L’Italia “melona”: no al reddito di cittadinanza come dice mammà

(DI ANTONELLO CAPORALE – ilfattoquotidiano.it) – Con la pancia già piena di voti ma ancora affamata, Giorgia Meloni ha lasciato che il doppio colpo, l’uno-due da assestare a grillini e sinistra – abolizione del Reddito di cittadinanza e presidenzialismo – nascesse quasi in famiglia, divenisse lessico familiare. Questione dibattuta intra moenia e già deliberata, conclusa, condivisa. Resta al Parlamento ora approvare.

Cosicché la mamma di Giorgia, Anna Paratore, ha definito una “vergogna” il reddito. “Spero che Giorgia elimini la vergogna di dare il reddito ai diciottenni – ha detto intervistata da Vanity Fair – che prendono soldi per stare a casa a giocare ai videogiochi e dia questi soldi ai malati, agli anziani che non arrivano a fine mese e a chi ne ha davvero bisogno. Non a chi non ha voglia di lavorare”.

Tra la mamma di Giorgia e il lancio del secondo annuncio, questa volta a firma del cognato di Giorgia, il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, la nota intimistica di due sere fa di Marianna, la sorella di Giorgia. Affiatatissima e super impegnata a guidare il team presidenziale, ha rivelato “l’ansia e le notti passate in bianco” della premier in pectore pensando all’Italia, ai suoi problemi e al destino di noi tutti.

È questa ansia da prestazione che adesso, con la forte investitura popolare, sale di tono e affronta le curve pericolose della prima esperienza governativa. Perciò è al cognato, forse per vedere l’effetto che fa, che Giorgia fa dire: “Il reddito va cancellato”. Non che lei non abbia formalizzato, con uguale gravità di tono ed estrema decisione, l’odio assoluto verso questa misura che ha fatto la fortuna dei 5stelle ma, c’è da aggiungere, ha risolto un po’ di problemi a parecchi connazionali in braghe di tela. Vediamo l’effetto che fa, avrà pensato Giorgia. E subito ha potuto verificare. Infatti, ecco Giuseppe Conte: “Troverà noi sulla sua strada a sbarrarle il passo. Diciamo e ripetiamo che si può migliorare il sistema, ma che il reddito ha salvato dalla fame e dalla povertà assoluta milioni di concittadini. È una misura di dignità. Si vergogni chi parla di spreco o di voto di scambio”.

Non essendo trascorse le ventiquattr’ore, che sarebbe il tempo necessario a capire – per ciascuno dei protagonisti – la dimensione della vittoria e della sconfitta, e il trasferimento, dai voti ai seggi, di quel che la vittoria o la sconfitta significano, e già fuoco alle polveri! Neanche il tempo di fare due conti, di abbracciarsi per esultare o piangere, che Lollobrigida, cognato della futura premier, ha aggiunto: “La Costituzione ha 70 anni. È un po’ vecchia”.

Mai è mancata alla Meloni, negli anni della sua attività politica da protagonista, di issare vessilli al presidenzialismo. E oggi come non mai, Meloni che è testarda e ambiziosa, deve assolutamente provare a far capire che la fiamma tricolore arde a Palazzo Chigi. “Ma è proprio sicura che con la crisi economica e i guai che ci attendono in autunno, la riforma costituzionale sia una necessità? Non si arrischiasse a forzare la mano, diciamo solo questo”. Di nuovo Conte che, con il Pd inebetito per la mazzata subita e quindi inerte, chiuso nella grande prova della sconfitta, nel gioco mortale delle correnti, prende le redini dell’opposizione e tinge di rosso, ora che quella di Draghi è sparita, la propria agenda: “È progressista e democratica”.

In Parlamento comunque, anche al di là dei confini larghi della maggioranza, Meloni sa dove pescare e cosa offrire. Matteo Renzi inneggia da anni al cosiddetto “sindaco d’Italia”, una figura presidenziale molto vicina a quella meloniana. E da lì, scavando, la destra troverà, ne siamo sicuri, altri compagni di strada.

Certo, sarà dura trovare concordi i due terzi del Parlamento, ma non è un problema. Basta e avanza giungere al referendum popolare. Un modo anche efficace per far dimenticare le bollette, la guerra e gli altri guai.