La banda di Sammarco/4: pm, prefetto e Mister Wolf

Mister Wolf: risolvo problemi

Il colonnello Ferace indaga. Ha messo sotto controllo, per ordine del pm Tridico e dell’aggiunto Airoma (guarda caso proprio loro due), alcuni esponenti della criminalità organizzata, che a detta di Occhiuto lo minacciano.

Il sindaco ha già avviato la “ristrutturazione” delle cooperative, osso duro di ogni amministrazione. Deve accontentare gli uomini di Rango che quell’appalto vogliono gestire. Ma a mettergli i bastoni fra le ruote ci sono i vecchi clan, che non ci stanno a mollare una fonte di guadagno sicuro per loro. E tentano una mediazione. Ma Rango è categorico: fuori tutti quelli che non stanno con loro. L’orgoglio malandrino di alcuni è toccato e la reazione non si fa attendere. Iniziano una serie di occupazioni degli uffici comunali, che a detta degli inquirenti sono solo il paravento per nascondere minacce e avvertimenti a chi pensa, nell’amministrazione, di tagliarli fuori.

Ferace e Occhiuto
Ferace e Occhiuto

L’attività investigativa portata avanti dal colonnello raccoglie prove inconfutabili sulle intimidazioni poste in essere da Ivan Trinni e Domenico Plateroti, in danno di alcuni dirigenti e del sindaco. I carabinieri del prussiano li seguono e li registrano in ogni occasione, fino al giorno del loro arresto. Scatta l’operazione, e nel maggio del 2013 vengono ammanettati con l’accusa di concorso in tentata estorsione, falso ideologico in atto pubblico e corruzione, Maurizio Rango, 46 anni, Ivan Trinni, 38 anni e Domenico Plateroti, 54 anni.

Ma Rango, voi direte, non era amico del sindaco? Non era colui il quale aveva concordato con lo stesso la gestione dell’affaire cooperative? E allora, perché lo arrestano?

E’ solo una mossa per coprire l’accordo tra Occhiuto e Rango, studiata da Granieri e compari, per non destare sospetti sull’imparzialità dell’indagine. Infatti Maurizio Rango viene subito scarcerato dal Gip, che non convalida l’arresto e ne chiede addirittura l’archiviazione.

Il pm Tridico
Il pm Tridico

Carmine Vizza, Maurizio Rango, Francesca Bevilacqua e Saverio Perri escono molto presto di scena dall’inchiesta sulle cooperative B del Comune di Cosenza. A deciderlo, su richiesta del procuratore aggiunto Domenico Airoma e del pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, il gip del tribunale di Cosenza Livio Cristofano, che ha archiviato le loro posizioni.

Maurizio è libero. E in galera e a processo, come volevasi dimostrare, andranno solo Ivan e Mimmo. L’operazione, nella prima fase, è riuscita. E scatta la seconda fase che vede protagonisti il prefetto amico di Occhiuto, il dottor Raffaele Cannizzaro prima, e il dottor Tomao dopo, che iniziano scientificamente la tarantella dei certificati antimafia. Su suggerimento di Occhiuto rilasciano il certificato solo a chi dicono loro, tagliando fuori i rivali di Rango, che altro non possono fare, nonostante alcuni di loro avessero anche vinto il ricorso al Tar, che prendere atto della nuova situazione.

Cannizzaro e Occhiuto
Cannizzaro e Occhiuto

Provano ancora ad avvicinare il sindaco per cercare di persuaderlo da questa sua determinazione (che non è la sua ma di Rango) e ci scappa la rissa. Cirò, fido servo sciocco di Occhiuto, si immola per il suo padrone e prende qualche paccaro al posto suo. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Occhiuto chiama subito i suoi amici malavitosi per metterli al corrente dell’accaduto. La risposta è chiara: non ti preoccupare che ci pensiamo noi.

