L’intramontabile Dario, la Orrico e gli scempi di Occhiuto a Cosenza (di Margherita Corrado)

di Margherita Corrado, senatrice M5s

Le esultanze ‘di genere’ non mi appartengono ma da calabrese plaudo all’ingresso nell’esecutivo della deputata cosentina Anna Laura Orrico, neo-sottosegretario del M5S al Ministero per i beni e le attività culturali.

A chi si rammarica che la rappresentanza calabrese non afferisca ad un dicastero più rispondente ai bisogni primari della regione (sanità, trasporti, agricoltura), rispondo che in Calabria anche la cultura è in crisi, anzi in codice rosso. L’emergenza culturale è la sola, in verità, ad avere oggi gli stessi toni drammatici in tutto il Paese, dato che stride con i profili delle due sottosegretarie appena nominate, adatti invece ad una placida navigazione e scelti ad hoc per il Franceschini-bis proprio come, a suo tempo, furono scelti quelli del Franceschini-1, con opaca performance di un’altra calabrese.

Non poteva essere altrimenti, del resto, dal momento che, se il governo di allora era a trazione PD, il regista della trattativa che ha condotto alla nascita dell’attuale e ne ha disegnata la struttura è appunto l’intramontabile Dario, pronto a servirsene, pontifex redivivo e ormai rodato, come trampolino verso il Quirinale.

Per come l’ha modellato a sua immagine, sarebbe opportuno adottare in luogo di MiBAC la dicitura Ministero dello Spettacolo. Ma che si tratti di uno spettacolo assai poco decoroso, fatto di sudditanza dei tecnici ai desideri dei politici e, peggio, di progressiva sostituzione dei primi con incompetenti disponibili a ricoprire ovunque ruoli ancillari, lo testimoniano la Capitale e tutte le città e paesi d’Italia.

Foto di ERCOLE SCORZA

In omaggio all’on. Orrico, basti esaminare il caso di Cosenza. Se riterrà di occuparsi anche di beni culturali e paesaggio, oltre che attenersi alle deleghe (innovazione, cinema e turismo), non potrà non chiedere, ad esempio, alla Direzione Generale ABAP condotta oggi dalla dott.ssa Galloni, di informarsi presso la Soprintendenza territoriale su come si concili l’inerzia di quell’Ufficio con l’insussistenza dell’autorizzazione, ammessa dal Soprintendente in persona, per la pavimentazione di Corso Mazzini voluta dalla giunta Occhiuto, e ancora in esecuzione, nonostante vigano i vincoli paesaggistico e monumentale. Dovrà chiedere conto a nome dello Stato, dunque nell’interesse della collettività, di demolizioni condotte nel centro storico e nel suburbio, come la distruzione di un palazzo presso Piazza della Riforma, ricostruito poi di sana pianta (con nascita di un supermercato), o la trasformazione di alcune finestre in porte nello storico Palazzo Mollo, o il recentissimo abbattimento del settecentesco Casino dei Conti in loc. Commenda di Rende, tutte operazioni autorizzate dalla Soprintendenza senza adeguamento del PSC al QTRP, dunque in mancanza del regolamento operativo previsto dal secondo e del conseguente studio del territorio teso ad identificare e tutelare beni rilevanza paesaggistica e architettonica.Sapere che simili scempi avvengono in tutta Italia, senza che la Calabria debba vantare i consueti tristi primati, non mi consola. Soprattutto, non attenua il sentimento di riprovazione per un modo di gestire il patrimonio culturale che ha inteso farne una merce tra altre merci, negandone quindi la peculiare natura di bene terzo (né pubblico né privato in senso classico), e come tale l’ha legato al turismo, a quella T di cui il neo-già-Ministro sembra disporre a suo piacimento.

Del resto, in un Paese in cui la comunicazione di un contenuto è più importante del contenuto stesso, non può mancare un ‘Ministero della distrazione’ fatto di intrattenitori professionali che cantino a cappella le lodi del Supremo mentre la memoria della comunità nazionale e del suo territorio si sgretola sotto i loro piedi.