La saga de iGreco: la chiarenza, Filomena e Saverio arrestati per la clinica e la “bancarotta politica” neutralizzata da Renzi

La sindaca di Cariati e tutti i suoi fratelli con il re dei lecchini Bruno Vespa

Che non sia più la politica a comandare la nostra società, nel senso costituzionale, democratico e filosofico del termine, è cosa oramai risaputa.
I politici che tali non sono, oggi dipendono completamente dai potentati economici/imprenditoriali che li sostengono, li foraggiano e da cui traggono vantaggi in termini elettorali. I ruoli si sono invertiti.

Non è più la politica a determinare scelte, necessità e servizi per il territorio in base alle necessità dei cittadini, ma bensì tutto si orienta sui “bisogni” degli imprenditori di riferimento, che da noi, spesso e volentieri, si trasformano in prenditori o predatori della cosa pubblica.
Il politico locale non si fa certo scrupolo di questo e spesso non ha remore ad accodarsi a questo o quell’imprenditore, solo in base alla sua potenza economica.
A Cosenza gli equilibri economici ed imprenditoriali sono mutati da tempo. Vecchi baroni, saccheggiatori conclamati delle risorse comuni, sono stati scalzati da rampanti, quanto voraci, nuovi imprenditori.

Da tempo si è affacciato sulla scena cittadina il gruppo iGreco. Famoso per le sue produzioni vitivinicole ed olearie. Un gruppo la cui origine economica rimane sconosciuta. Non si capisce bene da dove provenga la loro ricchezza. E come è stata possibile una scalata così repentina all’economia cittadina.

Abbiamo scritto più volte della rapida e irresistibile scalata al potere della famiglia Greco di Terravecchia (ché a Cariati giustamente s’incazzano se si dice che sono cariatesi). Le coordinate di questa ascesa sono poche ma essenziali: prima il successo della produzione di olio e vino e l’accumulo di tanti terreni sotto l’egida del capofamiglia Tommaso.
Poi, dal 2001 a seguire, una serie di vicissitudini. Tommaso morto ammazzato a colpi di lupara, qualche anno di inevitabile smarrimento e poi l’arrembaggio della sua famiglia alle postazioni maggiori della politica che conta. Una famiglia che può contare addirittura su 7 figli, che, capeggiati da Saverio, Giancarlo e Filomena, sanno certamente il fatto loro e possono contare su rapporti collaudati. E forse anche sul placet di qualche importante “locale” di ‘ndrangheta.

Mario Pirillo

Anzitutto, si parla di 32 milioni ricevuti dall’allora assessore regionale all’Agricoltura Mario Pirillo, una circostanza sulla quale aveva lavorato alacremente la Guardia di Finanza. Che avrebbe anche individuato le società “scatole cinesi” con le quali sarebbe stata perfezionata l’operazione.

Quindi l’intervento di un altro Tommaso Greco, sempre parente della schiatta, per anni potentissimo ras dell’esattoria (ricordate l’Etr?) e della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania ma anche comproprietario della clinica Madonna della Catena, da cui viene liquidato con oltre 9 milioni di euro qualche anno dopo la morte del suo omonimo parente.

Con tutti quei soldi in tasca, dunque, c’è il “tesoretto” necessario per arrivare dove si deve arrivare. E così, dal 2013 in poi, la famiglia Greco diventa iGreco ed entra ufficialmente nel business della sanità acquisendo cliniche come se piovesse. Madonna della Catena, Madonnina e Sacro Cuore diventano pedine dell’impero iGreco nel giro di pochi mesi. Così come la Rsa di Caloveto. Oltre all’Hotel Executive (oggi Ariha), rilevato quasi a costo zero. E al quotidiano La Provincia (oggi miseramente chiuso), acquisito in combutta con Ivan Greco (socio di don Pierino Citrigno) e sua moglie Simona Gallo.

E come è costume della nostra politica, iGreco non hanno trovato nessuna difficoltà ad essere accolti. A farsi garante per loro, in un primo passaggio, è Ferdinando Aiello, cugino del “famiglione” per via della moglie, che subito li presenta al suo socio politico, Ernesto Carbone. Che a sua volta li presenta alla Boschi. Sì, insomma, la fidanzata di Renzi.
Carbone dice ad Elena, che poi riferisce a Renzi, che iGreco sono il grimaldello per scardinare tutta la fetenzia politica che gravità nella sanità pubblica e privata, a Cosenza.
Li presenta come imprenditori seri che oltre a poter influenzare la politica cittadina, possono anche dare una mano economicamente al partito. Possono sponsorizzare qualunque cosa. Infatti, il gruppo iGreco da tempo compra (si fa per dire) tutto ciò che si può comprare nell’ambito della sanità privata locale. Se c’è una struttura che sta per fallire, di qualsiasi natura, arrivano subito loro, e comprano.
Dove si presenta un affare ci sono loro: oltre alle cliniche, terreni, giornali, strutture, attività commerciali, e tutto ciò che fa guagna. Acquistano tutto e sempre a “strozzo”. Quando non è lo stesso tribunale ad affidare loro beni e attività commerciali a gratis.

