Metro leggera, la “democrazia” dell’architetto Cundari

A Cosenza, quando devi sintetizzare il concetto di due persone che duellano ma che non valgono molto, si dice ca unu un bala e l’atru un serva. 

Ed è stato questo il sentimento dominante di quei (speriamo pochi) cosentini che hanno visto sull’emittente della famiglia Occhiuto, TEN, il confronto sulla metro leggera tra l’architetto Gianfranco Cundari in rappresentanza degli occhiutiani e il signor Damiano Covelli per gli adamitici/madame fifiani che sottobanco hanno votato sempre… Occhiuto col voto disgiunto.

Urla scomposte, sguardi torvi e un moderatore (Attilio Sabato) che cercava di far alzare i decibel il più possibile per fare audience.

Ora, non staremo certo qui a decifrare il “Covelli pensiero”. Sapete bene che non abbiamo nessun tipo di stima per il candidato più votato del centrosinistra, che non si è affatto vergognato di aver portato più voti ad Occhiuto che al suo candidato sindaco Guccione.

covelli E sapete bene che non ci piacciono i parassiti della società politica cosentina e Covelli, tra i ruoli di portaborse e di “imbucato” all’Università della Calabria è uno dei massimi privilegiati di questo sistema assistenzialistico sempre più imbarazzante e vergognoso. Covelli si è limitato al suo compitino di sostenitore del progetto. Un progetto che fa acqua da tutte le parti e al quale non crede nessuno. Si mette in moto, come tutti sanno, unicamente per cominciare a rubare i finanziamenti stanziati. Poi sappiamo tutti che per concludere l’opera serviranno anni e anni.

Passando invece all’architetto Cundari, il professionista col “vizietto” delle discoteche e del Lungofiume Boulevard, beh, invece qualcosa è proprio il caso di scriverla.

Cundari parla di democrazia nelle scelte urbanistiche fatte in città, richiamando il fatto che per viale Parco, in relazione alla metro leggera che verrà, non ci sarebbe, appunto, democrazia.

In effetti ha ragione: è vero che la metro leggera è un’opera imposta “dall’alto” e ci mancherebbe altro. Il solo fatto che arriveranno 160 milioni di euro per realizzarla ci fa capire quale livello di “magna magna” ci sarà.

Tuttavia, spostando un attimo il suo naso, l’architetto Cundari si è informato se per realizzare quella chiavica di piazza Fera c’è stata democrazia nella scelta di ciò che doveva diventare, cioè un orripilante ecomostro?

eco23In altre parole: Cundari, che grida come un ossesso e si incazza perché criticano il suo “capo architetto”, si è chiesto se ai cittadini del centro sarebbe piaciuta quella schifezza che sta venendo fuori? E allora: chi ha “calato” il cemento dall’alto?

Cundari si ricorda che l’appalto di piazza Fera è stato vinto dal Gruppo Barbieri, che ha preso fior di finanziamenti? E si ricorda che il suo “capo architetto” ha fatto uno schifo con subappalti non autorizzati e irregolarità varie? No, gli dev’essere sfuggito. 

Inoltre, sempre per amore della verità, Occhiuto non ha “ereditato” da Perugini il progetto perché nel 2011, com’è facilissimo dimostrare, aveva la metro nel programma elettorale. 

E ancora, ad Occhiuto, qualche anno fa, qualcuno fece notare che qualcosa non andava in quel progetto. Ma non era l’architetto Cundari che si preoccupava di questo, bensì un fotografo, che, intuendo quanto sarebbe accaduto, temeva un nuovo isolamento di via Popilia. Ma non serviva un profeta per capirlo.

Ecco perché vedere e ascoltare tante cazzate in così pochi minuti fa letteralmente cadere le braccia.

PS: grazie a Daniela per la collaborazione.