Jovanotti: io sono femmina in una carovana di magia (di Guia Soncini)

Dal backstage del JovaBeachParty di Barletta

di Guia Soncini

Fonte: Settimanale F

LORENZO JOVANOTTI E’ UNA FEMMINA

Fu lui a spiegarmi, anni fa, che la popstar è sempre femmina, e guardandolo durante il Jova Beach Party questo dettaglio è evidente. Ha bauli di camicie Dior che sarebbero il sogno d’ogni femmina, si spruzza in gola quel che noialtre ci mettiamo in faccia (acido ialuronico), mangia come un uccellino (come la Mami di Via col vento diceva mangiassero le vere signore), perlopiù bacche e semi. Si guarda poco allo specchio, ma non serve: si piace moltissimo. Quelle che lui chiama “le mie ragazze”, la moglie Francesca e la figlia Teresa, lo prendono in giro per le scarpe con cinque dita che consiglia a tutti: le sue ragazze sono gli uomini di casa, e lui è la femmina con fissazioni incomprensibili per il settore calzaturiero.

UNA CAROVANA CHE SPRIGIONA MAGIA

Il Jova Beach Party è una storia di famiglia, è una storia di celebrità, è una storia di carne giovane, e poi natural­mente è una storia di ego (esiste impresa pop che non lo sia?) – ma, stranamente, l’ego non è la prima cosa che si nota. C’è famiglia ovunque, quando vado a vederlo a Bar­letta, a metà del tour con cui Lorenzo e la sua carovana stanno girando le spiagge italiane, per quell’idea che si era messo in testa prima della pandemia (i primi Jova Beach Party sono del 2019) e che tre anni dopo sembra persino più folle: che la differenza la facciano i corpi. Che stare in costume (cioè praticamente nudi) e in riva al ma­re sia diverso dallo stare in uno stadio, che liberati i corpi si liberi anche l’anima, che in questo caravanserraglio succedano magie che non succederebbero altrove. (Ci sono anche amplificazioni che saltano e pezzi acustici che vanno improvvisati, o maree che rendono inutilizza­bile il secondo palco: essere in balìa degli elementi natu­rali significa probabilità ma anche imprevisti).

Famiglia, dicevo. C’è Francesca, naturalmente: “Amore, mi scegli i vestiti?”, chiede lui, in pigiama di seta che vor­rei rubargli subito, uno tra le centinaia di capi che gli ha disegnato Maria Grazia Chiuri, molti dei quali fanno sali­re la temperatura solo a guardarli, ci sono delle giacche con gli alamari che Lady Oscar sarebbe morta di caldo molto prima della presa della Bastiglia. Lorenzo è molto più femmina di Oscar, e per la moda sacrifica la comodità e la frescura. Francesca sceglie una mussola che Lorenzo indosserà prima che Teresa lo trucchi: va in scena vestito da Achab, ma con in faccia dei segni blu da capo indiano.

UN DISEGNATORE MANCATO

Famiglia. Il sabato di Barletta c’è Gianni Morandi, che mancava da due settimane (c’è quasi sempre, ormai lui e Lorenzo sono una coppia di fatto), racconta che è stato male ed è rimasto a casa da solo e la moglie se n’è andata in vacanza e lui non sapeva farsi da mangiare.
Famiglia. C’è Giuliano Sangiorgi con la moglie e la figlia, e quando qualcuno porta via la bambina perché il papà deve salire sul palco quella piange disperatissima.
Famiglia. C’è Luca Medici, in arte Checco Zalone, che invoca «Giuliano, insegnami: mia figlia mi odia», mentre sua moglie sospira: «Sta sempre e solo appiccicata a me». Non ci sono più i complessi di Elettra di una volta.

Mario Cherubini, racconta Lorenzo, considerava il figlio un talentuosissimo disegnatore, voleva frequentasse la scuola di mosaici del Vaticano, unica al mondo. Quando Lorenzo iniziò ad avere successo come dj, babbo Mario sospirava: «Non capisco perché proprio la musica, che è la cosa che fai peggio». (Il padre di Lorenzo ascoltava Claudio Villa: era quando gli adulti erano adulti, e non inseguivano i consumi cul­turali dei figli). Mentre ridiamo, dico che un ventenne d’oggi considererebbe la frase una mancanza d’appoggio di cui lagnarsi a vita. Lorenzo non si fila la mia obiezione, la lagna è così lontana da lui che non riesce a prenderla in considerazione neanche come ipotesi d’una vita parallela:«Ma lui lo diceva con amore». (Il settore trascurato da Lorenzo è stato quello in cui ha deciso di buttarsi Teresa, che disegna fumetti e altro, e ora sta disegnando un cahier de voyage sul Jova Beach Party). In un retropalco in cui sono tutti famosi è inevitabile che le storie di famiglia diventino storie di celebrità.

