E’ una storia mai chiarita fino in fondo quella del rinnovo dell’incarico 15 septies dell’ingegnere Gennaro Sosto all’Asp di Cosenza. Uno dei tanti colonnelli illegittimi di Tonino Gentile detto il Cinghiale.
Questa storia è stata oggetto di mille discussioni al Dipartimento a Catanzaro, non per la sua revoca come sarebbe giusto che fosse, bensì per trovare la forma di come stabilizzare il cliente del Cinghiale.
Ma oggi la notizia è di dominio pubblico. La giunta regionale ha nominato il nuovo direttore generale dell’Azienda sanitaria regionale del Molise: l’incarico è andato proprio a Gennaro Sosto. Lo comunica il presidente Paolo di Laura Frattura.

Dunque, Sosto entra di diritto nel plotone di coloro che rispondono in pieno al vecchio adagio latino “Promoveatur ut amoveatur” ovvero promosso per non essere rimosso. Ormai era davvero troppo imbarazzante tenersi questo soggetto dentro l’Asp di Cosenza.
Chi come noi aveva visto bene sulla “QUESTIONE SOSTO” era stato il Sub Commissario Generale Luciano Pezzi, che a seguito di alcune denunce inoltrate per porre fine ad un abuso, oltre che al suo ufficio, anche alla Procura e alla segreteria del Direttore Generale pro tempore Scarpelli, chiedeva con nota del 12/05/2014 un parere al Ministero della Salute relativamente al rinnovo dell’incarico ex art. 15 septies conferito all’ingegnere Sosto Gennaro per la direzione dell’UOC Attività Tecniche e Patrimoniali e alla compatibilità di tale incarico con l’incarico di presidente della Commissione aggiudicatrice dell’appalto di pulizia.
Un appalto dove giravano tanti soldini e di solito, si sa, i soldini, quando sono parecchi, producono tanta puzza. In cuor suo, il Generale Pezzi, forte della legge Balduzzi e non essendo né uno sprovveduto e né un fesso, conosceva già la risposta, ma conoscendo i suoi polli e quel marpione di Urbani, che era ed è li solo per tutelare gli interessi del Cinghiale, voleva guardarsi il deretano da futuri contraccolpi (che poi non ha evitato, visto il trattamento ricevuto). E cosi chiese un parere al ministero.
Qualcuno dice in chiaro stile Ponzio Pilato. Invero, congiuntamente al governatore Scopelliti, il Generale Pezzi non aveva avuto dubbi e remore a revocare precedenti assunzioni a tempo determinato, giusto decreto n.6 del 2/9/2010, ma in quella circostanza non si registrarono pressioni “gentili”, perché il Cinghiale non aveva interessi da difendere.
Ma ora, all’Asp di Cosenza, bisognava fare i conti con Tonino il Cinghiale. Quindi, se pur deciso, meglio andarci con i piedi di piombo e fare l’equilibrista passando la patata bollente a Roma.
Il Ministero della Salute non tardò a rispondere alla richiesta del Generale Pezzi e, al di là dei tecnicismi contenuti nella nota, che vi risparmiamo di riportare integralmente, in ordine al conferimento dell’incarico affidato all’ingegnere Sosto, rispose richiamando l’art 15 del DL95/2012 convertito in legge n. 135/2012 che testualmente recita: “nelle singole regioni, fino ad avvenuta realizzazione del processo di riduzione delle corrispondenti unità operative complesse, è sospeso il conferimento o il rinnovo di incarichi ai sensi dell’art 15 septies del Dl 503/93”.
Ancora, il direttore generale della programmazione sanitaria dott. Renato Botti precisava: “Non avendo la Regione Calabria provveduto alla disposizione di riduzione delle strutture, si ritiene che il conferimento all’ingegnere Gennaro Sosto non sia conforme alla normativa vigente”. Che tradotto in soldoni significa: l’ingegnere Sosto è ILLEGITTIMO.
A rafforzare questa tesi viene in soccorso una delibera dell’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici secondo cui il Sosto non potrebbe neppure presiedere una commissione di gara. Ma tant’è, l’ingegnere è rimasto ancora a lungo al posto di comando e come suona lui, nessuno…
Per il Cinghiale la sua musica è una soave melodia. Per portare a termine l’appalto che si stava concludendo (pulizia e lavanolo) molto importanti erano le garanzie che forniva il 15 septies. Solo così si spiegano i pesanti interventi “Gentili” azionati al Ministero per disinnescare il procedimento scaturito dalle informative ricevute da Pezzi sull’ingegnere Sosto.

NOI ABBIAMO LA COPIA CON TANTO DI PROTOCOLLO. Ma delle procedure adottate sia da Scarpelli che dalla Procura non ci è dato sapere. Non ne abbiamo traccia. La mission era dunque mantenere Sosto come dirigente al posto di guida. Il risultato di questo intervento “gentile”, inoltrato presso gli uffici del Ministero con le giuste entrature, è la nota, mai pervenuta, prodotta dal settore legislativo del Ministero della Salute per mano del capo ufficio legislativo avv. Maurizio Borgo, che ha ribaltato quanto detto dal direttore generale Botti, che in un sol colpo ha cancellato la legge Balduzzi. Che tristezza…
È il caso di dire: i soliti espedienti del Cinghiale, che, quando si tratta di conferire incarichi a persone amiche e ben disposte a tutelare i suoi interessi, calpestano tutto, figuriamoci la Costituzione.
Del resto, il modus operanti del Cinghiale è proprio questo. Per questi gattopardi della politica le modalità di conferimento degli incarichi dirigenziali non sono espressione di meritocrazia e titoli ma di un favore che deve essere tassativamente ripagato e riservato solo a una determinata categoria di professionisti, purtroppo molto nutrita e ben disposta ad essere usata prima e rottamata dopo. Praticamente un patto con il diavolo. Un diavolo che alla scadenza porta sempre all’incasso le cambiali.
E così Sosto si è accasato nel Molise. Perlomeno non lo avremo più in mezzo ai coglioni!