Lamezia, quando Franco Perri licenziò 52 dipendenti del Carrefour con un Whatsapp

Si chiama Franco Perri, ha 53 anni ed è considerato «uno degli uomini più potenti» della Calabria. Oggi torna alla ribalta delle cronache per un sequestro beni di oltre 600mila euro legato allo sfruttamento sul lavoro ai danni di 79 dipendenti (https://www.iacchite.blog/lamezia-sfruttamento-sul-lavoro-a-79-dipendenti-beni-per-665mila-euro-sequestrati-ai-fratelli-perri/) ma solo qualche mese fa, a febbraio, erano tornate d’attualità anche le vicende legate alla sua vicinanza al clan Iannazzo, che hanno determinato il nuovo sequestro del centro commerciale “Due Mari”, il più grande della Calabria con i suoi 120 negozi, tra Lamezia e Catanzaro. Nel 2015 Perri era stato arrestato nell’operazione della Dda denominata Andromeda, per la quale è a processo. L’anno successivo gli erano stati sequestrati i beni ma dopo appena quattro mesi gli erano stati restituiti, quasi con le “scuse”. Circostanza che stavolta non solo non s’è ripetuta ma è stata “appesantita” con l’ultimo sequestro beni per il suo rapporto davvero “particolare” con i dipendenti. E non è certo la prima volta che Perri finisce sulla graticola per queste vicende.

Nel 2019, infatti, aveva riconquistato le prime pagine proprio per motivazioni abbastanza simili. Era lui l’imprenditore che aveva comunicato con un messaggio WhatsApp al direttore del Carrefour di Crotone il licenziamento di 52 dipendenti, scatenando le immediate proteste dei lavoratori.

Secondo i sindacati, la crisi non si è potuta risolvere per l’indisponibilità di Perri di sedersi a un tavolo di concertazione, facendo decadere la possibilità di usare ammortizzatori sociali per tenere aperto l’ipermercato.

L’impero Perri nasce 30 anni fa, quando la sua famiglia mise su un piccolo negozio di alimentari a Nicastro. Gli affari si gonfiarono sempre di più nel corso dei decenni, fino a far diventare la piccola attività un’impresa da 150 milioni di dollari (come dichiarato da Perri stesso in un’intervista del 2016) nella grande distribuzione lametina.

Al momento, il Gruppo Perri controlla 19 supermercati, tra cui il “Due Mari”; il più grande centro commerciale della Calabria con i suoi 120 negozi.

Le presunte collusioni con la mafia

Qualche anno fa era stato accusato di essere vicino a famiglie ‘ndranghetiste locali, sulla base di dichiarazioni fatte da 3 pentiti. Nello specifico, era stato coinvolto nell’operazione “Andromeda” come indagato per concorso esterno nel clan degli Iannazzo, del quale tuttavia si è sempre dichiarato “vittima” e non sodale.

In quell’occasione, la procura antimafia di Catanzaro aveva sequestrato tutti i beni dell’imprenditore in un maxi provvedimento da 500 milioni di euro, aggiungendo anche i sequestri delle quote azionarie del fratello Pasqualino e della moglie Franca Fazzari. Il Tribunale de Riesame, poi, come accennavamo, dissequestrò il 90% delle proprietà del gruppo.

Secondo gli investigatori, Perri aveva acquisito un ruolo organico nella cosca Iannazzo, tanto da arrivare a chiedere al clan di gambizzare suo fratello Marcello per motivi di soldi.

Il 10 marzo del 2003, il padre Antonio Perri, fondatore del “Due Mari”, era stato ucciso a colpi di kalashnikov dalla cosca Torcasio. La sua bara venne trafugata e il suo sarcofago venne ritrovato dalla polizia nel 2008, grazie anche al ruolo determinante degli Iannazzo.

Stando alle indagini della Dda, il clan era entrato a pieno titolo nelle società del gruppo Perri, e avrebbe incassato il 30% degli utili del centro commerciale “Due Mari”.