Lettere a Iacchite’; “Cosenza, grazie a chi ha fatto crescere l’ambulatorio popolare di via Gaeta”

Nel mezzo del cammin di nostra pandemia, mi ritrovai di fronte due dottori…

Il sistema sanitario nazionale e regionale lo conosciamo tutti, purtroppo. Lo conoscevamo bene già prima di marzo 2020. Ognuno di noi ha almeno un parente o un amico costretto a viaggi della speranza, fosse anche per una semplice tendinite. Il Covid ha ovviamente aggravato una situazione già di per sé critica. Tutti noi abbiamo vissuto mesi drammatici, che ci hanno messo di fronte alla strutturale assenza delle istituzioni. In questo lungo e difficile periodo, le emergenze sono state affrontate quasi esclusivamente da volontari, da persone che si sono messe in gioco, rischiando in prima persona, per non lasciare solo nessuno. Ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza in prima linea, di vedere in faccia, giorno dopo giorno, la sofferenza degli ultimi. Di quelli che poi, in genere, diventano statistica e restano lì. Arrivi a sapere quasi tutto di loro, li puoi quasi vedere uscire dai dati ufficiali. Ti mancheranno solo i loro occhi che ti guardano senza sapere come ringraziarti per quello che gli hai appena consegnato. Quello che non è quasi mai una busta di spesa, un pasto caldo o un altro bene di prima necessità.

In questi mesi, però, non siamo rimasti mai completamente soli. Oltre ai nostri concittadini, anche emigrati, che ci hanno sempre dato sostegno morale e materiale, abbiamo avuto la fortuna di incontrare un manipolo di folli sognatori come noi. Personale sanitario, di ogni ordine e grado, civile e militare. Nulla di nuovo? L’intera nazione ha applaudito alla loro dedizione e abnegazione (applausi e basta, nella maggioranza dei casi, perché, anche qui, le istituzioni continuano a latitare e risultano completamente inadempienti).

No, a Cosenza, questi professionisti sono andati ben oltre i loro compiti ordinari e straordinari. Lo scorso mese di maggio, infatti, di loro spontanea iniziativa, hanno deciso di contattarci per cercare una soluzione che permettesse di vaccinare le persone senza fissa dimora della nostra città. Siamo partiti così, 4 persone in una macchina con una dozzina di dosi di vaccino. Credevamo che sarebbe nata e morta lì, e tanto bastava a renderci fieri. Poi, invece, abbiamo incontrato la difficoltà. E la abbiamo affrontata, e superata, insieme. Grazie alla loro disponibilità, negli scorsi mesi l’ambulatorio popolare di via Gaeta è diventato un mini centro vaccinale. Una punta di diamante della nostra città, sconosciuta ai più perché situata in una zona povera e abbandonata, dove la percentuale di non residenti è così elevata da apparire irreale, e diventata il centro operativo che ha permesso di vaccinare oltre 250 persone che altrimenti non sarebbero riuscite ad immunizzarsi.

È giusto e importante raccontare queste iniziative e rendere merito a chi, negli ultimi mesi, ha sostenuto fattivamente l’intera città, aiutando chi non aveva gli strumenti a far valere i propri diritti. Primo fra tutti quello alla salute.

Grazie a Greta, a Patrizia a Matteo, a Sisto e tutto lo staff dell’Usca di via degli Stadi, che sono arrivati nel cuore della città e di tutti i suoi abitanti.

Gaetano, volontario La Terra di Piero e Cosenza Solidale