La Nazionale al bivio Mondiale, è Berardi la risorsa in più (di Enrico Currò)

di Enrico Currò

Fonte: Repubblica

FIRENZE – Da Wembley a oggi la legge del contrappasso sembra essersi divertita a smantellare le certezze del calcio italiano, ridotto ai minimi termini nelle coppe europee e appeso all’incognita dei playoff per non perdere il secondo Mondiale consecutivo. L’esito della prova dipende da numerose variabili, la più importante delle quali potrebbe essere la condizione atletica e psicologica degli azzurri. E a Coverciano va in scena il ribaltamento un po’ beffardo: i più in forma e i più su di morale – nell’Italia campione d’Europa che per restare aggrappata al viaggio in Qatar non ha alternative a due vittorie, prima contro la Macedonia del nord a Palermo e poi in trasferta contro la vincente di Portogallo-Turchia – sono quelli che poco più di otto mesi fa all’Europeo erano riserve oppure non c’erano proprio. Perché alcuni cardini di quella squadra trascinante – Chiesa, Spinazzola, Di Lorenzo – ora sono assenti per infortunio. Perché altri – Bonucci, Chiellini – non sanno ancora se e come potranno scendere in campo. E perché altri ancora – Donnarumma, Verratti, Barella, Insigne – non attraversano per ragioni diverse il loro migliore momento.

Jorginho e Immobile, prova da leader

Ovviamente lo status quo non modifica le gerarchie. Per i 33 convocatii parte la corsa al posto tra i 23, ma i 10 che rischiano il taglio, salvo sorprese o imprevisti fisici, sono appunto i giocatori che partono più indietro rispetto allo zoccolo duro. Nel quale il ruolo di trascinatori tocca soprattutto ai due più censurati dalla critica: Immobile, perennemente in discussione quando indossa la maglia della Nazionale, Jorginho per i due rigori fatali sbagliati con la Svizzera. Il compito di sparigliare tecnicamente e tatticamente le partite dei playoff ricade invece sulle spalle dei due titolari aggiunti dell’Europeo: Berardi, talvolta in ballottaggio con Chiesa ma adesso indispensabile anche alla luce del suo eccellente campionato col Sassuolo, ed Emerson, che l’estate scorsa attutì il contraccolpo dell’infortunio di Spinazzola nei quarti di finale. Il gioco della Nazionale, memorizzato con successo dagli interpreti, si fonda parecchio sull’efficacia della spinta sulle fasce: Berardi a destra ed Emerson a sinistra diventano dunque particolarmente preziosi.

Berardi ed Emerson, lo sprint dalle fasce

Per Berardi, reduce dalla doppietta allo Spezia, parlano chiaro le cifre. Ha appena toccato la quota fatidica dei 100 gol in serie A e in questa stagione ne ha firmati 14, mettendo lo zampino in altre 10 reti del Sassuolo: sa essere esecutore e ispiratore di tutte le azioni offensive. Emerson non può dirsi determinante allo stesso livello, nel Lione (nell’ultima partita di Ligue 1 col Reims è rimasto in panchina), però la sua è stata finora una discreta stagione e il suo rendimento in Nazionale, dove il terzino sinistro è di fatto un’ala deputata all’assist e alla fuga continua verso il fondo, racconta di un giocatore affidabile e generalmente capace di non lasciarsi sopraffare dalla pressione.

