Lazzaro brucia da due mesi: la Calabria come la terra dei fuochi (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Forse è tempo che si dica chiaramente una cosa: la Calabria non vive una situazione diversa da quella della terra dei fuochi campana. Sia in termini di gravità, sia in termini di quantità. Quello che sta succedendo a Lazzaro ne è la prova lampante. Ma cosa c’entra tutto questo con la situazione esplosiva dei migranti ad Amantea? Due aspetti: il rispetto della vita umana e molti mesi di attesa.

Della situazione migranti si è già scritto e detto. Non è questo il fulcro di questo racconto, ma due righe per rinfrescare la memoria su alcuni punti che torneranno utili. Stipati o meglio segregati in un luogo che secondo alcuni non sarebbe nemmeno adatto si sono e sono stati trincerati dentro per moltissimo tempo senza una soluzione. Qualcuno ha provato a scappare rischiando un linciaggio e qualcun altro ha ricevuto viveri e bevande da una parte della popolazione animata da solidarietà, ma anche da pietà umana. Buoni solo per essere usati in un modo o nell’altro dalla politica.

Lasciamo questo episodio sottotraccia per ora e volgiamo l’attenzione ad un altro luogo: Lazzaro, frazione di Motta San Giovanni. Provincia di Reggio Calabria. 

Da oltre 50 giorni, quindi da quasi due mesi, il terreno adiacente la discarica di Comunia e l’impianto di compostaggio di Ecoservice brucia. L’odore è forte e nauseante al punto che gli abitanti hanno tenuto ben volentieri la mascherina durante l’estate e non per il Covid. Non è neanche un mistero quel che sta accadendo: secondo i residenti, propri lì sarebbero interrati rifiuti tossici; non sono però solo voci o opinioni, ci sarebbero denunce e segnalazioni depositate da tempo. Si parla di file di camion che nottetempo sarebbero arrivati a lasciare materiale non adatto per quel tipo di impianto. Tutto tace e qui a differenza di Amantea non viene organizzata nessuna protesta, non esplode “spontanea” nessuna sommossa. Niente. C’è poco da strumentalizzare e molti imbarazzi e colpe da nascondere. Nessuno ha da ascoltare le voci di questi cittadini.

Nonostante le piogge e il maltempo, i fumi che si alzano da quei terreni non si sono mai fermati e per di più nei terreni vicini pascola il bestiame e si coltivano ortaggi che finiscono sulle tavole. La Calabria criminale è conosciuta come la regione che ha dato vita alla mafia più ramificata, potente e ricca del mondo. La ‘ndrangheta che si fa massomafia, che ricicla, che gioca in borsa e si “finanziarizza”. La ‘ndrangheta che spara sempre meno. Tutto vero e tutto molto importante.

Ma nel cogliere e analizzare questo salto di qualità non bisogna mai dimenticare che tutto ciò è vero, ma non elimina le vecchie caratteristiche se servono. La modalità cambia, si aggiungono figure, ma quelle precedenti restano e gli effetti sono i medesimi. Sulla Sibaritide si continua a sparare e qui si seppelliscono rifiuti che provengono probabilmente da varie parte d’Italia. Molti pentiti della camorra hanno contribuito ad alzare l’allarme. Su questo versante in Calabria, invece, si è detto molto poco. In realtà, basterebbe pensare al fatto che quando un’emergenza si protrae per troppo tempo diventa un modo per gestire a proprio piacimento decisioni e nomine e quella dei rifiuti è un’emergenza eterna.

Basterebbe fare due conti, ad esempio, sul volume dei rifiuti e il numero delle persone residenti per capire se c’è qualcosa che non torna con autorizzazioni e dimensioni previste degli impianti, magari è un di partenza. Se si vuole rovistare poi più a fondo tra i rifiuti che spesso hanno sigle di paesi del Nord o addirittura stranieri, un’utile traccia potrebbero essere le inchieste di Ilaria Alpi che arrivavano in Somalia o ancora meglio ci sarebbero le parole di Francesco Fonti, pentito che ha parlato di navi affondate davanti le coste, una famosa quella ad Amantea, ma le sue dichiarazioni hanno avuto una vita complicata.

Ecco che si torna ad Amantea. Tranne un’imponente manifestazione di diversi anni fa ormai, quando la procura si stava interessando alla vicenda nulla poi si è più fatto per approfondire, per capire. La nave ha dormito sulla spiaggia un tempo lunghissimo, i migranti restano senza soluzione altrettanto tempo. Le discariche bruciano in eterno come il fuoco eterno che i greci usavano tenere nei templi. Ecco la Calabria è un grosso tempio del dio denaro: al suo interno vigono le sue leggi distorte e i suoi principi ribaltati. Si è discriminati tutti allo stesso modo. E come in un tempio al dio vengono fatti sacrifici umani che siano calabresi o migranti.

In queste storie non valgono i prima gli italiani o prima i calabresi; in questi casi si è considerati davvero tutti uguali, tutti ultimi allo stesso modo e potete star certi che chi non dimostra di tenere alle condizioni di un disperato che viene da lontano, non tiene nemmeno a quelle di un calabrese, perché non davvero non fa differenza di lingua, religione o provenienza. Semplicemente non si è interessati alle persone.