Lettere a Iacchite’: “Amaco Cosenza allo sbando. Posteraro, sei peggio di Pinocchio”

Che l’Amaco di Cosenza fosse già praticamente fallita, lo sapevamo da anni ovvero molto ma molto tempo prima che se ne accorgessero il porto delle nebbie e la sua combriccola. E ve ne diamo testimonianza per come abbiamo fatto in tutti questi lunghi anni.

Amaco: le avventure di “Pinocchio” Posteraro

Siamo un gruppo di lavoratori Amaco, stanchi delle continue e patetiche bugie rilasciate a mezzo stampa dall’ amministratore unico Paolo Posteraro. Ha cercato in modo maldestro di dare la colpa di una sciagurata e vergognosa gestione al Covid, al caro carburante e alla contrattazione integrativa dei dipendenti. Dichiarazioni alle quali è seguita la reazione (STERILE) di una sola sigla sindacale (Faisa Cisal), mentre tutte le altre sigle (Cgil, Cisl, Uil, Confail e Ugl) sono state messe a cuccia dal loro padrone (POSTERARO appunto) al di là della tragicomica assemblea permanente messa in piedi in tutta fretta per salvare la faccia.

Ci saremmo aspettati almeno delle scuse da parte di Posteraro, per come ha distrutto un’Azienda che fino a prima della sua nomina era quantomeno dignitosa, a tutti quegli utenti che pagano mensilmente l’abbonamento e che giornalmente vedono ridurre sempre di più le corse degli autobus o addirittura se le vedono cancellate, come quelle del sabato pomeriggio a Casole Bruzio, Donnici, Fiego, Iassa, Badessa, Diodato, Tenimento, Bosco, Serra Soprana, Piscopani, Gergeri.

Ci saremmo aspettati delle scuse nei confronti dei propri dipendenti per tutte le prese in giro, per le promesse – fatte anche per iscritto – di erogare le spettanze dovute, e ancora inevase, e la considerazione di come gli stessi dipendenti sono costretti giornalmente a svolgere il proprio lavoro con bus sporchi e obsoleti, mettendo a rischio la propria incolumità e quella dei viaggiatori.

Niente di tutto questo è avvenuto. anzi la pandemia a suo dire è una delle cause della crisi economica aziendale,ma non è cosi, perché durante la pandemia i lavoratori tutti (tranne pochi intimi amici degli amici) sono stati collocati in cassa integrazione e il servizio è stato svolto al 30% nonostante la Regione abbia erogato i contributi al 100% più il 20% per la perdita degli incassi oltre a  tutti gli aiuti erogati dallo Stato durante l’emergenza. Perciò, oltre a non aver pagato gli stipendi a tutti i dipendenti (lo ha fatto l’INPS con conseguenze catastrofiche nei bilanci familiari) ha avuto un sostanziale risparmio sui consumi giornalieri…  E dunque  ci chiediamo: che fine hanno fatto questi soldi ?

Altra causa della crisi viene attribuita al caro carburante, da poco iniziato, che comunque  sarebbe stato a nostro avviso ovviato da una drastica riduzione del servizio. Ci sarebbe poi da chiedersi: come mai con un impianto di metano di proprietà Amaco si è costretti a rifornire gli autobus all’esterno ?

Inoltre, il signor Posteraro ha cercato di screditare i propri dipendenti parlando di una fantomatica 15^ mensilità che sarebbe concausa della crisi, ben sapendo che la somma da erogare è frutto di accordi aziendali e di prestazioni aggiuntive, ignorando  però: le decine e decine di consulenze esterne date dallo stesso agli amici degli amici per decine di migliaia di euro, il costo dell’affidamento a ditta esterna per oltre un milione e mezzo di euro per la manutenzione dei pochi bus rimasti in circolazione e l’affidamento a ditta esterna per la VTV al costo di decine di migliaia di euro.

Ci saremmo aspettati un atto di solidarietà  verso i propri dipendenti messi alle strette dal trascorso pandemico, passato in cassa integrazione e costretti a fare salti mortali per arrivare a fine mese per i continui rincari, invece  sono stati convocati i sindacati, ai quali è stato prospettato un nuovo periodo di cassa integrazione e la disdetta/revoca del contratto integrativo ai lavoratori.

Ma capiamo  che una persona che festeggia in Maserati e stappa Moet & Chandon per l’ennesimo incarico (una consulenza) affidatogli da Ferrovie della Calabria per la cifra di centoquarantamila euro, oltre a quelli percepiti in Amaco, non  può preoccuparsi di quattro straccioni che lavorano per un decimo del suo compenso.

A Cosenza si dice che  l’abbuttu un crida aru diunu.

Lettera firmata