“Le quattro giornate di Catanzaro”: De Virgilio ricorda la prima “rivolta” per il capoluogo

Il 25 gennaio 1950 i catanzaresi occuparono le piazze per rivendicare alla loro città il riconoscimento dello status di capoluogo della Regione Calabria. Fu l’inizio di quattro giornate di mobilitazione totale che portarono alla paralisi i servizi, con la chiusura degli uffici, delle scuole e dei negozi,  e il fermo dei mezzi di trasporto pubblici. Furono  giorni scanditi da manifestazioni imponenti, con comizi e cortei nei teatri e per le strade,  alle quali presero parte  migliaia di persone,  in rappresentanza di tutti i ceti sociali.

La città era stata chiamata alla rivolta dopo che la commissione Affari Istituzionali della Camera dei Deputati aveva accantonato la relazione del comitato parlamentare che indicava Catanzaro come  sede degli uffici regionali. La decisione di rimettere in discussione la scelta, rinviandola ad un futuro pronunciamento del Parlamento, era stata assunta dopo che i reggini avevano a loro volta dato vita ad accese manifestazioni di piazza svoltesi senza problemi per l’ordine pubblico. Fu invece a Catanzaro che il 26 gennaio i dimostranti si scontrarono con la Polizia. Una carica della Celere, avvenuta davanti alla sede del Provveditorato regionale alle Opere Pubbliche, provocò 14 feriti. La contesa per il capoluogo della Calabria suscitò aspre polemiche che richiamarono l’attenzione dei mezzi d’informazione nazionali e un acceso dibattito parlamentare sull’istituzione delle Regioni. La protesta di Catanzaro fu soffocata dal venir meno del progetto regionalista, attuato solo negli anni Settanta, quando la rivolta divampò a Reggio.  Il libro “Le Quattro giornate di Catanzaro” (Rubbettino editore) di Alessandro De Virgilio, bravo giornalista dell’Agi, presentato nei giorni scorsi, ripercorre tutta la storia della rivalità fra le città calabresi, dall’Unità d’Italia al 1950, con cenni sulle prime ipotesi regionaliste diffusesi all’indomani dell’unificazione del Paese e racconta il nascere dell’antagonismo fra Catanzaro e Reggio con la promulgazione della  Costituzione repubblicana. “Questo puntuale lavoro di Alessandro De Virgilio – si legge nella prefazione di Pantaleone Sergi –, che ha il privilegio della scrittura giornalistica, immaginifica e descrittiva, associato alla tenacia della ricerca storica e al rigore del trattamento delle fonti, permette di ricostruire, mediante una lettura rispettosa, che ha una prospettiva neutrale ma non neutra, uno degli episodi più importanti e a lungo il più trascurato della recente storiografia politica, sociale e istituzionale della Calabria.

Parliamo della prima «rivolta» per il Capoluogo di Regione, quella che matura negli anni 1948-1950, quando fu Catanzaro a scendere in piazza – una fiammata subito domata dall’intervento repressivo ed eccessivo della «celere» come questo volume documenta – per rivendicare quello che riteneva un diritto acquisto de secoli e messo in discussione, cioè essere designata ufficialmente «capitale», come allora si diceva, del nuovo Ente Regione. Fu un «assaggio», a parti invertite, di ciò che accadde venti anni dopo a Reggio con quella che, molto frettolosamente, è passata alla storia con il nome di rivolta dei «boia chi molla», intestandola così agli eccessi di una parte politica, neofascista, ma che fu invece una rivolta popolare, forse anche populista e sicuramente violenta, motivata però dal mancato sviluppo socio-economico di una città che si pensava potesse arrivare dall’ottenimento del «titolo» di capoluogo dell’istituenda Regione.