Mafia-stato, anche il giudice Carla Del Ponte inchioda il “superpoliziotto” Contrada: “Tradì Falcone”

Carla Del Ponte conferma: “Tognoli fece il nome di Contrada”

Durante la puntata di Atlantide del 20 maggio scorso, il giudice (oggi in pensione) Alfredo Morvillo, fratello di Francesca (moglie di Giovanni Falcone, morta con lui nella strage di Capaci), aveva riferito al conduttore Purgatori di un personaggio, Oliviero Tognoli, all’epoca ricercato in Italia per narcotraffico, il quale, interrogato da Falcone a Lugano, fece cenno a quest’ultimo di un alto funzionario delle istituzioni come la persona che, di fatto, gli fece una soffiata sul suo imminente arresto consentendogli la fuga in Svizzera. Morvillo, però, nonostante le domande incalzanti di Purgatori, non disse il nome del funzionario durante la trasmissione.

Mercoledì sera il giudice Carla Del Ponte, ospite in diretta della trasmissione, colei che interrogò Tognoli prima di Falcone, ha raccontato l’episodio inerente Tognoli: “Oliviero Tognoli decise di farsi arrestare a Lugano perché diceva che lì la mafia non c’era. Lui sapeva di essere ricercato in Italia. – ha esordito la Del Ponte -. Però non voleva far sapere di essersi costituito quindi si parlò solo di arresto. Una delle prime domande che gli posi fu chiedergli chi l’avvertì di aver avuto un ordine di arresto in Italia, e lui mi disse che era vero di essere stato avvertito e a farlo era stato il funzionario di polizia e dei servizi segreti Bruno Contrada.

Per me non era nessuno, – ha continuato la Del Ponte – quindi presi l’informazione e la passai subito a Giovanni Falcone, col quale eravamo naturalmente in contatto perché io stavo bloccando a Lugano tutti i conti bancari di riciclaggio di denaro proveniente dai traffici di droga. Non glielo dissi al telefono – ha continuato il giudice svizzero – perché nel frattempo avevo oramai imparato che al telefono non si dicono certe cose. Quindi la prima volta che ci vedemmo a Lugano glielo dissi.

Rimasi sorpresa nel vedere Falcone non “sorpreso” che questo Bruno Contrada avesse avvertito Tognoli dell’ordine di arresto. Naturalmente voleva che Tognoli lo mettesse a verbale e lì Tognoli quando poi ci siamo incontrati tutti ha sempre rifiutato. Io ricordo che non gli aveva mai detto a Falcone che fosse Contrada, lo ha lasciato capire, intendere, perché naturalmente era in mia presenza e quindi era difficile negarlo però ripeto non l’ha detto spontaneamente il suo nome. O magari l’ha detto a lui. Perché devo dire anche è stata forse l’unica volta che vidi Falcone arrabbiarsi. Falcone non si arrabbiava mai quando interrogava, invece con Tognoli sì. Si arrabbio con lui perché praticamente negava l’evidenza. Sono passati molti anni ma credo che non ha mai verbalizzato che fosse Bruno Contrada, tant’è che andai io stessa a testimoniare a Palermo”.

“Su l’Addaura Falcone aveva escluso trattarsi di sola mafia”

Intervistata da Andrea Purgatori, il procuratore generale della confederazione elvetica Carla Del Ponte ha parlato anche del fallito attentato all’Addaura, avvenuto nel giugno 1989. Un episodio misterioso dietro al quale Giovanni Falcone confessò al giornalista Saverio Lodato, si celavano delle “menti raffinatissime”. “Di quella mattina del 21 giugno 1989 ricordo tutto. – ha detto il giudice – Il giorno prima avevamo terminato gli interrogatori di tutti i nostri accusati. Io ero a Palermo per interrogare i beneficiari di conti bancari in Ticino che avevo bloccato, avevo una montagna di soldi che dovevo poter confiscare. La mattina che dovevamo partire, la polizia è venuta a prenderci in albergo molto presto e siamo stati portati nell’ufficio di Giovanni Falcone in tribunale. Lì – ha raccontato la Del Ponte – venimmo a sapere cosa era successo”. Dalle indagini che sono seguite negli anni è emerso chiaramente che chi voleva eliminare Falcone sapeva che si trovava in villeggiatura in quei giorni e che in quell’occasione aveva deciso di scendere negli scogli a fare il bagno. Cosa che non era solito fare. Ma chi venne a conoscenza di questi programmi? E chi li riferì agli organizzatori dell’attentato?

Proprio la sera precedente a quel 21 giugno ’89, come ha riferito Carla Del Ponte, “c’era stata una cena” e in quell’occasione “Giovanni ci chiese di andare il giorno seguente a fare un bagno nella villa che aveva affittato. Eravamo solo noi a saperlo, io, Lehmann, Falcone e qualcun altro. Mi ricordo che poi dopo nell’istruttoria dell’inchiesta fatta, venne fuori che probabilmente era stato il gerente del ristorante dove abbiamo mangiato, che poi mi sembra sia stato ucciso, ad aver passato l’informazione”. Ad ogni modo la Del Ponte la mattina seguente alla cena chiese a Falcone “se non fosse per lui un problema se al posto di andare all’Addaura fossi andata a visitare la città che non avevo mai visto”. Questo cambio di programma, ha spiegato il giudice svizzero, “salvò la vita a me e a tutto il mio gruppo perché non ci siamo andati”.

Dopo l’attentato all’Addaura “parlammo con Falcone di quello che era successo”, ha continuato la Del Ponte. “Siamo stati portati da Falcone dalla polizia aspettando di poter andare all’aeroporto e prendere l’aereo e quindi abbiamo parlato. Ricordo che nel mentre lui ricevette diverse telefonate. Già lì usci – ha confessato la Del Ponte – la riflessione di Giovanni il quale diceva che non poteva essere stata solo mafia però non fece nessun nome, era solo molto preoccupato”.