Lamezia, corruzione all’aeroporto. Il ruolo di Catanzaro: distrazione o strategia?

SACAL. LA REGOLA RAGIONERISTICA PER CATANZARO E’ SEMPRE STATA SOVRASTIMATA O SOTTOSTIMATA A SECONDO DELLE ESIGENZE POLITICHE

Nota stampa del 15.11.2021 di Alfredo SERRAO, presidente Associazione I QUARTIERI

Grazie allo scaricabarile tutto calabrese ed anche catanzarese la colpa della privatizzazione dell’aeroporto di Lamezia Terme è di tutti e non è di nessuno. Abramo se la prende con Spirlì, Spirlì se la prende con De Metrio, Occhiuto se la prende con la Sacal, la Sacal se la prende con gli Enti locali, l’Enac se la prende con la Sacal. Di una cosa siamo però sicuri: si tratta di un brutto, anzi bruttissimo pasticcio, che getta pesanti ombre sulla politica calabrese e catanzarese, quasi come un’aggiunta ad un canovaccio ancora da scrivere e leggere.

A noi non interessano i risvolti giudiziari. Grazie al cielo a Catanzaro c’è un Procuratore come Gratteri che sarà capacissimo di verificare se dietro il passaggio di quote dagli Enti Locali ai privati e dietro la loro conseguente scalata societaria ci siano quegli “strani accordi” di cui ha parlato il presidente Occhiuto. Se è un problema di “malaffare” o di “lobby di potere” sarà chi di dovere a chiarirlo, mentre sul tavolo resta una “privatizzazione” anomala e dai tratti postcomunisti, che si usava per favorire gli oligarchi, quelli che in Calabria non avendo altro da prendersi hanno puntato pochi spiccioli sulla gestione degli aeroporti calabresi.

Un dato è ormai certo: che Sacal si è privatizzata da sola, facendo si che il socio privato acquistasse le quote inoptate dagli Enti locali, come il comune di Catanzaro, ai quali la Regione Calabria doveva fare da paracadute, magari usando la garanzia del management meneghino proveniente da SEA e che sembra si sia venduto al migliore offerente (?). Lo schema è sempre quello: Lega, pianura padana, oligarchia russa e manager amici!

C’è un altro fatto che resta incontestabile e che non sancisce alcun reato, quello che nello statuto Sacal la quota pubblica non debba scendere sotto il 20%, statuendo di fatto una privatizzazione possibile ed una gestione tutta privata della società aeroportuale, quasi a dimostrare, assolvendoli che la mancata sottoscrizione totale o parziale delle quote in pancia degli Enti locali, sia una scelta autentica e forse anche giusta.

A noi interessa capire, ma più che a noi a tutti i cittadini catanzaresi e calabresi, se l’aeroporto di Lamezia Terme è da considerare un patrimonio pubblico, costruito in decenni dagli Enti locali, oppure se la nostra politica lo reputa un fastidioso fardello sul quale non vale la pena investire nemmeno un euro. Perché se non è più un patrimonio pubblico, allora la privatizzazione di Sacal, quella avvenuta di nascosto è la soluzione migliore! Siamo passati così dagli anni in cui si chiedeva che l’aeroporto internazionale di Lamezia avesse il doppio cognome Catanzaro-Lamezia Terme, per arrivare a “venderlo” senza maturare un incasso.

Resterà tuttavia da capire se gli Enti locali ancora oggi hanno le capacità e le competenze per operare investimenti di lungo periodo, come doveva essere Sacal ed in particolare se il comune di Catanzaro che ha ridotto la sua quota, probabilmente per un motivo di equilibrio finanziario e di ritorno economico dell’investimento, si sia accorto o meno di aver lasciato sul piatto una regalia al socio privato, oggi di maggioranza, non incassando quel “premio”, il sovrapprezzo generalmente riconosciuto a chi lasciando le quote consente ad altri di acquisire la giuda di una società. Forse denari che non avrebbero poi fatto tanto scandalo nelle casse del comune di Catanzaro, quello dai conti in ordine (?) e dagli investimenti miopi.

Non solo Abramo deve spiegare, perché quanto finora ha detto sembra un disco troppe volte ascoltato. Devono spiegarlo anche i consiglieri del Consiglio comunale “più indagato” d’Italia che o votano senza sapere cosa votano oppure sono da ritenere quanto meno corresponsabili sul piano politico delle scelte del comune.

Quelle che poco si conciliano sul piano politico con la regola della ragioneria, che altro non è che un dare ed un avere e che, nel comune di Catanzaro politicamente ha sempre avuto una compensazione ampia visto che esprimeva fino all’altro ieri il presidente del CdA di Sacal, un’altra cassa per pagare le cambiali politiche! Restringere tutto il ragionamento alla regola ragionieristica è miserevole, perché coerenza e dignità si sputano in faccia; perché ego e poltrona non giustificano operazioni di false verità e di fantapolitica; perché le prossime elezioni al comune di Catanzaro non trasformano in diamanti il fango lanciato dal cimitero dove è giusto che riposino le salme politiche; perché trasparenza e conoscenza che sembra essere mancata nella vicenda Sacal metterebbe in predicato altre operazioni societarie operate dal comune di Catanzaro, rispetto ad altre partecipazioni il cui ritorno economico, quello a breve periodo, è da sempre un buco di bilancio. Ed in ultimo perché non si spiegherebbero certi “agguati” politici consumati poco tempo fa, dagli stessi attori che oggi sono divisi nel raccontare, quando Catanzaro si costituiva “parte civile” a macchia di leopardo e solo su determinati attori nell’operazione Eumenidi: anche questa distrazione oppure strategia?

Ma come abbiamo detto sulla vicenda Sacal la colpa è di tutti e di nessuno, salvo che altri ne determino altri confini. Resta tuttavia un’altra verità: che Catanzaro ha perso la sua centralità, quella politica ed anche quella geografica, se con la distrazione che si conviene, perde la sua parola nel processo di integrazione intermodale della regione, dove Sacal e l’aeroporto di Lamezia sono punto di snodo e di velocizzazione del trasporto e delle menti. Bilanci, conti in ordine e partecipate sono gli argomenti, anche futuri sul cielo di Catanzaro.