La coda del Drago (di Marco Travaglio)

La coda del Drago

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – La notizia è semplice: Grillo confida a vari parlamentari, a Fico, a Conte e a De Masi che Draghi gli ha chiesto di far fuori Conte “leader inadeguato” e poi di lasciarlo solo seguendo Di Maio. Siccome c’è chi non può credere che il premier – e non uno qualunque: il Migliore – traffichi ribaltoni e scissioni nel primo partito del suo governo, Grillo mostra gli screenshot dei messaggi, ma li fa leggere perché le cose più gravi sono state dette a voce. Conte, fin troppo signore, tace. I deputati mormorano e martedì la voce giunge all’orecchio di molti cronisti, che la censurano. Tranne la Stampa, che la pubblica tra mille distinguo, e il Fatto, che intervista De Masi. E lo trova così furioso per le condotte di Draghi e di Grillo da sentirsi obbligato a denunciarle, ora che Beppe ne ha parlato ai suoi. Le edizioni online dei due quotidiani escono a mezzanotte di martedì. Ed è allora che Palazzo Chigi apprende la notizia. Se fosse falsa (ma non si vede come potrebbe), Draghi la smentirebbe di prima mattina a Madrid, per evitare che lo scandalo monti e interferisca col vertice Nato. Invece tace, mentre Conte si dice “sconcertato per la grave interferenza”.

Dichiarazioni e tensioni si rincorrono e si alimentano per l’intera mattina e metà pomeriggio. Poco prima dell’incontro stampa di Draghi, Conte lo richiama: Draghi prova a negare, Conte risponde che si fida dei racconti fatti da Grillo a lui e agli altri. Alle 15.50 Draghi, davanti ai cronisti, perde un’altra occasione per smentire: “Ho parlato con Conte poco fa, abbiamo cominciato a chiarirci, ci risentiamo domani per vederci presto. Il governo non rischia”. Lo scandalo tracima. Alle 19 Conte va da Mattarella. Alle 20.21 anonime “fonti di Palazzo Chigi” dicono ciò che per 20 ore avrebbe potuto dire il premier mettendoci la faccia: “Mai chiesto a Grillo di rimuovere Conte”. Draghi lo ribadisce ieri in conferenza stampa, dopo che i giornaloni hanno occultato la notizia e ribaltato il rapporto aggressore-aggredito (Rep: “Assedio al governo”; Corriere: “Governo: tensione alle stelle”; Stampa: “Lite Conte-Draghi”). Poi precisa: “Non ho sentito Grillo”. Ma come: il tuo amico Beppe ti attribuisce frasi gravissime e per giunta false, e tu che lo chiami ogni due per tre non gli chiedi perché ha scatenato quel putiferio inventandosi tutto? “Mi pare – aggiunge – che Grillo abbia smentito” (invece non ha smentito un bel nulla: si è solo detto “strumentalizzato”). Chiede di vedere i messaggi a Grillo, che dovrebbe conoscere avendoli inviati lui, e che non cancellano i plurimi racconti di Grillo. Ma non risponde alla domanda del Fatto: “Lei nega di aver parlato male di Conte a Grillo?”. E non si capisce se sia più lungo il naso o la coda di paglia.