Mario, perdonami (di GdD)

Con la proclamazione di Occhiuto sindaco, dopo una settimana, la città pare essere ritornata ad una apparente normalità. Il sindaco voluto dalla maggioranza dei cittadini, si è messo subito al lavoro.

Ha predisposto, all’istante, un piano straordinario di spazzamento della città, ha inasprito i controlli della Polizia Municipale per porre rimedio all’abbandono selvaggio da parte di cittadini incivili di rifiuti indifferenziati.

Ha predisposto un severo pattugliamento per sanzionare i proprietari di cani che non raccolgono le deiezioni. Ha rafforzato la video sorveglianza cittadina con l’aggiunta di un’altra ventina di telecamere, fisse e mobili.

Ma prima di scendere nel materiale, nella ordinaria amministrazione, nel lavoro fattivo, Occhiuto, come prima dichiarazione da neo eletto sindaco, il giorno dopo, si è così espresso: “Ricominciamo. Il nostro obiettivo è la città, e tutto quello che possiamo fare per migliorare la qualità della vita delle persone che la abitano. Io sono il sindaco di tutti i cittadini. Aiutatemi a non sbagliare. Questo è il tempo del lavoro, e del perdono”.

Certo è che è un bel messaggio e fa piacere leggere la parola “perdono”. Cosa che io gli avevo suggerito di fare e dire come primo atto da sindaco. E lui così ha fatto. Ha seguito il mio consiglio. Almeno così mi piace pensare. Un gesto nobile se vero e sentito. Se esce dal cuore. Se è sincero. Non è da tutti perdonare. Perdonare è più difficile che odiare.

A odiare non ci vuole niente, per perdonare ci vuole un coraggio d’animo grande quanto l’Oceano. Infatti, solo i grandi ci riescono veramente, su tutti: i Santi e le Sante, e tutte le entità Divine di qualsiasi religione. Per saper perdonare bisogna essere umili di coscienza,  grandi di spirito, ed essere vocati al Celestiale.

Re-Artu-Giochi-PC-Italiano-cover Ma il perdono non è solo “Divino”, c’è anche quello terreno e, per avere un’idea, e un termine di paragone di grandi perdonatori a cui rifarsi, qualora si intenda percorrere questa strada come Occhiuto, bisogna rifarsi ai nobili Re del passato. Tipo re Artù. Oppure ai Cavalieri senza macchia e senza paura. E ancora, ai Grandi Saggi di ogni angolo del mondo. Oltre ai poeti dell’amore e del perdono (appunto!).

Insomma, se decidi di perdonare il tuo nemico, lo devi fare totalmente e col cuor libero. Il perdono non accetta mezze misure. Se decidi di allargare le braccia, lo devi fare con la consapevolezza di accogliere anche chi ti ha provocato il più grande dei dolori.

il-grande-ian-mckellen-e-gandalf-il-bianco-11550Ecco perché il Grande Saggio dice che se uno perdona a trucco te ne accorgi subito. Abbracciare il proprio “assassino” con un sincero sorriso, non è impresa che si può camuffare. O è sincera, o non lo è. Perché il gesto non può e non deve fermarsi al solo momento “estetico”. Il vero perdono va oltre. La consapevolezza di un abbraccio, deve diventare vita quotidiana. Un cammino comune. Un pezzo di strada insieme. Vittima e carnefice, mano nella mano. Ed è per questo che oggi mi permetto di chiedere a Mario di tendere anche a me la sua mano.

Giuro: non è per metterlo alla prova, o per capire se racconta chiacchiere quando dice “vi perdono”, quello che mi spinge è solo, che ci crediate o no, un bisogno umano. Una necessità che viene dal profondo dell’anima. E se ci pensate, con chi, meglio di me, che gliene ho dette di tutti i colori, nel perdonare può dar prova di essere sincero? Nessuno.

Se perdona me vuol dire che è davvero sincero. Sono la cavia perfetta. Scusate, la persona perfetta. Il suo assassino. Il suo peggior nemico. Che come si sa, e come ho detto, è la persona perfetta da perdonare. Perdonare chi ti ha rubato la macchina, ad esempio, lo sanno fare tutti, ma perdonare uno come me, denota veramente una volontà e uno spirito immacolato.

Cosa che Mario, per carità, ha ampiamente già dimostrato, non è certo a me che deve provare di essere immacolato: le sue capacità Divine sono conosciute oramai a tutti. Ma se fa il passo di perdonare in pubblico anche me, allora sì che la sua Divinità sarà sancita senza ombra di dubbio, e la sua santità dimostrata.

Mario, incontriamoci per un bacio e un abbraccio, fallo. Chiamami, io sono sempre disponibile, sai dove trovarmi. Fallo subito. Aggiungi alla tua già lunga schiera, un altro amico, quello ritrovato. Apri le porte della tua stalla e lascia rientrare questa pecorella smarrita.

Per dimostrarti la mia umiltà mi sono paragonato ad una pecora. Quale sono. Non fosse altro che per tutto il male gratuito che ti ho fatto. Mario, come sai, perché te l’ho già scritto, sono sinceramente pentito. Accogli anche me tra le tue braccia. E poi, Mario, te le devo dire: sono molto preoccupato per quel tuo grido di dolore e di aiuto che specifichi nel tuo messaggio, ma che è passato sottotraccia, giustamente, rispetto al perdono: “aiutatemi a non sbagliare”.

Non ti preoccupare Mario, quando mi avrai perdonato, ci sarò io al tuo fianco e insieme controlleremo ogni cosa. Ogni delibera, ogni affidamento, ogni incarico, ogni consulenza, ogni cosa la leggeremo insieme. Tutto quello che è sbagliato lo butteremo, non ti preoccupare.

Solo il Giusto sarà la nostra guida. Se tu vorrai, Mario, non ti lascerò più solo. Nominami se vuoi anche tuo capogabinetto, ed io ci sarò. Porto tutto io, carta igienica, sapone, spazzolone, e tutto ciò che serve per l’igiene e la pulizia del sacro luogo.

Resto fiducioso e in attesa di un tuo segnale che spero non tardi ad arrivare. Buon perdono a tutti. Io ti ho già perdonato, come spero tu possa fare al più presto con me. Ti voglio bene.

GdD