Le incognite: Bonucci, Chiellini, Donnarumma e Insigne

La radiografia degli altri titolari di Mancini non restituisce lo stesso risultato: il più in forma era il terzino del Napoli Di Lorenzo, messo fuori causa con l’Udinese dal tipico imprevisto dell’ultima ora. Donnarumma, al Psg, vive con disagio l’alternanza in porta col compagno-rivale Navas e arriva a questi playoff col peso dell’errore in Champions League contro il Real Madrid, al quale non ha posto rimedio nell’ultima giornata di campionato: 0-3 in casa del Monaco e un rigore beffa incassato. Dei delicati polpacci di Bonucci e Chiellini è nota l’anamnesi: difficilmente la coppia juventina, alla quale non è più lecito associare il classico aggettivo inossidabile, potrà essere schierata a Palermo e di Bonucci è al momento in dubbio anche la presenza nell’eventuale spareggio in Portogallo o in Turchia. Verratti risulta sempre tra i migliori del Psg, però arriva in Nazionale dopo l’ennesima delusione in Champions, il torneo che rimane la ragione sociale del club e dei suoi investitori qatarioti. Barella ha un insolito rendimento altalenante, confermato con la Fiorentina: di sicuro non lo hanno confortato le ripetute frenate dell’Inter, né l’uscita di scena dalla Champions. Insigne, con l’Udinese, è rimasto ai margini del gioco, senza incidere: sa di giocarsi l’ultima vera grande occasione in Nazionale prima del trasferimento in Canada, ma non arriva certo all’appuntamento col morale alto. Florenzi, in teoria il candidato numero uno alla sostituzione di Di Lorenzo, è stato sempre all’altezza, quando Pioli lo ha chiamato in causa, e da eclettico si è disimpegnato bene sia a destra sia a sinistra in difesa sia a centrocampo. Nel Milan, però, non è un titolare, essendo posposto nelle gerarchie interne a Calabria, la cui mancata convocazione ha suscitato stupore a Milanello.

L’euforia di Pellegrini, l’esame per Zaniolo

La risorsa più preziosa resta perciò la suddetta ansia di riscatto in Nazionale di Immobile e  Jorginho, oltre a quella di Donnarumma e Verratti per le disavventure parigine. Il centravanti è stato tra i meno arrendevoli della Lazio, uscita a pezzi dal derby con la Roma, e ha mantenuto una media gol confortante. Il regista del Chelsea è in apparenza tra i più imperturbabili, di fronte alla crisi del club per le sanzioni contro il proprietario russo Abramovich: sforna assist di classe, anche in Champions, e Tuchel gli ha risparmiato le fatiche dell’ultima di Premier League, strizzando l’occhio a Mancini. Il resto del borsino dei 33 convocati è una lista in chiaroscuro. I più contenti sono certamente i romanisti, reduci dal derby. Lo è a pieno titolo Lorenzo Pellegrini, autore di un magnifico gol alla Lazio. Di fatto può essere considerato il vero terzo titolare aggiunto della Nazionale: sarebbe andato all’Europeo, se non si fosse infortunato, e Mancini lo ha spesso utilizzato anche come vice Insigne. Cristante, a sua volta reduce da un buon derby, è tra le riserve del centrocampo più utilizzate da Mancini, che ne apprezza la duttilità e il senso tattico. Gianluca Mancini, in ballo fino all’ultimo per fare parte della rosa dell’Europeo, non rientra a Coverciano dalla porta di servizio. Fa parziale eccezione Zaniolo, che nel derby è rimasto in panchina, ma che per caratteristiche tecniche e fantasia è potenzialmente tra i jolly più utili alla causa nei play-off: molto dipenderà dalle sue condizioni di forma, da monitorare a Coverciano.

Allarme Acerbi-Luiz Felipe, spera Gianluca Mancini

In effetti a decidere la formazione, come si è potuto evincere dall’esclusione di Bernardeschi dall’elenco dei convocati, sarà anche necessariamente la verifica durante gli allenamenti. In difesa l’interista Bastoni è candidato a una maglia contro la Macedonia del nord, anche se quella con la Fiorentina non è stata tra le sue partite più scintillanti. Assai peggio è andata ai due laziali che potrebbero eventualmente contendersi la maglia di Bonucci. Acerbi e Luiz Felipe sono stati coinvolti nelle topiche di squadra del derby e per l’oriundo, cooptato per la prima volta dal ct soprattutto per le doti tecniche di vice Bonucci da regista difensivo, non è questa la presentazione ideale. Può nascere un altro derby col romanista Gianluca Mancini. Sta andando meglio a Biraghi con la Fiorentina, malgrado l’ultima a San Siro, da ex interista, sia stata un’esibizione un po’ anonima. De Sciglio si è guadagnato la chiamata dopo il guaio di Di Lorenzo e quello precedente dell’atalantino Toloi: hanno giocato a suo favore l’eclettismo – sa muoversi indifferentemente da terzino destro e sinistro e sa fare anche il centrale della linea a tre – e il rendimento costante nella Juventus, anche se non è un titolare fisso.

