La Calabria e l’Onorata Sanità: il clamoroso caso di Villa Anya e la complicità delle banche

Senza memoria non può esistere futuro. E allora, se vogliamo davvero capire quali sono i mali della sanità in Calabria è più che mai opportuno fare un salto nel passato, alla genesi del commissariamento, per farci un’idea della situazione e per arrivare alla fin troppo facile conclusione che, nella sostanza, ben poco è cambiato. Nonostante nel ruolo di commissari si siano alternati generali dei carabinieri, burocrati, boiardi di stato e ora anche il parassita presidente della Regione eletto con tutti i voti della borghesia mafiosa. 

Quella che vi proponiamo in una serie di pubblicazioni è la parte dedicata a “Sanità e corruzione” della relazione della #Commissione #Parlamentare #Antimafia del 2008, quando era presidente Francesco Forgione. L’ultimo vero presidente della Commissione Antimafia, che poi è stata affidata a soggetti del tutto inaffidabili come Rosy Bindi (arrassusia) e Nicola Morra (Diocenescansi). 

PRIMA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/sanita-buco-nero-della-calabria-la-genesi-il-caso-crea-centrodestra-e-centrosinistra-nessuna-differenza/

SECONDA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/calabria-e-massomafia-locri-2006-il-sistema-perverso-per-arricchire-i-boss-della-sanita-privata/)

TERZA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/sanita-buco-nero-della-calabria-locri-convenzioni-e-appalti-nelle-mani-della-massomafia-decine-di-milioni-direttamente-ai-boss/)

QUARTA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/sanita-massomafiosa-tutti-i-dipendenti-della-ndrangheta-nellasl-di-locri-quando-la-realta-supera-anche-la-fantasia/)

5. Villa Anya. L’Onorata Sanità

Villa Anya è una clinica privata nella disponibilità di Domenico Crea, anche se la proprietà della stessa, secondo il GIP di Reggio Calabria, è stata attribuita “fittiziamente” alla moglie e ai figli, “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale”. Per questa clinica l’onorevole Crea ha fatto di tutto. Innanzitutto, per dargli vita, ha investito grandi quantità di soldi. Secondo la Guardia di finanza risulta un “versamento da parte del Crea in data 15/11/2001 di denaro in contante sul conto intestato ai genitori dello stesso presso la filiale del Banco di Napoli di Melito Porto Salvo di una somma pari a complessive £. 1.195.000.000 (un miliardo e centonovantacinque milioni)”. A distanza di un mese i soldi transitarono direttamente sul conto che era nella disponibilità sua e della moglie. E’ una somma notevole, ancor più se versata in contanti.

Da dove arrivano i soldi all’onorevole Crea? In quanto tempo e come li ha guadagnati? Interrogato dai magistrati spiega che erano un regalo di parte paterna e aggiunge che “il padre non ha mai intrattenuto rapporti bancari e postali e pertanto ha sempre conservato il denaro contante in casa dentro il materasso”. Crea lo dice non in una cena conviviale tra amici ma di fronte ai magistrati che lo indagavano “per associazione per delinquere, truffa aggravata, corruzione e peculato”. Si può immaginare lo stupore di quei magistrati, ma soprattutto – se le parole di Crea fossero vere – si può immaginare l’ansia dei genitori, le accortezze prese per non lasciare incustodito quel tesoro, per evitare che ladri d’ogni risma potessero inavvertitamente trafugare tutto quel denaro in contanti. Le affermazioni di Crea appaiono “grottesche” agli stessi magistrati. Sono ritenute inverosimili e piene di contraddizioni.

