Lettere a Iacchite’: “Rende, a noi del concerto-pagliacciata non ce ne frega(va) niente”

Caro iacchite’,
seguiamo sempre con interesse quello che pubblichi e abbiamo letto sul tuo sito le notizie sul concerto di Capodanno a Rende. Volevamo farti sapere che hai tutto il nostro appoggio nel rivelare all’opinione pubblica le schifezze e gli accordi che volano sulla testa delle persone inconsapevoli, considerato che il sindaco e la sua corte stanno facendo di tutto per fare diventare Rende come Cosenza, cioè il regno dell’inutile.
Per strada ci sono buche che c’entra una macchina, i lampioni funzionano uno sì e l’altro no, il commercio fatica a reggere la botta e non puoi manco camminare per strada che inciampi in una radice.

Insomma, non ci sono mai soldi per le cose importanti.
In tutto questo, l’unico pensiero del magnifico sindaco e di tutti i suoi assessori e assessoresse è intitolare piazze ai propri parenti, dare cittadinanze onorarie aggratis per i fessi e ovviamente ingaggiare nani e ballerine, questa volta sotto forma di festeggiamenti per Natale.

L’ultimo concerto si è tenuto lunedì (lunedì chissenefrega, tanto non lavora nessuno…) scorso e poiché a Rende tutti sanno che c’è poco spazio (stadi, parchi, piazze evidentemente non vanno bene) hanno chiuso addirittura una strada nel centro  di Commenda, rompendo le scatole a migliaia di persone che cercano nonostante tutto di mandare avanti la propria vita quotidiana.
Gli spettatori del fantastico evento erano non più di UNA VENTINA, c’era più gente sul palco che sotto!!!
Considerato che il concerto è costato CENTOMILA EURO, fanno CINQUEMILA EURO A SPETTATORE.

Vorremmo fare sapere al sindaco e alla sua compagnia di giro che ai rendesi non frega niente di queste pagliacciate, che chi vuole andare a un concerto si compra un biglietto e ci va e che tutti hanno capito che organizzare concerti per la popolazione è solo una scusa per farci mangiare sopra qualcuno.

Ti ringraziamo perché sei l’unico giornale che non si fa passare veline ma cerca e pubblica la verità, ci scusiamo se non ci firmiamo singolarmente perché, come poco tempo fa ha provato sulla sua pelle il tuo collaboratore, “questi menano”.

Un gruppo di rendesi sgomenti ma resistenti