Longobucco/2, guerra tra bande (politiche): il generale Graziano, De Simone, il prete e Smurra

A Longobucco è scoppiato lo scandalo. Il PD, dopo aver vinto le elezioni per una manciata di voti, è stato beccato con le mani nella marmellata. Qualcuno ha registrato il fratello dell’assessore uscente Davide Federico, tra l’altro vicesindaco designato del neoeletto Giovanni Pirillo, mentre chiedeva voti ad una giovane donna in cambio di buoni mensa e di un interessamento per un posto di lavoro. Una registrazione che è andata a finire su Il Fatto Quotidiano ed ha inguaiato seriamente il centrosinistra. Che oggi è ancora più inguaiato perché si è scoperto che l’ineffabile consigliere regionale Giuseppe Aieta aveva promesso di inserire nella sua struttura alla Regione il figlio del sindaco ed è finito indagato per corruzione…

Ma questo non vuol dire che chi ha perso le elezioni sia uno stinco di santo. Tutt’altro. La coalizione che ha perso – se possibile – è ancora peggio di quella che ha vinto. Soprattutto perché c’è la longa manus di uno dei politici più impresentabili della Calabria ovvero il generale Giuseppe Graziano, consigliere regionale prima cacciato e ora rieletto (anche se non è stato ancora proclamato), trasformista della peggiore specie, difficilmente collocabile vista la sua “straordinaria” trasversalità (intesa chiaramente in senso ironico…). 

Il vero dominus della politica rossanese era proprio lui, Giuseppe Graziano detto “il generale” (perché era ufficiale del Corpo Forestale), ufficialmente consigliere regionale di Forza Italia ma nella pratica deus ex machina di un movimento, “Il Coraggio di cambiare l’Italia”, che altro non è che un ricettacolo di affari e interessi inconfessabili e che raggruppa farabutti della peggiore specie. Graziano, in sostanza, è un politico trasversale e… senza fissa dimora. Che oggi dice sì a Mascaro, realizzando addirittura un accordo “ufficiale” tra PD e Forza Italia e domani già lavora per “farlo fuori”, come in effetti è accaduto. Tuttavia, prima di essere rieletto alla Regione con l’Udc (altro carrozzone di riciclati e impresentabili), è stato anche clamorosamente trombato alle elezioni di Corigliano-Rossano, dove la sua “gioiosa macchina da guerra” di 13 liste è stata stracciata da Flavio Stasi. Una goduria immensa…

Forte della sua carica politica, ma anche della concomitante appartenenza al ruolo forestale, il Graziano esplica una intensa attività persuasiva non solo attraverso promesse di posti di lavoro, snellimenti di pratiche, concessione di contributi, ma anche “acquisti” di pacchetti di voto. In particolare, utilizza numerose società nelle quali detiene partecipazioni, con interessi nel settore della gestione ambientale, della vigilanza e così via.

Giuseppe Graziano

Numerose persone sono state tratte in inganno, in concomitanza delle elezioni regionali del 2014, con assunzioni di 2/3 mesi, appena il tempo di assicurare l’elezione del Graziano, per poi vedersi licenziate, anche dopo aver sostenuto ingenti costi per l’accessoriamento (ad esempio guardie giurate che hanno dovuto acquisire porto d’armi, armi e divise a proprie spese).

Il Graziano dispone di notevoli quantità di denaro, che in molti ritengono possano provenire da attività di riciclaggio. E’ stato infatti per quasi 5 anni direttore generale del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria (governatore Agazio Loiero).

Dalle dichiarazioni, nonché da numerose denunce, di tale Antonio Ferrante, emerge un quadro impressionante sull’entità delle risorse finanziarie che il Graziano avrebbe accumulato in quel periodo, frutto – secondo il Ferrante – delle tangenti percepite a fronte delle innumerevoli autorizzazioni ambientali per impianti fotovoltaici, eolici, discariche, depuratori e così via.