L’assalto di Scamacca e Raspadori

L’altro juventino Locatelli, eccellente all’Europeo durante il rodaggio iniziale di Verratti e poi come valida alternativa a centrocampo, è un’incognita suo malgrado: colpa del Covid, che lo rende accigliato e che aggiunge pensieri per Mancini. Se invece nei prossimi giorni la serenità può diventare il valore più importante per affrontare il bivio della Nazionale, non c’è dubbio che il quartetto più tranquillo sia quello composto dal milanista Tonali e dai tre del Sassuolo. Preservato da Pioli contro il Cagliari perché appena recuperato dalla febbre, Tonali è il giovane centrocampista che ha fatto più progressi, fino a inserirsi tra le alternative al trio titolare dell’Italia: lo aiutano l’aria da scudetto, che si respira a Milanello, e l’utile apprendistato in Champions. Quanto a Berardi e ai suoi fratelli dell’attacco del Sassuolo Scamacca (13 gol) e Raspadori (5, più 5 provocati), il momento può rasentare l’euforia. La provincia e il suo laboratorio per definizione sono oggi la più grande consolazione della Nazionale. Scamacca e Raspadori provano a contendere un posto tra i 23 per Palermo a Belotti, che tuttavia ha recuperato al Torino il suo ruolo centrale, da un mese gioca di nuovo stabilmente dopo la guarigione dai ripetuti guai fisici e a Coverciano ha sempre avuto un ruolo importante, sul campo e nello spogliatoio.

Joao Pedro ci prova

Tra le posizioni a margine, ma non troppo, c’è quella di Sensi, che è passato alla Sampdoria a gennaio proprio per trovare più spazio rispetto a quello che aveva nell’Inter. Dopo avere ricevuto la notizia della convocazione – lui che per infortunio aveva saltato l’Europeo e che per Mancini è il più vicino alle caratteristiche da regista di Jorginho. Pessina era entrato in extremis tra i 26 dell’Europeo, dove si era poi rivelato preziosissimo anche sotto porta. Nell’Atalanta, a dispetto di qualche pausa dovuta anche all’infortunio dello scorso autunno, la favola è continuata, né può fare testo l’appannamento contro il Bologna. Chiudono l’elenco Joao Pedro e i portieri. L’oriundo del Cagliari, preferito a Balotelli, si è paradossalmente inceppato come goleador proprio quando il suo club ha cominciato a scalare la classifica, ma il paradosso è relativo: Mazzarri gli ha chiesto spesso l’arretramento tattico e più sacrificio in copertura, cosa che Mancini ha apprezzato. Il ct ha annotato anche le belle parate del suo compagno di squadra Cragno, come del resto quelle di Sirigu, che ha collaborato al record del Genoa: due soli gol subiti nelle ultime 8 partite di campionato. Gollini non si è potuto mettere in mostra nel Tottenham, dove il titolare è un campione del mondo, il francese Lloris. Ma la Nazionale, in queste ore, diventa il club dei 33 convocati e la gara per un posto a Palermo scatta subito col duello tra gli esterni che hanno battuto la concorrenza di Grifo, protagonista in Bundesliga col Friburgo: il laziale Zaccagni che non ha vissuto per squalifica la batosta del derby, e l’ala del Napoli Politano, non sempre tra gli undici di partenza di Spalletti, ma autore di un gol col Barcellona in Europa League che non è sfuggito a Mancini. Sfuggire al taglio e meritarsi un posto tra i 23 con la Macedonia del nord: la corsa degli azzurri nei play-off comincia così.