Scrive il GIP di Reggio Calabria: “Le modalità di versamento non risultano chiare né risulta chiaro chi ha portato i soldi in banca”. L’impiegato della banca Micalizzi infatti dichiara che il denaro fu portato in banca dal direttore Dott. Postilotti unitamente al Dott. Crea Domenico che giunsero ‘con due borse contenenti il denaro’. L’impiegato Liserra dice che Domenico Crea ‘è solito effettuare le proprie operazioni bancarie riservatamente nell’ufficio di direzione’. La madre dell’indagato sig.ra Annunziata Marrari afferma che: “un giorno del mese di dicembre ‘accompagnata da mia figlia Filomena Crea, mi recai al Banco di Napoli con i soldi contenuti in due borse. Mio figlio Domenico Crea non era presente”. La sorella dell’indagato Filomena Crea dichiara ‘quel giorno ho accompagnato mia madre all’ingresso del Banco di Napoli, quindi lei è entrata ed io sono rimasta in macchina’. Infine il Direttore Postilotti ha dichiarato al P.M. che “il 15 novembre 2001 accompagnato dall’on. Domenico Crea e da un altro signore a me sconosciuto, mi sono recato a casa dei genitori del Crea ed ivi constata la presenza della sorella del Domenico Crea ho espletato le formalità relative all’apertura del conto…. La signora Annunziata Marrari ha aperto un armadio che si trovava nella camera da letto prelevando due borse contenenti il denaro che intendevano versare”.

A ciò si aggiunga che la madre dell’indagato sig.ra Annunziata Marrari mostra di non sapere che l’intera somma è stata trasferita sul conto del figlio Domenico Crea. Infatti, la signora Marrari, in data 15 e 16 luglio 2002 dichiara che: “i soldi si trovano nella mia disponibilità tranne un’esigua parte prelevata da mio figlio Domenico Crea a mezzo di assegno bancario”. Tali dichiarazioni quindi vengono a distanza di molti mesi (circa otto) dal versamento dell’assegno di lire 1.195.000.000 sul conto dell’indagato Domenico Crea (versamento avvenuto l’11 dicembre 2001) e la formale proprietaria di quel denaro è all’oscuro di tale non irrilevante circostanza.

Ma, al di là della modalità con cui è stato aperto il conto, ci sono alcune circostanze che non convincono i giudici reggini i quali sono persuasi che non può “ritenersi credibile che tale ingente mole di denaro fosse conservata ‘in casa dentro il materasso’ per come dichiarato dall’indagato Domenico Crea per i seguenti motivi: 1) i genitori del Crea avrebbero irragionevolmente rinunciato a rendere fruttifero il denaro contante con conseguente perdita del potere di acquisto per effetto della svalutazione monetaria; 2) la vendita degli appezzamenti di terreni risalgono anche agli anni’60 e pertanto non è verosimile che i genitori del Crea abbiano conservato in casa banconote ormai non aventi più corso legale per oltre quarant’anni; 3) il 15 novembre sono state depositate al Banco di Napoli un’inusitata massa di banconote dal taglio di 500 mila lire e tali banconote hanno avuto corso legale soltanto a partire dal settembre 1997. Ebbene i genitori del Crea non hanno venduto alcun bergamotto dopo l’anno 1997 pertanto il possesso di quelle banconote non può collegarsi a quella vendita; 4) l’ingente somma di denaro è confluita tutta nella disponibilità dell’indagato Domenico Crea con completa obliterazione quindi delle ragioni ereditarie della sorella Filomena Crea. Infatti se il denaro era effettivamente di proprietà dei genitori del Crea non doveva essere diviso in parti uguali dagli eredi? 5) Nella conversazione telefonica dell’11 luglio 2002 intercettata il commercialista del Crea riferisce al difensore del Crea che i versamenti di denaro contante li ha fatti proprio Domenico Crea”.

Nulla si sa del comportamento della banca in questione. Probabilmente è stato lo stesso della quasi totalità delle banche del Sud e del Paese: non vedono, non sentono, non denunciano le operazioni sospette. Impedendo così, attraverso comportamenti omertosi, l’affermarsi di meccanismi di trasparenza della finanza e dell’economia. Quando la magistratura reggina, con l’operazione che efficacemente è stata definita “Onorata sanità”, si è occupata del modo in cui era gestita e di come erano stati procurati i finanziamenti e gli accreditamenti presso la Regione Calabria, è venuto fuori un quadro di estremo degrado ed allarme non solo per lo stato della sanità, ma anche per l’intreccio tra ‘ndrangheta e politica, tra cosche e rappresentanti istituzionali di un certo rilievo, come il coinvolgimento del consigliere regionale Domenico Crea.