso la questione si è allargata dal web e dal tribunale fino all’agone politico. Sulla vicenda sono intervenuti in tanti, dall’europarlamentare Laura Ferrara al senatore Molinari, tutti per chiedere la riapertura del sito, con tanto di immancabile hashtag #iostoconiacchite’ a impazzare sulla rete. E, soprattutto, ci sono già nove consiglieri comunali (Sacco, Cipparrone, Paolini, Cesario, Nucci, Perri, Mazzuca, Spataro e Quintieri, gli ultimi due di maggioranza) pronti a protocollare lunedì mattina la richiesta di un’assise urgente per discutere dell’accaduto, dell’esercizio della libertà e dei suoi eventuali limiti. Occhiuto intanto tace, premurandosi soltanto di definire sul suo profilo Facebook «barzellette» quelle sui suoi eventuali stati d’ansia.

E Iacchite’.it resta oscurato e offline, nonostante le Sezioni unite della Cassazione (sentenza 31022/2015) abbiano stabilito che la stampa telematica, al pari di quella tradizionale cartacea, gode delle stesse tutele costituzionali di quest’ultima e non può pertanto essere oggetto di sequestro preventivo se non nei casi espressamente previsti dalla legge.

Camillo Giuliani