L’elefante fossile di Cecita: una vergogna calabrese (di Domenico Canino)

L’elefante fossile di Cecita. Una vergogna calabrese

di Domenico Canino

Nel dicembre 2017 la Soprintendenza archeologica della Calabria presentava in pompa magna in quel di Cupone, il ritrovamento di uno scheletro fossile completo di Elephas Antiquus, ritrovato nel lago Cecita. Una specie estintasi circa 30,000 anni fa. Un vero tesoro archeologico. Si annunciava nel convegno che il fossile estratto dal lago sarebbe stato mandato a studiare e datare con il carbonio 14 presso l’Università del Molise, con l’incarico alla dottoressa Antonella Minelli. La regione Calabria aveva promesso un finanziamento per coprire le spese sostenute per gli scavi e per lo studio ed il restauro dei reperti, che poi sarebbero dovuti tornare in Sila per divenire attrazione turistica.

Il presidente della Regione Mario Oliverio, uomo della Sila, si era mostrato molto contento della scoperta che poteva arricchire l’offerta culturale del suo e del nostro territorio. Ma a due anni di distanza dal ritrovamento, nessuno studio e restauro è stato effettuato sui fossili dell’ Elephas. Gli studiosi e gli appassionati aspetteranno invano. Perché? Nessuna colpa né della Soprintendenza, né tantomeno dell’Università del Molise, dove i reperti giacciono ancora impacchettati da due anni, ma solo della Regione Calabria, che NON HA ANCORA EROGATO il finanziamento promesso, e dunque nessuno studio si è potuto effettuare. Figuriamoci se si può finanziare una nuova campagna di scavi sul Cecita, dove il paleolago antico, oggi bacino artificiale, potrebbe rivelare molte altre meraviglie fossili. Pensate che una sola zanna fossile pesava 800 chili! Che meraviglia, che gigantesco mastodonte! Come sempre, noi calabresi, abbiamo un tesoro sotto i piedi, e non siamo in grado di sfruttarlo.