Mario Occhiuto, un imprenditore di successo

Fino a che ha usato la procura a suo piacimento, utilizzando pm e giudici disposti a coprire i suoi innumerevoli reati penali, e a perseguitare chi denunciava le sue malefatte, ovviamente dietro lauto compenso, tutto andava bene: i giudici erano bravi, la Giustizia faceva il suo lavoro, e la politica era frequentata da galantuomini a par suo.

Ora che tutto è cambiato – le coperture politiche e giudiziarie sono venute meno – e le sue malefatte, che per anni vi abbiamo raccontato, iniziano ad essere “certificate” dalle autorità preposte, la Giustizia, per Mario Occhiuto, non va più bene: i giudici sono al servizio dei suoi nemici, le sentenze arrivano ad orologeria, e i pm sono corrotti. In poche parole esiste, per Mario Occhiuto, adesso che lo sgamo dei suoi imbrogli non è più negabile, un vero e proprio complotto contro di lui orchestrato da: giudici, stampa, blog, politica (compresa Forza Italia che di fatto lo ha mollato), massoni, corrotti, ‘ndrangheta, forze di polizia, e odiatori vari.

Un classico della sua pavidità: scaricare sugli altri le proprie responsabilità, inventandosi fantomatici complotti che esistono solo nella sua oramai testa bacata. E poi sentirlo parlare di complotti e congiure a suo danno, diciamolo francamente, fa sorridere: per anni ha governato servendosi di ricatti, minacce, pressioni, intimidazioni, e soprattutto della corruzione. Un vero e proprio delinquente politico. E così si è comportato per ben 9 anni, spalleggiato dal procuratore capo Granieri prima, e dal procuratore capo Spagnuolo poi. Erano i tempi belli delle passeggiate serali con il prefetto, il questore e vari pezzotti della malavita. I tempi quando annacarsi a malandrino era un dovere. Un obbligo. Un messaggio preciso ai cittadini: qui comandiamo noi. E nessuno ci può toccare. E così è stato per quasi nove anni. Anni di totale impunità e illegalità diffusa a tutti i livelli.

Per quasi nove anni ha gestito le casse pubbliche come un bancomat personale: determine a ditte amiche a dire basta, determine di incarichi a prestanome e servi sciocchi come se piovesse, appalti e subappalti agli amici degli amici a na lira. Da quando è diventato sindaco, il 2011, il Comune di Cosenza si è occupato, finanziariamente, solo di come risolvere la questione debiti personali di Mario Occhiuto. Tutto il resto veniva dopo. Una verità che nessun impiegato, funzionario, dirigente, consigliere comunale, può, almeno in cuor suo, negare. Un vero e proprio stillicidio per le già asfittiche casse comunali.

Infatti, se da un lato è vero che già dal 2011 il Comune di Cosenza si portava dietro un fardello di debiti pari a 100 milioni di euro, è anche vero che nel corso di questi ultimi 9 anni di amministrazione Occhiuto, il debito è aumento fino ad arrivare alla mostruosa cifra di 305 milioni di euro. Debiti, come tutti possono capire, anche i suoi più strenui difensori, prodotti da Mario Occhiuto. perché relativi agli anni della sua amministrazione. Non ci vuole uno scienziato per capirlo. E nonostante ciò continua ad attribuire la colpa dei debiti alle precedenti amministrazioni. Il solito vigliacco. E lo fa perché è un uomo senza dignità, senza una morale cristiana, e un’etica pubblica. Un uomo strozzato dai debiti che ha visto nella politica l’unica possibile soluzione dei tanti suoi problemi. Per lo più creati dalla sua enorme mania di grandezza. Più che amministrare, in tutti questi anni, Occhiuto ha svolto la funzione di liquidatore, a suo vantaggio, delle finanze pubbliche. Aumentando così il già enorme debito. E tutti lo hanno lasciato fare: cittadini, funzionari pubblici, consiglieri, e procura.

Crolla definitivamente il mito del “modello Cosenza”, fatto di luci e lucine servite solo per abbagliare i cittadini, mentre fanfaroni e lazzaroni si spolpavano la città. Crolla la figura del bravo amministratore e della buona amministrazione Occhiuto che invece di risanare il dedito ha pensato bene di spendere a più non posso denaro pubblico per tacitare i tanti creditori da quasi nove anni accampati a palazzo dei Bruzi.

Del resto, e lo abbiamo scritto in tutte le salse, un imprenditore che ha fatto fallire ben 18 società accumulando una montagna di debiti pari a 28 milioni di euro, poteva fare diversamente con il Comune di Cosenza? No. Occhiuto è riuscito anche in questa impresa: far fallire la la città. E questo glielo abbiamo permesso tutti noi che non ci siamo ribellati abbastanza alle sue angherie e alle sue continue ruberie. Ma per fortuna oggi tutti i cosentini hanno capito di che pasta è fatto: ha imbrogliato una intera città, così come ha fatto per anni con banche, fornitori, operai, e dipendenti.

E pensare che per anni quasi tutta la città lo ha considerato un imprenditore di successo! Ed è “successo” quel che è successo.