La responsabile della comunicazione di Lorenzo è la figlia di Giorgio Gaber, e racconta di quando al liceo chiedeva al padre di scriverle le lunghe riflessioni sui romanzi che pretendeva l’insegnante di italiano. Tutti in classe prendevano quattro, un certo Prinetti prendeva otto, e Dalia Gaberscik prendeva sei e mezzo. Il padre era molto irritato: io sono Giorgio Gaber, non possono darmi sei e mezzo, voglio conoscere il padre di Prinetti.

E poi c’è Checco Zalone che racconta d’essere stato a casa di Gigi D’Alessio, dove da tutte le foto è stata tagliata via Anna Tatangelo: «La caneel culture di Gigi D’Alessio». E c’è Morandi che dice che Al Bano vuole convincerlo a fare una tournée «io, lui, Massimo Ranieri: duecentocinquant’anni in tre».

Morandi tra i vecchi, lo si capisce, non ci vuole stare. Ma neanche Lorenzo: questa cosa dei corpi in spiaggia è una selezione naturale, io che sono anziana m’affatico anche solo all’idea di stare otto ore sotto il sole a sentire musica.

Sbuffo, ma perché ci tieni tanto ad avere il pubblico giovane?, e Lorenzo mi corregge: «Non i giovani: tutti. A me piace Nashville, io voglio il pubblico del country. Con un’idea di mondo, ma tutti». D’altra parte l’adulta mica si mette la maglietta «Sensibile a Lorenzo», o apprezza i video di TikTok che vanno nello schermo gigante durante I love you baby, o le animazioni dei Minions. O forse sì, se è un’adulta dei nostri tempi: molto determinata a non essere adulta. E nel 2022 Lorenzo, pur restando in famiglia, ha cambiato (ringiovanito) musa: dalle canzoni per Francesca (A te è ancora il pezzo che fa più piangere il suo pubblico) a l love you baby, dedicata a Teresa, ed equipaggiata del più moschicida tra i ritornelli recenti di quello che lei chiama «il babbo».

L’AEROBICA DI JANE FONDA

Jova beach party a Roccella Ionica

Il concerto di Lorenzo non è un concerto. Gli dico: tu concerti normali ormai non vuoi farne più. Risponde: «Non voglio proprio fare concerti: voglio fare l’esploratore». Che è un po’ quel che fa già, in questa giornata in cui gente canta, gente mette i dischi, gente fa il bagno, gente si bacia, lui un po’prova e un po’ sale sul palco e presenta cose e poi torna a provare: il sabato, dietro le quinte, Giuliano Sangiorgi strabilia: «Ma come fa?», però poi sul palco lancia via le scarpe e riesce a tenere il ritmo impossibile del padrone di casa; la domenica, alla terza canzone in cui Oasi è l’ultimo disco di Jovanotti e fa parte del Disco del sole, un progetto che raccoglie i brani creati negli ultimi due anni.

Jovanotti lo fa correre e cantare, temo seriamente per le coronarie di Biagio Antonacci, mentre Lorenzo è un sorridente fascio di adrenalina ed entusiasmo.
Questo weekend in spiaggia con uso di ritornelli è già una cosa diversa da un concerto, e non solo perché ogni tanto Lorenzo si mette a rifare il dj come da giovane, e invece di cantare fa ballare la gente mostrando assieme alla band i movimenti dal palco, e sembra un po’ l’aerobica di Jane Fonda. Lorenzo dice, giustamente, che la parola «esperienza» è abusatissima e ormai inascoltabile, ma era quella che aveva in men te quando iniziò a pensare alle spiagge quattr’anni fa, e questa che gira l’Italia in questa balzana estate in effetti è, che il dio delle parole mi perdoni, un’esperienza immersiva, in cui la parte dietro le quinte, sem­pre filmata e condivisa e partecipata, sui social e su RaiPlay, vale quanto quel che va in scena; è una giornata in cui gli amici e le loro famiglie vanno a trovare Lorenzo e i suoi, e ogni tanto accade che partecipino allo spettacolo.