E Daniele chiama Ivan per dirgli che ora ha esagerato e questo suo incapunirsi su questa vicenda e l’aggressione al sindaco, è stato visto come un affronto verso le nuove stelle nascenti del crimine organizzato cittadino. E parte la spedizione. Ivan viene raggiunto nei pressi della sua abitazione, e indotto alla “ragione” a furia di paccari. La registrazione di questa telefonata, che precede l’agguato ad Ivan, è nelle mani di Ferace.

Daniele Lamanna
Daniele Lamanna

Dal tono di Daniele, per come parla di Occhiuto, è chiaro un accordo tra di loro. Le parole di Daniele sono pesanti. Si racconta che durante il pestaggio di Ivan, proprio lui, Daniele, sceso da una moto, prima di “partire” all’attacco insieme a Rango e Adolfo Foggetti, pare abbia detto: te lo avevo detto di lasciare in pace ad Occhiuto.

Insomma, il prussiano si trova tra le mani una telefonata che scotta. Così il colonnello, da sgamato qual è, subito capisce che non può certo mettere agli “atti” quella prova. Che se da un lato prova poco, dall’altro obbliga il pm ad approfondire. E diciamoci la verità, provoca anche un certo imbarazzo. Vi immaginate al processo contro Ivan e Mimmo se il pm avesse fatto ascoltare questa telefonata… Ne sarebbe conseguita, oltre alla vergogna, quantomeno una “discussione” cittadina sul suo mancato approfondimento.

Dopo averla ascoltata, il prussiano, informa subito il suo amico Occhiuto. Un modo come un altro per ringraziarlo del bel regalo ricevuto con la rassegna teatrale, ed un cartellone del teatro Rendano nuovo di zecca, sempre curato dalla nuova direttrice Isabel Russinova. Che, a come pare, nel mentre, ha fatto carriera.

Isabel Russinova
Isabel Russinova

Occhiuto ringrazia e il colonnello ‘mbosca (nasconde). Sempre con l’avallo dei pm. Quello che non sanno, però, il colonnello e Occhiuto, è che su alcuni di questi soggetti si era concentrata l’attenzione dell’antimafia. Ed è altamente probabile che la stessa registrazione, oltre ai pm cosentini, e al colonnello, sia anche in possesso della DDA. Che da tempo ha attenzionato Lamanna, Rango e Foggetti. Una attenzione che trova conferme subito dopo l’arresto di Vincenzo ed Ernesto Foggetti, nell’agosto 2014, che immediatamente decidono di cantare. Infatti dopo qualche mese scatta la nuova operazione contro il clan Rango/zingari e finiscono tutti in cella.

E qui, succede quello che Daniele e compari non si aspettavano: Adolfo si pente. E racconta tutto. Dall’omicidio di Luca Bruni fino agli intrallazzi tra i politici e il clan. Questa notizia getta il panico in Comune, perché Occhiuto sa che se canta Foggetti sono guai. Ma non è solo lui a tremare.

Mister Wolf in Pulp Fiction
Mister Wolf in Pulp Fiction

Il sindaco capisce che bisogna correre ai ripari e contatta mister Wolf (Tarantino docet) Sammarco, uno abituato a risolvere problemi procurati dai pentiti. Nonché il suo mediatore con il clan di Rango al ballottaggio. Ed insieme al colonnello Ferace illustrano la situazione a mister Wolf Sammarco, compresa quella relativa alla telefonata che incastra il sindaco, dove Daniele, a sua insaputa, “confessa” l’accordo con il sindaco.

Anche i pm cosentini, che eventualmente hanno nascosto questa telefonata, non sono tranquilli. Ora c’è di mezzo l’antimafia, che non sono certo i pm che abbiamo a Cosenza. La cosa è seria e pericolosa. Il rischio è quello che venga alla luce un sistema fatto di corruzione, favori, svolto da uomini dello stato e delle istituzioni. I tre, Occhiuto, Ferace e Sammarco, ci sono dentro fino al collo. Ed insieme cercano una via d’uscita. Così mister Wolf Sammarco, con l’ausilio di un suo collega e di un pm della procura di Cosenza, viene in possesso dei verbali secretati dei pentiti ed inizia il suo lavoro di sabotatore.

(4 – Fine)

GdD