Le ombre del made in Catanzaro: questo centrodestra non ci piace

Nota del 23.01.2019 – Alfredo SERRAO – Presidente Associazione I QUARTIERI

Catanzaro deve essere capace di accendere i riflettori non tanto sulle presenze, le ombre delle nuove dinastie politiche della città, quanto sul bene comune capace di scacciare lontano, con i fatti, ogni ombra.

E’ su questo inciso che oggi, considerando la data del 4 marzo 2018 come uno spartiacque, con una dose di rammarico, ma con la convinzione che soprattutto in politica, cominciando dal quadro cittadino, serva una scossa, possiamo tranquillamente affermare che a noi questo centrodestra a Catanzaro non ci piace!
Non ci piace questa specie di recitazione, come se fosse l’esaltazione biblica dei gruppi di comando “chiusi”, che ha catturato questa città in una specie di triangolo, dove la proposta politica e la conseguente azione amministrativa è diventata una specie di bilancia all’ingrosso…

Non ci piace questo nuovo modello cittadino, che ha il sapore del post bellico, dove la guerra si consuma “all’interno”, dove l’intransigenza di alcuni fondamentalisti della politica in città non è nemmeno cordiale, rispetto a quanti rappresentano ed esprimono diverse sensibilità.
Non ci piace che l’armistizio si consumi sulle spalle dei cittadini, dove il peso della pace ha solo valore monetario.
Non ci piace questa capacità – assunta a verbo – di nullificare la realtà, senza prendere in considerazione che alcune dinamiche o cadute di stile politico, hanno dei risvolti pesanti in termini di credibilità del valore delle istituzioni, che sono e restano patrimonio di tutti e condiviso.

Non ci piace questo tipo di politica che ha il respiro del noir, perché è e resta uno spettacolo raggelante, quello che tenta di governare il vuoto. Che pensa con un impronta di giacobinismo in saldo, di drogare la realtà, la verità e la libertà di espressione.
Non ci piace questo modo di governare con la pancia, fatto di un misto di (non) simpatia, di mancata speranza, ma di non tanto presunti vantaggi personali. Anche perché – dopo – ci può e ci deve essere una reazione con il Dna, un qualcosa che tocca le fibre più profonde dell’essere, in quanto cittadino, che va oltre la ragione e oltre l’istinto…barbaro!

Non ci piace che ogni volta che si pone una domanda anche pubblicamente, nel rispetto della rivendicazione civica del principio di farsi sentire ed incidere positivamente sull’amministrazione della cosa pubblica, la stessa sia letta come una rasoiata, alla quale non si oppone una risposta frutto del dialogo e del confronto, bensì quella che resta una risultanza miserevole che espone in piazza la classica ghigliottina.
Tutto questo non ci piace, per come non ci piace che si continui a pensare di governare la città di Catanzaro come dei sopravvissuti, al netto delle cronache e delle risultanze, quelle esterne al palazzo…

Noi riteniamo che bisogna marcare la distanza, quella che passa dalla coerenza. Serve una ricucitura non solo strutturale dei territori della città di Catanzaro, senza mistificare su opere irrealizzate da oltre vent’anni, che hanno consegnato la periferia ad essere ancora più periferia, soprattutto quando il dubbio e la realtà, restano agli atti.
Serve ancora di più una ricucitura fra due ambienti – la piazza e le istituzioni – che non devono essere alternative necessariamente, bensì collaborative per non essere perdenti.
E’ finito il modello partecipativo stile “Lego”. È finito lo spettacolo dei danzatori con contratto politico a termine. È finito. Ora possiamo avere rispetto come cittadini. Si ritorni ad una forma di libertà e…la ferocia non ci serve più.