La domenica c’è appunto Biagio Antonacci, che non aveva mai cantato con Gianni Morandi pur essendo stato sposato con sua figlia, Marianna. Lorenzo li mette assieme sul palco a fare C’era un ragazzo, così come la sera prima aveva fatto duettare Checco Zalone e Giuliano Sangiorgi, in quella che aveva presentato come «la disfida di Barletta».
I campanilismi funzionano sempre, che siano piccoli trucchi con cambio di parola («Barletta me l’ha detto che conta solo l’amore», «Affacciati alla finestra Barletta mia») o il giocare sull’essere Sangiorgi del Salento e Zalone invece più di zona. Sangiorgi dice qualcosa in dialetto, e Zalone fa quello irritato: «No, senti, il leccese no». La previsione migliore l’aveva fatta un’amica della famiglia Cherubini, dietro le quinte, una pugliese che conosce i suoi campanili: «Ma tu lo sai cosa succede quando ai baresi fai uscire Zalone? Se portavi Beyoncé non gliene fregava niente, ma Zalone…»

LA BEYONCÉ DI PUGLIA

E in effetti forse il boato per Checco Zalone è superiore a quello per Giuliano Sangiorgi, ma nonostante l’abbondanza di ego in circolazione nessuno s’ingelosisce, né Lorenzo né Giuliano: sono due popstar, quindi due femmine, sedotte dall’uomo che le faccia ridere. Già alle prove (che non erano state mandate in diretta su Instagram, come accade di solito, proprio per tenersi la sorpresa della Beyoncé di Puglia) era iniziata la cerimonia seduttiva del prendersi in giro con amore. «Tu non l’hai mai scritta una canzone così», aveva detto Checco Zalone a Cherubini dopo aver suonato Angela: «Mi ritiro, nessuna canzone mia può stare a pari, da domani faccio il bagnino a Barletta», aveva risposto Lorenzo, ridendo ma forse no. Poco dopo provava con Sangiorgi, che si lanciava in uno dei suoi acuti, e lui allegramente riconosceva la propria inferiorità sui vocalizzi: «Vieni un po’ più su, umiliami, menami».
Quando a duettare erano Zalone e Sangiorgi, il comico sbuffava: «Giuliano lo faccio meglio io di Giuliano».

IL PENSIERO POSITIVO

L’ego è una macchina complessa, e Lorenzo ogni due frasi dice «Hai visto che figata? Queste cose succedono solo qui», e se fosse un altro penserei che è insicuro, che l’opera di cui sta parlando non dev’essere poi un granché e ha bisogno di lodarsi e imbrodarsi. Ma è Jovanotti in gita con la famiglia, ha deciso il percorso ma la moglie deve dirgli che strada fare e la figlia preparargli i panini, e in questa famiglia italiana il padre è quello che l’egolatria la teorizza. Due anni fa, nella prima estate pandemica, quando tutti tentavamo di tenerci su pensando al mondo di prima, gli dissi di smetterla di instagrammare immagini del Jova Beach Party del 2019: non puoi dirti da solo quant’era figo, non è elegante. Mi rispose con la foto d’una pagina di libro. Erano i Pensieri di Leopardi. Vado a ripescare il messaggio, per dirlo con parole sue (sue di Giacomo, e anche di Lorenzo): «Chi vuole innalzarsi, quantunque per virtù vera, dia bando alla modestia. Ancora in questa parte il mondo è simile alle donne: con verecondia e con riserbo da lui non si ottiene nulla». Tra mitomani con manie di grandeur si capiscono. Ci penso mentre Lorenzo contestualizza una delle sue canzoni più famose, Penso positivo, esortando il pubblico a riappropriarsi di una parola che negli ultimi anni è diventata sinonimo di «malato».

Leopardi era troppo sociopatico per organizzare una festa come il Jova Beach Party, ma il pensiero positivo gliel’ha evidentemente insegnato lui, teorico dell’autopromozione, e della vanità femminile ma non solo: «O io m’inganno, o è rara nel nostro secolo quella persona lodata generalmente, le cui lodi non siano cominciate dalla sua propria bocca».