Lettere a Iacchite’: “Ovodonazione. Io discriminata perché donna calabrese”

Buongiorno direttore,

sono qui a raccontarle la mia storia perché spero che mi spossa aiutare a smuovere la burocrazia e le coscienze politiche ed etiche dei calabresi. Sono una donna di 45 anni reduce da problemi di salute che non mi hanno consentito di avere un figlio (ho scoperto di avere un tumore all’endometrio che dopo lunghe cure per fortuna e grazie a Dio è quasi solo un ricordo).

Ho provato a fare nel 2018 una fecondazione omologa a Bergamo ma i miei due transfer sono andati male. A causa del mio problema non posso fare altre stimolazioni ormonali e poi alla mia età non è consigliabile tentare ancora con omologa, per cui ho deciso di passare all’ovodonazione.

In Italia l’ovodonazione può essere fatta in convenzione in alcune strutture che però prendono come punto di riferimento i requisiti richiesti dalle singole regioni ed è qui che arriva una violazione dei miei diritti solo perché calabrese.

Molte regioni d’Italia consentono di procedere a tecniche di pma omologa ed eterologa fino ai 46 anni e nella regione Veneto addirittura fino ai 50 anni, in Calabria invece fino ai 43 anni, il che significa che se voglio fare un’ovodonazione dovrò rivolgermi ad un centro privato i cui costi si aggirano intorno agli 8-10 mila euro e non posso avvalermi del SSN e pagare semplicemente un ticket di 500 euro.

Le sembra giusto che oltre alla sfortuna di non poter avere un figlio naturalmente io non possa neppure avere la possibilità di provarci come possono invece fare le donne sarde, lombarde, venete, emiliane? Perché io, insieme a molte altre donne, dobbiamo pagare scelte sconsiderate di chi ha predisposto un piano dei LEA discriminante per chi ha problemi come il mio? Perché io non devo avere le stesse possibilità che hanno le altre donne italiane, la Calabria è forse Stato a se? So benissimo che la sanità dipende dalle regioni ma non posso accettare un simile stato di cose. La nostra regione è già abbastanza martoriata, è una delle regioni più povere d’Italia ma le calabresi sono costrette a pagare fior di quattrini per realizzare il sogno della maternità. Io amo la mia terra ma oggi più che mai maledico di essere nata  qui. Spero voglia ascoltare il mio grido e spero voglia aiutarmi a farlo sentire forte.

Lettera firmata