Cosenza, 2018. Lettera aperta agli Spettatori (di Centro Rat / Teatro dell’Acquario)

La storia ultraquarantennale del Teatro dell’Acquario di Cosenza in queste ore di grande dolore per la scomparsa di Antonello Antonante riporta alla mente tante vicende e purtroppo anche tante difficoltà legate al reperimento dei maledetti fondi per portare avanti le iniziative del Teatro. Questa è una bellissima testimonianza di qualche anno fa ma ancora attualissima.

Lettera aperta agli Spettatori del Teatro Italiano

di Centro Rat / Teatro dell’Acquario – 11 agosto 2018 – 

Cari Amici,
“Non serve dirvi che le cose vanno male, tutti quanti sanno che vanno male. Abbiamo una crisi. Molti non hanno un lavoro, e chi ce l’ha vive con la paura di perderlo.
Il potere d’acquisto del dollaro è zero…
Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo e diciamo soltanto: “Almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti per piacere! Lasciatemi il mio tostapane, la mia TV, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente ma.. ma lasciatemi tranquillo!”
Be’, io non vi lascerò tranquilli. Io voglio che voi vi incazziate.
Non voglio che protestiate, non voglio che vi ribelliate, non voglio che scriviate al vostro senatore, perché non saprei cosa dirvi di scrivere: io non so cosa fare per combattere la crisi e l’inflazione e i russi e la violenza per le strade.
Io so soltanto che prima dovete incazzarvi.
Dovete dire: “Sono un essere umano, porca puttana! La mia vita ha un valore. Quindi io voglio che ora voi vi alziate. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie.
Voglio che vi alziate proprio adesso, che andiate alla finestra e l’apriate e vi affacciate tutti ed urliate: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”
Le cose devono cambiare, ma prima vi dovete incazzare.
Dovete dire: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!” Allora penseremo a cosa fare per combattere la crisi, l’inflazione e la crisi energetica, ma Cristo alzatevi dalle vostre sedie, andate alla finestra, mettete fuori la testa e ditelo, gridatelo: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!””.(1)

Ebbene, Amici,
con molta amarezza (intrisa del piglio di Howard Beale in “Quinto potere”) vi comunichiamo che dal 2018 il Centro R.A.T. / Teatro dell’Acquario di Cosenza non sarà più finanziato dal Ministero dei Beni Culturali. Dopo quarantadue anni di contributi dal FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), la Commissione consultiva del Mibact ha deciso di escluderci dalla graduatoria dei beneficiari.

Vi scriviamo perché sentiamo il dovere, oltre che verso noi stessi, di informare anche voi, che a migliaia ci avete seguito in tutti questi anni, su quanto è inaspettatamente e inspiegabilmente accaduto. Il nuovo Decreto Ministeriale ha dato a 5 esperti il potere di decidere, in una prima fase istruttoria di valutazione qualitativa, quali imprese di produzione teatrale possono essere ammesse alla seconda fase di valutazione quantitativa per il triennio 2018/2020. Pur non conoscendo il territorio e la geopolitica del Teatro, ancor prima della valutazione della Storia, dei bilanci, del lavoro prodotto e da produrre, dei contesti in cui si opera, questi 5 esperti indicano chi è dentro e chi è fuori dal FUS.

Questa commissione ha il potere, in una manciata di minuti (mediamente 4, per l’esattezza), di leggere i progetti e, con discrezionalità insindacabile, cancellare quarantadue anni di Storia e di Professionalità. Capita, così, che il Centro Rat, che nel 2017 ottenne una valutazione qualitativa di 20/30 (il 66% dei punti disponibili), abbia assegnata una valutazione di 9,20/35 (il 26% dei punti disponibili), ed essendo la soglia minima fissata a 10/35 per poter accedere alla successiva valutazione quantitativa del contributo, per 0,80 centesimi non saremo beneficiari del FUS, nonostante il nostro progetto abbia caratteristiche coerenti e migliorative rispetto agli anni precedenti. Come si possa svalutare, da un anno all’altro, un progetto di 40 punti percentuali rimane un mistero. Nei verbali non c’è traccia di discussione pertinente, solo punti in una griglia di campi che devastano la precedente. Questa è.

Cari Amici,
il Teatro è un agire difficile, ancor più a Sud di Roma. Sarà certamente una casualità, ma dalla valutazione della commissione di “qualità” riguardo le istanze 2018 complessivamente pervenute al Mibact per accedere ai finanziamenti relativi alle “Imprese di produzione”, il 60% delle imprese eliminate sono residenti in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. Ci viene spontaneo, a questo punto, fare i complimenti alle imprese del Veneto (accolte al 100%), della Lombardia (94%), del Friuli (100%), della Toscana (100%), o dell’Emilia (85%). Dati alla mano, al Centro/Nord sono state presentate 117 istanze e solo 16 sono state bocciate (vale a dire, l’86% sono state accolte); al Sud, sono state presentate 47 istanze e ben 22 sono state bocciate (accolte il 46%). Queste sono le percentuali e le decisioni adottate dai 5 esperti della commissione che, politicamente, confermano la netta desertificazione del Teatro al Sud.

