Mafia-stato e Calabria. La rete finanziaria dei Piromalli e gli agganci con massoneria deviata e Vaticano

Stiamo pubblicando ormai da tempo alcuni stralci del libro-inchiesta di Francesco Forgione “Porto Franco: politici, manager e spioni nella Repubblica della ‘ndrangheta”. Dopo avere esaminato a fondo i rapporti tra il clan Piromalli e Marcello Dell’Utri per conto di Silvio Berlusconi, l’autore ci spiega la trasformazione della ‘ndrangheta e i suoi mille tentacoli che coinvolgono anche la magistratura e tutto il sistema che gira intorno alla Giustizia a Reggio Calabria. Roba che scotta e che si aggancia in maniera disarmante al caos delle toghe sporche di oggi. Compresi i traffici del Cavaliere e delle sue tv (non ultima la Rai…) con la massoneria, con il vecchio Psi e persino con il Vaticano, con la Calabria sempre protagonista.

Queste cose succedevano trent’anni fa, quando i siciliani piazzavano bombe in tutta Italia e quasi tutti pensavano che i calabresi erano solo quattro pecurari. E a loro andava bene: tutti parlavano della Sicilia, dei Corleonesi, delle trattative, e loro facevano quello che dovevano fare. Intanto era arrivato pure il porto e loro manco ci pensavano che la Sicilia ce l’avevano dall’altra parte dello Stretto, loro davanti c’avevano il mondo. Te ne accorgi quando li senti parlare al telefono e non capisci se sono gente tinta o manager, agenti di credito oppure operatori di borsa. Sarà che con titoli bancari, azioni e quote societarie avevano preso dimestichezza da almeno vent’anni e i loro soldi già circolavano in mezzo mondo, fatto sta che loro la globalizzazione della finanza già la facevano da prima che gli studiosi ne parlassero nei convegni.

Come sempre tutto avviene in famiglia, e non ci sono porte chiuse per loro… La rete finanziaria dei Piromalli va da Gioia a Genova, e questo, per ragioni di porto e per vecchi legami tra la cosca e la Liguria, si spiega. Poi arriva a Roma, dove opera una certa Brunella, una broker legata al loro circuito, che segue la finanza vaticana e le operazioni da fare tra San Marino e la Svizzera. Infine negli Stati Uniti. A tenere le fila c’è ancora Aldo Micciché, da Caracas ovviamente. Con mail e telefono è come stare nello stesso ufficio e muoversi da una stanza all’altra.

Siamo nel 2008 e questa volta l’affare riguarda l’acquisto di titoli Petrobras, le obbligazioni della Petròleo Brasileiro, la più grande società petrolifera carioca. Brunella se ne occupa con l’avvocato Francesco Lima di Genova. Lima è uomo di fiducia di Micciché e ha rapporti diretti con Antonio Piromalli e Arcidiaco, padre e figlio. C’era anche lui a Milano il giorno del primo incontro tra Marcello Dell’Utri e il “ragazzo” partito da Gioia. Con lui però dovevano parlare solo di affari e petrolio, la politica era cosa della cosca. I titoli Petrobras li trattano tramite la banca vaticana che ne ha messi in vendita una buona quantità.

Certo, questi preti si occupano dello spirito ma sono anche uomini di mondo e alle cose terrene ci pensano e come. La loro banca, che hanno chiamato Istituto per le Opere di Religione (IOR), negli anni ne ha viste e ne ha fatte di tutti i colori: traffici con la mafia, affari con la massoneria, finanziamenti occulti, riciclaggio. Al buon Dio che tutto vede non sarà sfuggito che lì c’erano più mercanti del tempio che pastori della chiesa di Pietro.

