Mario Occhiuto è un bugiardo patologico

Mario Occhiuto e Dario Granieri

L’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell’agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale”.

Mario Occhiuto è un bugiardo patologico, come dice Katya Gentile. Da sempre abituato a vivere nella menzogna. Del resto solo dicendo falsità ha potuto “sopravvivere” ai tanti fallimenti della sua vita professionale. E come accade per tutti i bugiardi patologici, si autoconvince che ciò che dice è il vero.

Pensa che un abito pulito e stirato possa fare la differenza tra un uomo onesto e un uomo falso. Almeno all’apparenza. Che poi è il suo stile di vita. Solo apparenza, niente sostanza. Capisco che la sua grave situazione economica lo ha portato a dover agire contro legge – l’unico modo per uscire da situazione economica assai grave – ma ergersi anche a giudice proprio no. E per questo si è attrezzato. Trovando, in questo caso, le persone giuste.

In primis il procuratore Granieri. Personaggio chiave di tutti gli intrallazzi. Senza una adeguata copertura giudiziaria, non si possono commettere reati. Ma come mai un procuratore si presta ad avallare un provvedimento che di fatto lo rende ricolo e scopre agli occhi della gente il suo essere colluso col sindaco? Una risposta a questa domanda c’è. Ed è quella più scontata. Il procuratore è palesemente ricattato dal sindaco. Sì, avete capito bene, ricattato. “Titolo” che al sindaco piace affibbiare agli altri, a quelli che lo criticano o lo contestano, senza mai sostanziarlo. Ma anche qui commette il più classico degli errori (perchè preso dall’ansia) o meglio un lapsus freudiano, non capendo, per arroganza, che per essere ricattati c’è bisogno di sapere qualcosa di losco del ricattato. Altrimenti su cosa lo ricatti? Quindi tale esercizio si compie solo in presenza di due furfanti: il ricattatore e il ricattato. E noi siamo in grado di dirvi qual è l’oggetto del ricatto. Non lo diciamo ora solo per opportunità, a breve vi diremo.

Dicevo, Mario Occhiuto è un bugiardo, potrei, come tanti di voi, fare un elenco lungo 100 chilometri di tutte le sue chiacchiere, ma resto nello specifico della vicenda. Sostiene che i nostri articoli sono falsi. E fin qui è legittimo. E ha tutto il diritto, come qualsiasi altro cittadino, di rivolgersi agli uffici preposti per sporgere giusta querela o denuncia. Ma non può stabilirlo lui se gli articoli sono falsi o meno, deve stabilirlo un giudice in un aula di tribunale. Tuttavia si arroga questo diritto che non gli compete, saltando tutti quei passaggi, che valgono solo per gli altri, che il “protocollo” tra politici e giornali prevede ossia: chiedere da subito il diritto di replica.

Cosa di cui il sindaco si è guardato bene dal fare. Per mancanza di argomenti. Come giustificare milioni e milioni di euro dati direttamente a ditte a lui amiche senza il riscontro dell’avvenuta esecuzione dei lavori? Atti e documenti illegali. Come giustificare le imbarazzanti telefonate del suo capogabinetto con uomini delle ‘ndrine? Come argomentare i subappalti illegali legati al cantiere di piazza Fera/Bilotti? Come giustificare la diffusa illegalità amministrativa della sua giunta?

Non potendo fornire al cittadino risposte plausibili, come hanno fatto altri politici da noi chiamati in causa, ha pensato bene di far chiudere il nostro giornale. Eppure io personalmente ho provato per 15 giorni di fila a contattarlo per mettergli a disposizione il nostro taccuino. Per dargli il suo legittimo diritto di replica. Ma si è sempre rifiutato. Ovviamente, da bugiardo qual è, si è guardato bene dal dire a voi cittadini questo passaggio.

Ho pure i testimoni, che sono suoi uomini. Primo fra tutti l’assessore (ancora per poco) Massimo Bozzo, che da persona perbene qual è non penso voglia negare questo. Con lui mi sono sentito almeno 4 volte telefonicamente, provando a mediare tra noi e il sindaco. Ma niente.

Ho chiamato Jole Santelli, ma non mi ha risposto. Ho contattato un’altra persona perbene, Fausto Orsomarso, per chiedere anche a lui una “mediazione”. Niente. Ironia della sorte qualche ora prima dell’ illegittima chiusura del nostro giornale, ho chiamato Giovanni De Rose, che evidentemente sapeva del provvedimento, e ha inteso prenderci per il culo. In una città normale con un sindaco normale ed un tribunale normale, sarebbe stato cosa ovvia replicare, con dati e carte alla mano, magari sbugiardandoci davanti a tutta la città.

Ma Occhiuto non ha preso questa strada. E voi capite bene il perché. Chi non ha argomenti usa la violenza. Una violenza, in questo caso, che viene da uomini dello stato, prestati a questo tragico rituale che oramai da tempo si ripete a Cosenza. Cani da guardia di un padrone, Occhiuto, che è alla frutta.

Sa che da qui a poco il suo nome sarà coinvolto in una inchiesta antimafia. E questa sua violenza è figlia della sua disperazione. Inevitabilmente trascinerà con se tutti coloro i quali hanno avallato i suoi reati. Nella migliore delle ipotesi. Ma conoscendolo, sono sicuro che da vigliacco qual è non esiterà a scaricare le proprie responsabilità sui suoi servi sciocchi. E come si dice a Cosenza: vi fricati. Noi ve l’avevamo detto.

GdD