La politica del gruppo è sempre stata una: siamo amici con tutti ma di più con quelli che ci favoriscono. IGreco, poi, si costruiscono anche una importante credibilità pagando puntualmente e creando un ottimo rapporto con tutta quella massa di lavoratori che hanno assorbito dai fallimenti delle strutture che hanno rilevato: un esercito di migliaia di persone e di famiglie.

La famiglia iGreco insieme a Ernesto Carbone, Ferdinando Aiello e Brunello Censore

L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di farsi finanziare dalla Regione un progetto di polo sanitario privato, una sorta di “Ospedali Privati Riuniti” da 15 milioni di euro di accreditamenti all’anno.
Gli sponsor politici? Praticamente tutti: oltre ai renziani calabresi, capitanati da Ernesto Carbone e Ferdinando Aiello, al resto del Pd (nonostante l’animosità di Oliverio, che, come tutti sanno, non conta nulla) con Madame Fifì in prima linea, dalla famiglia Gentile a quella Occhiuto per finire al sindaco di Rende Manna, che si è (ri)messo a disposizione per i terreni da assegnare. Tutti rigorosamente dalla loro parte. Nessuno escluso.
Questa alleanza l’abbiamo definita la filiera della chiarenza, prendendo spunto dalla produzione vinicola de iGreco. E questa fotografia che pubblichiamo, scattata nel quartier generale degli imprenditori a Cariati, nella quale, oltre a Ernesto Carbone e a Ferdinando Aiello, c’è anche il buon Brunello Censore, sintetizza fedelmente il fortissimo legame tra iGreco e la politica. E si materializza – dicono i maligni ma anche… i numeri – con pacchiani e grossolani aumenti dei budget per le loro cliniche.

IGreco puntano Cosenza, via Popilia, dove sperano di prevalere rispetto al progetto del nuovo ospedale dell’Annunziata. Ma capiscono subito che è dura. Purtroppo per loro, politici mangioni e gruppo iGreco, le cose si sono complicate perché gli altri corrotti, Tonino Gentile il Cinghiale, da sempre mani in pasta nella sanità, in perfetto accordo con Palla Palla e Madame Fifì, non ci stanno a lasciare tutto in mano ai nuovi padroni.

Questo limbo, o ansiosa attesa, ha scombussolato i loro piani. Ci hanno provato con il sindaco di Rende Manna, usandolo come spauracchio nei confronti del Pd cosentino. Come a dire: se non vi mettete d’accordo, a Cosenza, l’ospedale lo facciamo a Rende. Ma all’inizio Manna altri non era che un pupazzo in mano al Cinghiale e la dimostrazione lampante arrivò dagli ostacoli che impedirono a iGreco di passare a Rende nonostante l’appoggio finto del quaquaraquà. Presentarono addirittura il progetto in consiglio comunale ma il voto favorevole non arrivò. Anche perché Oliverio da tempo osteggiava il progetto iGreco, e da “altruista” (ovviamente in senso ironico…) qual è, diceva che l’ospedale a Cosenza deve essere pubblico. E ha trovato in Tonino Gentile e nella magara ottimi alleati. Oggi il progetto è ritornato all’ordine del giorno ma non è affatto detto che si realizzi. Tutt’altro…

Il gruppo iGreco allora ripiega su un’altra operazione e nasce così il mercato o se preferite il casino dei 53 posti letto prima assegnati dall’ASP di Cosenza e poi revocati per l’equivoco con la Rsa di Caloveto, che non è di loro proprietà. Una questione che diventa un vero e proprio caso politico senza nessuna esclusione di colpi. E con lavoratori che vengono usati come clave da parte dei cariatesi.

Saverio Greco

Saverio Greco, portavoce e membro del gruppo imprenditoriale che opera nella sanità, convoca una conferenza stampa per denunciare le presunte discriminazioni che il gruppo sta subendo e sugli ostacoli che incontrano nel voler realizzare una grande struttura ospedaliera, ad alta qualità alberghiera e specialistica, nell’area urbana cosentina.

Il portavoce del gruppo ha spiegato che sono del tutto infondate le voci messe in giro di essere stati privilegiati nell’assegnazione dei budget e dei posti letto. IGreco denunciano che alla Regione a manovrare budget e posti letto secondo proprie valutazioni e interessi è Franco Pacenza, ex-consigliere regionale chiamato da Oliverio a occuparsi della sanità sia pure nei margini consentiti dalla gestione commissariale. A detta de iGreco, nonostante i commissari, sarebbe Pacenza a brigare ogni giorno per creare ostacoli alle loro iniziative.