Il Ferrante racconta, ancora, di legami abbastanza frequenti, sempre per le autorizzazioni ambientali che Graziano dispensa, con numerosi ambienti criminali di quasi tutta la Calabria. In particolare cita l’autorizzazione di un parco eolico in provincia di Crotone, in capo ad una cosca locale, numerosi parchi eolici nella provincia di Catanzaro alle famiglie Sgromo-Speziali (proprio quelli che hanno fatto affari anche con Calabria Verde) a fronte di elevatissime somme di denaro, nonché di numerosi impianti rinnovabili e discariche in provincia di Cosenza.

sito-discarica-scala-coeliNello specifico fa riferimento alla vicenda dell’autorizzazione alla discarica di Scala Coeli, realizzata da una società con sede a Rossano (la BIECO), della quale si era interessata anche la cosca locale per ottenere l’autorizzazione.

Sempre secondo il Ferrante, il Graziano prima trattò con la cosca Acri-Morfò. a fronte del pagamento di un importo di 100mila euro per contanti, per poi restituirli, come riferito dallo stesso Ferrante, in cambio dell’acquisizione di una quota societaria del 40% in capo a un suo fiduciario.

Un capitolo a parte è poi dedicato agli impianti per la produzione di energia da biomassa o per la produzione di pellet, legna da ardere, cippato ecc. per i quali il Graziano ha esercitato la doppia attività di soggetto autorizzatore (per il ruolo regionale di direttore generale del Dipartimento Ambiente) nonché di alto dirigente regionale del Corpo Forestale, attraverso il quale utilizzava ditte conniventi per le concessioni nonché il taglio abusivo di grandi estensioni boschive.

In particolare, il territorio cosentino è stato ampiamente depredato dal taglio abusivo di boschi. Attraverso l’appoggio di alcuni marescialli del Corpo Forestale, sono stati illecitamente disboscati migliaia di ettari nei Comuni di Bocchigliero, Rossano, Longobucco, Acri ecc., da parte di consorterie criminali locali e sempre con la connivenza ed il supporto di ufficiali e guardie forestali al servizio del Graziano, il cosiddetto “generale”.

Insomma, un’azione criminale a vasto raggio che ha consentito al Graziano non solo di drenare enormi quantità di denaro derivante da tali attività, ma anche di controllare consistenti pacchetti di voti in tutti i comuni con forte presenza di ditte boschive e guardie forestali, che gli hanno consentito di essere il più votato della provincia di Cosenza tra le liste del centrodestra (oltre 9.000 voti) e tutto ciò alla sua prima candidatura in assoluto.

Bene, il caro generale ha scelto come suo “cavallo da corsa” a Longobucco Emanuele De Simone e ha fatto campagna elettorale a tavoletta, con cene, pranzi, comizi, promesse di posti di lavoro e chi più ne ha più ne metta. Ad aiutarlo c’è persino il parroco del paese, tale don Pompeo Tedesco, che dev’essere uno che capisce subito chi è il più forte… Basti pensare che qualche tempo fa, per aver fatto la stessa cosa a Caloveto, è stato (giustamente) allontanato.

Molti lettori ci hanno segnalato fotografie al limite della decenza, con Graziano, il parroco e l’aspirante sindaco immortalati insieme ai rappresentanti di quelle ditte boschive, che con i loro intrallazzi hanno creato il dissesto finanziario a Longobucco.

Tra i sostenitori di De Simone e dell’immarcescibile generale, c’è anche un altro noto e famoso signorotto dello Jonio ovvero Gerardo Smurra, deus ex machina della Simet, potentissima e intrallazzatissima azienda di trasporti di Rossano. E si vocifera che a Longobucco si veda spesso e volentieri anche quell’altro “galantuomo” dell’avvocato Gaetano Pignanelli, capo di gabinetto di Palla Palla alla Regione, grande esperto di tagli di alberi… e a Longobucco di alberi – come abbiamo visto – ce ne sono a bizzeffe…

Ma torniamo al curato ovvero a don Pompeo. Dopo aver accuratamente scelto il candidato a sindaco a cui affiancarsi, Emanuele De Simone, inizia così la sua missione casa per casa (attenzione, solo quelle in cui sapeva o sperava in un riscontro politico positivo), e in occasione della annuale benedizione delle case, dà sfogo a tutta la sua verve lasciando volantini elettorali a destra e a manca, concludendo la preghiera di benedizione della casa e della famiglia con un esplicito invito a votare per questo o per quell’altro candidato. Ecco che a Longobucco non tutte le famiglie sono degne di ricevere la benedizione della casa, per cui qui la benedico, qui no, e i poveri chierichetti, che per la giovane età non sanno a quale portone è vietato bussare, si prendono i suoi cazziatoni quando sbagliano scala.