E infatti, solo nel 2012 il Vaticano ha deciso di accogliere le direttive europee in materia di riciclaggio e farle applicare anche allo IOR. Prima, oltre al segreto bancario, per i sacri sportelli era in vigore anche quello confessionale. E per quanto parlare del Vaticano come paradiso fiscale possa sembrare davvero blasfemo, fino all’altro ieri era nella lista nera dei Paesi meno trasparenti in materia finanziaria.

Certo è che Aldo Micciché, che con lo IOR aveva avuto a che fare già negli anni Settanta e Ottanta quando trafficava spesso con la tesoreria della Dc, continua ad avere rapporti stretti con certi amici d’Oltretevere. Sa che sono in vendita 50.000 Petrobras e per un valore di diverse migliaia di euro. Con Brunella decidono di comprarne un po’ e di fare contratti settimanali per venti settimane. La moneta, con i contratti settimanali, si può gestire meglio. L’avvocato Lima, da Genova, si preoccupa della messa a punto dell’operazione: è addentrato nelle Fondazioni papaline e dirà lui a Brunella se l’affare è meglio farlo direttamente dal Vaticano o attraverso alcune sante fondazioni che operano a Milano.

Ovviamente per concludere l’operazione hanno bisogno di soldi liquidi e la strada per averli è di quelle da manuale: ecco pronta una società fiduciaria svizzera che al telefono chiamano Lisigarde. Con i soldi in mano, a risolvere i problemi in Vaticano ci penserà Brunella, che nella Santa Sede ha pure rapporti con le stanze più vicine al cielo. Ascoltando le telefonate, tutto ci si può aspettare, ma non che la donna che muove e investe soldi per conto degli uomini della ‘ndrangheta e che passa il tempo al telefono con un latitante in Venezuela col quale fa affari, poi si incontri – “per risolvere alcune questioni delle quali non posso parlare al telefono, ma che tu conosci”, dice al fido Micciché – con monsignor Umberto Tavernari. Cioè con il Cappellano Spirituale di Papa Wojtyla che Benedetto XVI ha mandato a dirigere il Dipartimento del turismo religioso. Forse proprio questo spiega i contatti tra la donna e il monsignore: il Dipartimento del turismo, tra pellegrinaggi, gite, viaggi della speranza e soprattutto alberghi e strutture ricettive è una fonte inesauribile di entrate e di investimenti, pari quasi alle cliniche e alle scuole cattoliche. La sua gestione rientra sotto la sfera dell’Opus Dei che, a partire dalla sua banca, la Santander, il secondo istituto di credito d’Europa, da sempre si occupa per metà di anime e per metà di soldi. Lo sanno bene anche gli uomini della ‘ndrangheta che proprio con la banca spagnola hanno rapporti, conti, depositi. E infatti Aldo e Brunella, commentando le informazioni dell’avvocato Lima su una transazione con l’istituto iberico, gongolano per il risultato: “Per i soldi… ora che chiudiamo l’operazione con la Santander… non abbiamo più problemi in tutto il mondo”.

La cosa strana è che monsignor Tavernari ha deciso di affidare il proprio progetto di sviluppo turistico a una struttura che si chiama Centri di Ascolto del Disagio. Certo nel nome fantasia ne hanno, visto che si occupano di affari immobiliari e investimenti e non di pellegrinaggi e processioni. Il presidente dei Centri, Gerardo Salsano, in una conferenza alla presenza del monsignore, spiega gli obiettivi dell’incarico che gli è stato conferito: “Il nuovo progetto di turismo religioso ci consentirà di aprire canali imprenditoriali nuovi e inimmaginabili”. Come dire, le vie del Signore sono infinite!