I fratelli iGreco mentre parlano con….

Da qui la richiesta ad Oliverio di liberarsi di Pacenza, nocivo alle sorti della sanità calabrese, e la denuncia a ruota libera che alla Regione ottiene chi paga e iGreco non intendono pagare. ”E’ una scelta aziendale” –ha affermato Saverio Greco- “niente soldi alla politica e massimo rispetto per i ruoli istituzionali”. Richiesto da un giornalista di spiegare questa ostilità nei confronti del gruppo familiare, il portavoce ha risposto che nei corridoi della Regione la spiegano col fatto che nella campagna elettorale che ha visto Oliverio ascendere alla presidenza della giunta regionale furono richiesti, come contributo alla campagna, 100 mila euro che non arrivarono mai.

Oliverio, dal canto suo, in una piccata dichiarazione sulle affermazioni fatte dal portavoce de iGreco, difenderà Pacenza e il suo operato, confermandogli piena fiducia e, in merito ai 100 mila euro, invita a fare nomi e cognomi e a fare denuncia alla magistratura.

Come quasi sempre accade nella politica, alla fine Palla Palla e iGreco stabiliranno una tregua e l’elezione di Filomena Greco (first lady del gruppo, sorella del boss) a sindaca di Cariati nel 2016 lasciava aperta la porta ad un clamoroso conflitto d’interessi con il quale questo gruppo così controverso avrebbe voluto acquisire anche l’ex ospedale di Cariati per farci i comodi suoi ovvero cliniche… Ma anche questa operazione non si è chiusa. La sindaca ha spaccato il Pd: è stata sfiduciata e costretta alle dimissioni ma ha vinto un’altra volta nel 2017 battendo Leonardo Trento. Tuttavia, a luglio 2018 è stata indagata e costretta all’esilio (divieto di dimora a Cariati e Corigliano-Rossano) per l’affidamento diretto a una ditta amica della gestione dei rifiuti. Una mazzata pesantissima ma dalla quale è uscita dopo appena due mesi ottenendo l’annullamento e il rientro in Comune con scene di esultanza da basso Impero. Una circostanza che deve aver convinto iGreco di essere “onnipotenti” ma il magistrato Facciolla è un osso duro e nello scorso anno a marzo non solo ha arrestato Filomena ma ha “beccato” addirittura anche Saverio il boss. Eh sì, perché avevano appena acquisito le autorizzazioni per realizzare un’altra (!!!) clinica e sono stati presi (di nuovo) con le mani nella marmellata. Ma – come in tutti i romanzi criminali che si rispettino – è arrivato il colpo di coda dei “cattivi” e così, alla fine, Facciolla è stato trasferito e la sindaca è ancora al suo posto in attesa della fine del mandato, prevista per il 2022.

Ma Facciolla, più che per quella inchiesta, è stato “fatto fuori” per altre vicende. Il “capolavoro” del famiglione, infatti, è stato decisamente un altro. IGreco hanno sconfinato anche in Umbria per prendersi alcune aziende del gruppo Novelli ovviamente sull’orlo del fallimento. Un’operazione spregiudicata con la quale i cariatesi acquisivano imprese con centinaia di dipendenti al prezzo di… un euro! Che ci fosse del marcio lo avevano capito tutti.

Ormai è storia. La Finanza e la procura di Castrovillari – sempre Facciolla – hanno sequestrato tre società agricole e dagli atti emerge che Saverio Greco (principale amministratore del gruppo iGreco) è indagato per concorso in bancarotta fraudolenta, proprio perché la procura castrovillarese è al lavoro per trovare il bandolo della matassa nella complessa situazione societaria che sarebbe stata creata per nascondere – questa l’ipotesi dei magistrati inquirenti – gli utili derivati dalle tre aziende per separarle da quelle con i conti in rosso e ormai in fallimento.

Facciolla vuole vederci chiaro cercando di fare soprattutto piena luce su chi abbia voluto e permesso il dedalo di aziende. L’operazione che permise al gruppo de iGreco di Cariati di acquisire fior di aziende attraverso una cessione forzata costata un solo euro e favorita dalla gestione di Alessandro Masaio, che in passato ebbe a che fare con alcune pratiche de iGreco, e col benestare del Ministero dello Sviluppo Economico, avrebbe una regia politica. Una operazione che parte dalla Calabria e che fa tremare la politica italiana. Dall’ex ministro dello Sviluppo economico Calenda alla Boschi ai peones de iGreco (tutti trombati alle elezioni del 2018) Ferdinando Aiello, Ernesto Carbone e Brunello Censore. E non solo… Decisamente troppo perché potesse andare avanti e infatti è stato sacrificato sull’altare dell’impunità del famigerato giglio magico dell’ebetino di Renzi. Che evidentemente è ancora molto forte e potente nei palazzi della giustizia che contano.