Non è casuale quindi la scelta del candidato a sindaco a cui dare la propria protezione, il curato infatti, usa circondarsi sempre di gente “perbene”, implicata in qualche atto volto a portare alle casse ecclesiastiche un prestigio di tipo economico. Ricordando i fatti che vedono De Simone, coinvolto nella precedente legislatura in una serie di tagli abusivi nei boschi del comune di Longobucco, occorre notare un altro piccolo particolare e citare un personaggio famoso a Longobucco quando si tratta di cose poco chiare.

IL FACCENDIERE DI LONGOBUCCO 

Per introdurlo occorre dire che esiste a Longobucco da tempo immemore la Confraternita del Santissimo Sacramento, istituzione a se, indipendente dal parroco di turno, a cui da legislatura appartengono possedimenti boschivi del comune, per cui se non regolamentata accuratamente diventa un bocconcino prelibato su cui mettere le mani.

Proprio sulle somme di denaro derivanti dalla vendita di taluni possedimenti sopra citati, anni or sono riuscì a mettere le mani un faccendiere, allora confratello, che utilizzò buona parte dei fondi appartenenti al Sacramento per dare sfogo ai suoi “bisogni”, all’epoca infatti egli aveva l’importante appoggio del fratello prete, e poté fare perciò man bassa di quanto gli veniva sotto mano, boschi, legnami, e chissà cos’altro. In seguito a provvedimenti disciplinari inter nos, venne allontanato dai poteri ecclesiastici, con un decreto che gli impediva di rimettere piede nuovamente nella confraternita.

Ma come mai abbiamo parlato di questo personaggio? Politicante di prima repubblica, che senza problemi cambia schieramento politico come una bandiera al vento, ieri esultava per l’elezione dell’attuale sindaco Luigi Stasi ed oggi lo attacca senza riserve. Perché? COSA NON GLI HA CONCESSO?

Il faccendiere di cui sopra, fin dai tempi dell’insediamento del prelato, è un suo attivo sostenitore in quanto, dopo essersi battuto il petto contrito, ha cercato comunque e in ogni modo di ritornare al comando, e se non ha potuto farlo direttamente, ha utilizzato il metodo del “puparo”, riuscendo così a rientrare pienamente anche lì dove era stato malamente allontanato. Ecco infatti che ora nella Confraternita è presente a pieno titolo un suo “pupo”, che da poco ha assunto il ruolo quanto meno marginale di Priore della confraternita, la cui elezione è avvenuta in condizioni alquanto particolari, senza il benestare della maggioranza dei confratelli e non solo, senza che la maggior parte di questi ne fosse al corrente. Il vescovo di Rossano, monsignor Giuseppe Satriano, al corrente di tutto, approva con tacito assenso.

Ma veniamo al dunque per trarre una degna conclusione a tutti questi intricati rapporti, e come nelle più belle favole ecco che il LUPO e la volpe cercano di mettere in atto la loro strategia, già perché Don Pompeo, e la sua schiera di adepti, tra cui capobranco il solito faccendiere, sono attivi sostenitori del candidato a sindaco Emanuele De Simone, con l’appoggio del generale Graziano, insomma una cricca di gente che in quanto a tagli, boschi e illeciti ne sa e non poco; non è strano che il nome della lista sia Longobucco Arcobaleno, un nome appropriato in quanto a seguito di un disboscamento sfrenato, sicuramente l’arcobaleno si noterà meglio…

E non finisce qui…

2 – (continua)