Lettere a Iacchite’: “Cosenza, pronto soccorso: cronaca di una morte annunciata”

Cronaca di una morta annunciata!

Mi chiamo Giuseppe e voglio che tutti sappiano l’odissea sanitaria che ha dovuto subìre mia madre.

Accadeva che, in  data  28 giugno  mia  madre, donna di 79 anni autosufficiente, affetta da demenza  senile  grave  nonché  da  Alzheimer iniziava a vomitare, notavo una  tensione muscolare del suo viso con tanto di successiva stortura e notavo lo sguardo perso nel vuoto, preoccupatissimo del degenerare del suo stato di salute, decidevo di contattare il 118.

Tengo a precisare che, mia madre, non era assolutamente affetta da infezione da sars covid 19.

Il  medico del  118 dopo  una  breve visita sulla persona di mia madre consigliava  il ricovero in ospedale.

Mia madre veniva portata in ambulanza ed io, mia sorella e altri familiari seguivamo l’ambulanza con la nostra autovettura; giunti sul posto, l’accesso in pronto soccorso ci veniva  precluso, nonostante  facevo presente di essere il tutore  e da qui inizierà  la  terribile odissea che si concluderà con il suo decesso.

Mia madre veniva sottoposta a tampone per verificare se fosse positiva all’infezione da covid sars 19 ma fortunatamente  l’esito risulterà essere negativo.

Una dottoressa di turno in pronto soccorso con la quale faticosamente riuscivamo ad instaurare un contatto, vista la totale impossibilità ad accedere presso il plesso sanitario causa covid, affermava  che, nostra madre  non  poteva  essere sottoposta alle cure del caso poiché essendo ipotizzabile ( secondo lei ) che, era in corso un’ischemia cerebrale, la terapia da sottoporre avrebbe potuto causare danni ulteriori alla salute della stessa in quanto, poteva essere colpita da emorragia.

Dopo di ciò  rimanevamo  fuori dal pronto soccorso in attesa che, qualche sanitario venisse a delucidarci sulle condizioni di salute di mia madre ma, nulla accadeva.

Il giorno successivo, 29 giugno, in mattinata ci recavamo presso il pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza e, non essendoci controlli all’ingresso, riuscivamo ad entrare e lo scenario che si prospettava ai nostri occhi era semplicemente desolante e disastroso: trovavamo  nostra madre sulla stessa barella del giorno precedente, accanto a lei due signori  anche  loro sulle barelle senza alcun distanziamento, senza dispositivi di protezione, barelle attaccate le une alle altre e notavamo la totale assenza di personale sanitario che prestasse  cura  e assistenza ai pazienti.  Mamma  era con gli occhi chiusi come se non fosse cosciente, la chiamavamo ma nulla. Dopo molto tempo parlavamo con una dottoressa la quale ci diceva che, stavano cercando un posto presso l’Ospedale Civile di Santa Barbara di Rogliano, posto che si  liberava il giorno successivo e fino ad allora mia madre restava sulla barella sempre nel corridoio del pronto soccorso.

Mia madre, quindi veniva trasferita da Cosenza a Rogliano in ambulanza del 118.

In questa angosciante giornata io e i  familiari iniziavamo a notare un evidente peggioramento dello stato di salute di nostra madre: infatti giunta a Rogliano, io salivo in ascensore con lei e altro personale sanitario e direttamente notavo un affaticamento nella respirazione, una forte disidratazione, labbra secchissime.

Di lì a poco, arrivava il medico di turno che inizialmente mi diceva che mi avrebbe fatto sapere qualcosa dopo l’analisi della documentazione sanitaria. Facevo presente a questo medico che, io ero il tutore di mia madre poiché lei era titolare della legge 104 e quindi a seguito di ciò, chiedevo di poter rimanere vicino a lei ma mi veniva comunque negato l’accesso, il che mi lasciava senza parole e alquanto perplesso..!!

Dopo poco, lo stesso medico affermava che forse mia madre era in quello stato perché a suo dire, la stessa poteva avere un tumore all’encefalo.

Sconfortato dalla  totale incertezza e insicurezza delle informazioni datemi, rientravo a casa ma sempre più preoccupato  poiché il  peggioramento dello stato di salute di mamma era evidente.

La  mattina dopo ( 1 luglio ) all’ingresso del pronto soccorso, trovavo un vigilantes che non mi consentiva di entrare causa problemi di covid e non riuscivo neanche ad avere notizie su come stesse mia madre.

Il giorno dopo ( 2 luglio ), l’Asl di Rogliano mi contattava e mi diceva che mamma era risultata positiva al covid  quando, tengo a precisare che mia madre quando è stata ricoverata presso il pronto soccorso del nosocomio di Cosenza era negativa cosi come lo eravamo noi in casa prima del suo ricovero

Chiedevamo spiegazioni  su  come  fosse stato possibile  che nostra madre si fosse infettata ma nulla ci veniva risposto, piuttosto ci rispondevano che da lì a poco sarebbe stata trasferita presso il Policlinico Maeter Domini di Germaneto poiché il Santa Barbara di Rogliano non aveva reparti attrezzati in tal senso.

Giunta, dopo tre ore di viaggio in ambulanza,  al Policlinico citato, mia madre veniva ricoverata presso il reparto di malattie infettive.

Successivamente  nel tardo pomeriggio  venivo  raggiunto  telefonicamente sulla mia utenza cellulare dal dottore di turno il quale chiaramente  mi diceva che mia madre, non stava bene, che era arrivata in condizioni disperate e che sospettava un’infezione al sangue.

Il dottore, gentilmente, mi chiedeva se fosse allergica a qualche antibiotico perché voleva procedere alla somministrazione di terapia antibiotica, io rispondevo che non mi risultava nulla in questo senso.

Nella notte del 3 luglio, intorno alle ore 1:15  squillava il mio cellulare e vedendo l’ora, l’angoscia e l’ansia la  facevano da padrone e dall’altro capo del telefono, purtroppo una voce maschile mi diceva che mamma era passata a miglior vita.

Angoscia, senso di solitudine profonda, rabbia, paura sono tutte sensazioni che hanno invaso la mia persona e mi sono chiesto perché mia madre non c’è più, perché mia madre è morta??

Ho visto tanta disattenzione, tanta incuria nei riguardi di mamma.

Ho visto una lesione nella dignità umana forse solo perché anziana? Abbandonata a sé stessa in pronto soccorso a Cosenza per 48 ore, lasciata su quella barella senza alcuna attenzione e a me, che, in qualità di suo tutore, mi è stato ripetutamente negato l’accesso.

Io e i  miei  familiari  siamo stati testimoni  diretti della totale assenza di coscienza e umanità di alcuni degli appartenenti al personale sanitario, siamo ben cosci del fatto che siamo ancora in piena emergenza sanitaria ma non per questo per dire che una persona è anziana merita  tanta disattenzione.

Abbiamo voluto raccontare per il tramite di Iacchitè, la nostra personale e tristissima vicenda  che  ci ha colpiti perché è inammissibile che ad oggi, si verifichino episodi di  questa portata e, che mettono in evidenza, falle nel sistema sanitario.

Oggi ci troviamo senza il punto di riferimento più importante della nostra vita e non sappiamo perché.

Giuseppe Nicoletti