Ora, capirete bene che, dopo quarantadue anni di lavoro teso a “resistere”, a fare Teatro in un contesto socio-economico già difficile e ai confini del mondo, ostaggi dell’Agenzia Entrate Riscossioni e dei suoi pignoramenti irrevocabili, ostaggi dell’Inps (che se accumuli 3 mesi di ritardo per pagare i contributi, ti nega il Certificato d’Agibilità e ti impedisce di fare spettacoli, ovvero di incassare denaro per sanare il debito, sospendendo di fatto il diritto al lavoro sancito dall’art 1 della Costituzione), e oggi anche con il “nostro” Ministero indifferente al valore che meritiamo (e che dovrebbe tutelare e incentivare la nostra professionalità e la nostra Storia, anziché trovarsi, a causa di 5 persone, in una situazione alquanto imbarazzante), questa esclusione ci lascia basiti abbastanza per ritenere che sia stato tutto inutile, lavoro sprecato, un fallimento frustrante, che sia il caso di smettere di ostinarci a realizzare missioni impossibili, fagocitati definitivamente dal sistema. Gli sforzi delle imprese culturali sono enormi, encomiabili, eroici in un sistema con queste caratteristiche.

Noi, come la maggior parte dei teatranti italiani, per quarantadue anni abbiamo dovuto rinunciare a stipendi, tagliare progetti, continuare a indebitarci per potere continuare a lavorare: non per comprare beni di lusso, ma per poter continuare a lavorare. Quarantadue anni sono una vita, non 1 triennio o 1 bando o 1 progetto, ma una vita intera e capirete bene, quindi, perché prendiamo in prestito le parole di Howard Beale.

Cari Amici,
Sappiamo di aver costruito un patrimonio, giorno dopo giorno, ma sappiamo anche che questo patrimonio, in realtà, non è più solo nostro ma della collettività; è diventato ormai da tempo un bene comune. Il Centro Rat ha semplicemente realizzato ciò che era necessario per la comunità che lo ha sostenuto. Il Teatro dell’Acquario, la compagnia teatrale che ne fa parte, le attività di formazione, tutto ciò che avviene dentro e intorno al nostro agire teatrale, insomma, sono, oggi, anche una vostra proprietà, un vostro diritto/dovere, un bene coltivato insieme da tutti coloro che ne hanno fruito, dando e ricevendo linfa vitale. Per cui, Amici cari, non è solo una nostra battaglia. L’invito di Howard Beale non investe solo noi; è una intera comunità ad essere impoverita da quei 5 esperti. Noi e voi siamo stati privati delle risorse che avrebbero permesso la sopravvivenza di un’oasi resistente, il vostro patrimonio è stato valutato 9,20/35, la vostra possibilità di ritrovarvi in un luogo storico di Cultura, di vedere spettacoli, di proporre idee, di realizzare progetti, è stata minata almeno quanto la nostra. L’appello di Howard Beale (datato 1976, quarantadue anni addietro, che coincidenza!), è quanto mai attuale e, soprattutto, necessario per capire come rispondere, cosa fare, quale soluzione intraprendere.

“La determinazione di raggiungere i propri scopi è ciò che più conta. Se la vostra mente mira a qualcosa con sincerità, il vostro cervello, il vostro corpo, il vostro ambiente, tutto inizierà a muoversi in tale direzione”.(2), e per quanto le parole siano importanti, saranno le intenzioni che le animano a farle diventare efficaci. Quindi, dal canto nostro, se è vero che “la crisi è la più grande benedizione per le persone perché porta progressi e creatività alla ricerca della soluzione”(3), noi rimarremo qui, perché lo dobbiamo innanzitutto alla nostra memoria, che è stata costruita da compagni che non si sarebbero mai tirati indietro. Mai.
Ringraziamo quanti hanno già espresso posizioni solidali e quanti lo faranno. Chiunque di voi ritenga di avere una soluzione, una idea, un contributo alla discussione, lo faccia, davvero; sta a noi e a voi il potere di cancellare quegli 0,80 centesimi e riproporre altri quarantadue anni di Teatro.
Grazie per l’attenzione.

Il Centro Rat / Teatro dell’Acquario

Cit.: (1) Paddy Chayefsky (2) Daisaku Ikeda (3) Albert Einstein