Brunella per la cricca fa di tutto, tratta oro giallo e oro nero. Ascoltandola al telefono con Micciché viene fuori una nuova triangolazione: la donna, da Roma, è in contatto con l’ambasciatore della Georgia che la aiuterebbe nella ricerca degli intermediari per l’acquisto dei prodotti petroliferi, mentre Aldo, da Caracas, tiene i rapporti con Franklin Garcia, che negli Stati Uniti è uno dei rappresentanti della Kosmos Energy. Com’è piccolo il mondo. La Kosmos Energy è una multinazionale leader nel settore della esplorazione e della produzione offshore di gas e idrocarburi. Le attività degli ultimi anni sono concentrate tra Sud America e Africa e per la sua spregiudicatezza nella realizzazione di trivellazioni non autorizzate è finita pure all’Onu a seguito delle proteste del popolo Saharawi del Sahara occidentale.

Aldo è il regista. Dal Venezuela crea i contatto in America Latina, ha rapporti con le banche brasiliane e argentine, ha affari con le principali società petrolifere e del gas del Sud e del Nord America. In Italia, tramite Brunella e l’avvocato Lima. mantiene i rapporti con le reti finanziarie, petrolifere e del riciclaggio con i Paesi dell’Est. Del resto, anche l’altro affare, quello del petrolio venezuelano e della società petrolifera Avelar, partiva dall’uomo della ‘ndrangheta in Venezuela e arrivava al politico-faccendiere Massimo De Caro e a Marcello Dell’Utri.

Anche l’oro frutta bene e loro sanno cosa devono fare. Ancora una volta, con la triangolazione Brunella-Franklin-Micciché. Aldo si preoccuperà dell’acquisto, il venditore lo trova Franklin e per la raffinazione e la vendita se ne occupa Brunella. Possono avere una disponibilità di 8.5 kg di metallo giallo alla settimana. Brunella ha già trovato la raffineria disponibile e due acquirenti: “Uno è la Italpreziosi di Arezzo. L’altro è un grosso personaggio, importantissimo in Italia, che acquista oro da porre in garanzia in banca per i suoi affari”. Brunella al telefono fa la preziosa, ma su insistenza di Aldo dice il nome: “E’ Brusco, il personaggio che gestisce i porti da Genova fino al Lazio… lo acquisterebbe tramite il suocero, che è italiano ma vive in Argentina e che ha finanziato praticamente tutto, anche il governo”. Se tutto ciò fosse vero, la cosa avrebbe dell’incredibile: l’ammiraglio Marco Brusco è il Comandante generale delle Capitanerie di Porto italiane. Ma sull’ammiraglio esistono solo telefonate in cui si fa riferimento al suo nome ma non emerge mai la sua voce.

Ci sono sempre i porti in questa storia. E infatti, anche per agganciare la Italpreziosi, Brunella ha trovato un uomo giusto. E’ Mario Salucci, imprenditore che in passato è stato presidente della Brindisi Terminal Italia, la società che gestisce la movimentazione dei terminal nel porto pugliese e prima, con la Freeport Terminal, faceva lo stesso lavoro nel porto di Malta. Aveva pure la passione per il calcio e a Brindisi, lui che era di Prato, si prese la presidenza della squadra locale. Però, tra truffe, scandali e richieste di arresto per bancarotta fraudolenta, Salucci ha preferito trasferirsi in Romania. Praticamente come Aldo, in Venezuela, lui, ricercato, vive libero in Romania. Anzi, fa pure l’imprenditore e il consigliere di un altro imprenditore con la passione per la politica, Gigi Becali, un macedone stracarico di soldi e chiacchierato che è riuscito a diventare deputato europeo con un partito di destra, Nuova Generazione. I due uomini sembrano fatti l’uno per l’altro, anche se Salucci ci tiene a chiarire il suo ruolo: “Non sono un politico. Sono un imprenditore venuto in Romania e che ha deciso di investire in questo Paese assieme a un gruppo di uomini d’affari”.

In realtà, oltre agli affari e alla politica, un altro legame unisce le rotte della ‘ndrangheta e quelle di Micciché a Mario Salucci: giunto in Romania ha creato una sua loggia massonica. Evidentemente per favorire meglio l’incontro tra gli uomini d’affari italiani e quelli rumeni.