Lamezia 2019, destra e sinistra spaccate. E Piccioni ha già “avvisato” i dem

Il primo particolare che balza agli occhi a chi analizza le forze in campo per le elezioni di Lamezia Terme in programma domani, 10 novembre, è che si ricandida Paolo Mascaro, sindaco uscente prima che arrivasse la commissione straordinaria all’indomani dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale. Il 26 settembre scorso i giudici del Consiglio di Stato nella sentenza vergata dalla terza sezione, presieduta da Franco Frattini, l’hanno messo nero su bianco: «Ne esce confermato un quadro di elementi univoci e pregnanti che dimostra come i collegamenti, diretti e indiretti, di molti degli amministratori con la criminalità organizzata, quali emersi dalle operazioni di polizia giudiziaria, denotano una grave compromissione dell’ente con interessi di stampo mafioso tale da inficiarne il funzionamento secondo un principio democratico».

Pino Galati e Paolo Mascaro

Non bastasse la permeabilità delle ‘ndrine nell’ente comunale, il Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno Lamorgese, ha disposto lo scioglimento dell’Asp di Catanzaro e Lamezia. Durissima la motivazione: «Accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali». Per non parlare dell’aeroporto internazionale finito sotto le macerie per il terremoto giudiziario che ha sconquassato i vertici di Sacal, la società che gestisce i tre scali calabresi. Il processo per gli imputati con rito ordinario è iniziato il 24 settembre. Aveva optato, invece, per il rito abbreviato, l’ex sindaco Mascaro, assolto il 18 luglio. Forte di questa assoluzione, poi, ha annunciato la sua ricandidatura. Stavolta senza la ciurma di liste e candidati della destra ma a capo di due liste civiche.

La destra tradizionale si è spaccata. FdI e Forza Italia si affidano al promoter musicale Ruggero Perna. La Lega, invece, dà forfait. «Bullo istituzionale», aveva detto Pegna a Salvini. L’europarlamentare Vincenzo Sofo, compagno di Marichal Le Pen, glielo ha rinfacciato ed è finita a pesci in faccia.

A sinistra la situazione è ancora più intricata. Il Pd presenta Eugenio Guarascio, «il re della monnezza», imprenditore di Ecologia Oggi, società che gestisce la raccolta a Lamezia e Cosenza e presidente del Cosenza Calcio. Più a sinistra è nata la lista Lamezia bene comune sulla scia di Giannetto Speranza, il sindaco della «primavera di Lamezia» dal 2005 al 2015.

Oggi Speranza appoggia la candidatura di Rosario Piccioni, consigliere comunale uscente. «Lo scioglimento non è un complotto e non è una mistificazione – sostiene Piccioni – ed è imputabile politicamente a Mascaro. Lui non ha tagliato i rapporti tra la criminalità e la sua compagine, prima e dopo le elezioni e la sua ricandidatura è una sfida allo Stato. Ma ora non è più il tempo per voltarsi dall’altra parte. Non si può cambiare discorso, non si può mettere tra parentesi la ‘ndrangheta. Il primo dovere è quello di recidere qualsiasi legame con la criminalità, la zona grigia, con quelle logiche politico-mafiose che soffocano la crescita».

La possibilità che Lamezia resti a destra, tuttavia, è concreta. Una destra clientelare, quella di Pegna e di Mascaro e una destra frastagliata (dalla Lega a Casa Pound, con candidato sindaco Cristiano). L’importante è riprendersi il municipio, il centro produttivo della regione, uno snodo aeroportuale di livello europeo. Al ballottaggio potrebbero arrivare due candidati orientati a destra. Lo dice lo stesso Piccioni che rincara: «Se così fosse, sarebbe frutto di una chiara scelta dei dem». Quanto ai 5 stelle, come sovente accade a queste latitudini, non pervenuti.