Lamezia, corruzione all’aeroporto. Renato Caruso e quelle vecchie conoscenze nella Sacal

La sua passione sono i giochi, le slot machine, grande business del Terzo millennio, evoluzioni “monetizzate” dei vecchi flipper, quelli che allietavano le giornate dei ragazzini dagli anni Sessanta fino agli Ottanta.

Renato Caruso ha fatto fortuna proprio in questo campo e a quanto pare i flipper non li ha mai dimenticati se è vero – com’è vero – che ne ha uno molto grande proprio al centro della sua azienda di macchine per giochi. L’azienda si chiama Eurobed ed è la sua gallina dalle uova d’oro ormai da molto tempo. Oggi Renato Caruso, nicastrese di nascita ma fiorentino d’adozione, è salito alla ribalta delle cronache calabresi esattamente com’era già accaduto alla fine del 2016 quando qualcuno gli aveva “consigliato” di investire in… aeroporti ed entrare nella Sacal. Ma se allora si trattava solo di un ingresso in punta di piedi, stavolta il buon Caruso s’è preso proprio tutta la Sacal e la circostanza, a quanto pare, a qualcuno non piace per niente o forse è solo il mezzo per dare fastidio a qualcun altro, ancora non s’è capito bene.

Quello che sappiamo con sicurezza è che Eurobed, la creatura della famiglia Caruso, oggi occupa uno spazio rilevante nell’area industriale di Lamezia Terme, ma non solo. Renato Caruso e la sua famiglia hanno diversificato negli anni gli investimenti, fino ad acquistare molto tempo fa un lido proprio nel quartiere marinaro del capoluogo, cosa che gli è valsa una decennale conoscenza anche con esponenti dell’amministrazione comunale di Catanzaro. E quando parliamo di Catanzaro e del suo Municipio è chiaro come il sole che si parla di Sergio Abramo. Ma non è ancora arrivato il momento di parlare di politica.

Chi conosce Renato Caruso afferma con convinzione che è a capo di un’azienda solida “vecchio stampo” con capitali propri e che gli è sempre piaciuto il “basso profilo”, che di questi tempi a Catanzaro e dintorni tutto è tranne che una “cosa buona”, per il semplice motivo che è il nome dato all’operazione della Dda di Catanzaro che ha scoperchiato il pentolone dei colletti bianchi e dei pezzi deviati dello stato in affari con la malapolitica.

La decisione di accettare il conferimento delle quote da parte della Lamezia Sviluppo sas di Antonino Tripodi è maturata, dice Caruso in una intervista a Catanzaro Informa di 5 anni fa (https://www.catanzaroinforma.it/cronaca/2016/12/16/sacal-ecco-chi-e-renato-caruso-luomo-che-ha-sparigliato-le-carte/94740/), dopo alcuni colloqui con delle vecchie conoscenze e dopo un’attenta valutazione dei numeri. E siamo al primo indizio: vecchie conoscenze. Tra le quali rientra certamente anche il buon Sergio Abramo. 

Perché Caruso era abbastanza consapevole del fatto che la sua presenza in assemblea avesse creato qualche dubbio. “Avevo comunque chiesto un incontro a qualcuno dei soci prima ma non è stato possibile poi realizzarlo- continua Caruso – qualcuno lo conoscevo già, ma non c’è alcun intento speculativo in un’operazione che ha l’intento di dare un personale contributo allo sviluppo su una regione di cui Catanzaro e Lamezia sono il cuore”. E siamo al secondo indizio: qualcuno dei soci lo conosceva già. Quindi ne desumiamo che le vecchie conoscenze altro non sono che soci della Sacal. E qui ritorna lo spettro dell’operazione Eumenidi, che nel 2017 sconvolse il cammino della società. A Lamezia e dintorni si dice che lo “sponsor” di Caruso è uno di quelli che è andato a processo e – sempre per non saper né leggere e né scrivere – tra questi “campioni” abbiamo soprattutto l’ex presidente della provincia di Catanzaro Enzo Bruno, gli imprenditori Emanuele Ionà e Floriano Noto, il vicesindaco del comune di San Mango d’Aquino Pasquale Torquato e il dirigente della Regione Giuseppe Mancini. Ma non abbiamo ancora le prove per capire quanto sarebbero vicini al re delle macchine per giochi. In ogni caso, pochi dubbi sul fatto che queste “vecchie conoscenze” sono rigorosamente bipartisan anche perché tutti sanno che centrosinistra e centrodestra fanno tutti i loro affari insieme. Da quelli “puliti” – si fa per dire – a quelli sporchi.

E sulla questione delle azioni inoptate, che è quella che sta più agitando gli animi in questi giorni, Caruso rispondeva alle domande di allora con un’altra domanda “Perché i soci che avevano il tempo e credo anche la possibilità di farlo non hanno sottoscritto ? Io credo che la partecipazione pubblica sia fondamentale nella gestione della Sacal e proprio con la parte pubblica io credo che ci saranno meno difficoltà di dialogo”. Ma la sua “previsione”, a 5 anni di distanza, non solo non s’è avverata ma ci dev’essere qualcuno che l’ha avvelenata con il sostegno fondamentale di Robertino il parassita ovvero il nuovo presidente impresentabile e corrotto della Regione Calabria. Che evidentemente non stima per niente le “vecchie conoscenze” di Renato Caruso nel carrozzone (ma forse sarebbe più appropriato definirlo caravanserraglio) della Sacal o forse le vuole strumentalizzare per dare fastidio a qualcuno che sta ficcando troppo il naso negli affari di suo fratello Mario il cazzaro, il truffatore mafioso prestato alla politica e senza coperture dopo la morte di Jole Santelli. In bocca al lupo a tutti.