Metro leggera, per Rende sarà il “de profundis”. Vi spieghiamo perchè (di Matteo Olivieri)

Metropolitana leggera. Per Rende sarà il de profundis!

Matteo Olivieri

A leggere la relazione tecnico-illustrativa, viene da dubitare che un simile progetto possa essere stato redatto da professionisti seri. La metropolitana leggera Cosenza – Rende – Unical sfascerà l’intero tessuto dell’area urbana e la sua viabilità. Si tratta di un colpo basso ad una bella cittadina di provincia, che fino ad oggi era comparabile – per qualità urbanistica – a molte città del Nord Italia.

Non è un’esagerazione, basta leggere le carte. I cittadini lo affermano da tempo senza mezzi termini, anche se finora sono sempre rimasti inascoltati dalle istituzioni. Il tratto rendese sarà costellato di semafori ovunque, da riduzioni delle carreggiate e da continui cambi di corsia della tramvia, che in verità non si spiegherebbero se non come tentativo di dare un po’ di coloritura estetica al progetto. I semafori previsti sono così numerosi da risultare opprimenti, e rendere di fatto impossibile muoversi con mezzi propri.

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A leggere le carte, c’è poco da stare allegri. Per esempio, per quanto riguarda il tratto rendese, «subito dopo il Parco Robinson il tracciato [avrà] sezioni trasversali piuttosto ridotte (per la circolazione del tram è necessario eliminare la corsia di sosta e modificare i cigli interni per facilitare le manovre di svolta).» Proseguendo su Via Crati e Via Tevere, nella relazione  tecnico-illustrativa si legge: «Il tratto è particolarmente delicato in quanto la sede tranviaria va ad occupare l’intera carreggiata di Via Crati, pertanto occorre predisporre una semaforizzazione efficace al fine di ridurre al minimo i tempi di attesa che saranno inevitabilmente lunghi». Stesso discorso negli altri quartieri della città.

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Cioè, chi ha redatto il progetto, è ben consapevole che la viabilità – già tormentata – verrà definitivamente stravolta. Siamo nei pressi del Centro Commerciale Metropolis, nel cuore di Rende, dove stanno per essere ultimati anche due mega-palazzi in sostituzione delle precedenti palazzine. Congestione su congestione. Trattandosi di un quartiere centralissimo, sono previste «almeno 10 corse/ora» della metropolitana principale, ovvero, un tram ogni «6 ÷ 7 minuti nelle ore di punta, da ricalibrare su 10 ÷ 12 minuti nelle ore di morbida», dalle 7:00 alle 22:00.

E ancora: “Il tratto di Via Crati che va dall’intersezione con Via Tevere a quella con Via Busento sarà occupato per intero dalla sede tranviaria, che quindi avrà pavimentazione in bitume. Data la particolare delicatezza della situazione si rende necessario inserire i semafori anche nelle via di accesso alle abitazioni laterali. Ovvero, per entrare e uscire liberamente da casa, perfino dove attualmente esistono i passi carrabili, bisognerà attendere la luce verde del semaforo. Ovunque, da Roges a Quattromiglia passando per Commenda, e ritorno. Come se non bastasse, il tracciato della metropolitana leggera andrà a creare strettoie e colli di bottiglia e, in più di una strada, marciapiedi larghi e viali alberati sono destinati a sparire. Dove altrimenti far passare comodamente i tram?

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Paradossalmente, sempre nella relazione tecnico-illustrativa, si legge che “gli elevati livelli di urbanizzazione e la necessità di ridurre al minimo gli effetti barriera, legati al nuovo modo di trasporto, hanno impedito di adottare una sede completamente separata (alternanza di tratti in sede protetta e promiscua)”. Pertanto, proprio le zone a maggiore densità abitativa, saranno quelle meno protette dallo smog delle auto, e dall’inquinamento acustico ed elettromagnetico della tramvia. In altre parole, saranno quelle dove la qualità della vita peggiorerà maggiormente.

E’ davvero irrealistico ipotizzare che le persone si sposteranno altrove, se dovesse diventare improvvisamente complicato vivere in quartieri tradizionalmente tranquilli? E quali conseguenze ci saranno per il commercio – già oggi in crisi – se le persone troveranno così difficile muoversi con i propri mezzi, e per il mercato immobiliare, da sempre volano dell’economia rendese?

Senza contare le numerose “deroghe” ai vincoli idraulici, ambientali e paesaggistici, che si renderebbero necessarie per realizzare un’infrastruttura così impattante, e di cui appare strano che non si sia finora tenuto conto. Per esempio, è ormai assodato che il Torrente Campagnano sia a rischio esondazione. Ebbene, la metropolitana attraverserà proprio il ponte sul Campagnano che segna il confine tra Parco Robinson di Rende e Parco Nicholas Green di Cosenza. Proprio in quel tratto il rischio idraulico è R4, cioè “molto elevato”, tale per cui “sono possibili perdite di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche”

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Lo stesso discorso vale anche per l’attraversamento della metropolitana sul Torrente Surdo, a pochi isolati dalla Stazione Ferroviaria di Castiglione Cosentino, in località Quattromiglia, dove il rischio idraulico è R4 e R2, e dove soltanto nel 2014 è stato possibile inaugurare il nuovo ponte, dopo che il precedente era diventato pericolante a seguito dell’ennesima piena del Torrente Surdo.

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E’ solo allarmismo? E’ solo inutile ambientalismo? E’ ragionevole consentire che 10 tram su rete elettrificata attraversino ad ogni ora del giorno più aree a rischio esondazione?

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Oltre al danno, anche la beffa. La metropolitana arriverà in zona universitaria, ma dovrà fermarsi prima, poiché il tracciato presenta già una pendenza massima del 6%, e il tram non riuscirebbe proprio ad inoltrarsi a pieno carico lungo quelle che un tempo furono le belle colline di Arcavacata. Per questo motivo, in attesa di un ulteriore futuro sbancamento dell’area, gli universitari dovranno scendere dalla tramvia per prendere un bus navetta, già esistente, la cui ultima corsa però è alle 17:30, e solo fino al venerdì. Quindi, gli universitari resterebbero in ogni caso a piedi. Come d’altronde è sempre stato, ma senza necessità di investire 160 milioni di Euro.

Dagli anni ’70 ad oggi, Rende ha attratto migliaia di persone grazie al modello di città che ha saputo proporre. Un modello fatto di ampi spazi verdi, di viali alberati, di facilità nei parcheggi, e di servizi di prossimità in ogni quartiere. La metropolitana leggera rischia invece di svilire queste caratteristiche, visto che – invece di unire i quartieri – li isolerà gli uni dagli altri. E il commercio, un tempo florido ma oggi in crisi, di certo non beneficerà da questa situazione.

Risulta pertanto doveroso chiedere, a chi di competenza alla Regione Calabria, come mai un progetto così impattante dal punto di vista urbanistico ed ambientale, non si sia ritenuto di assoggettarlo ad ulteriore procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (Via), ma ci si sia accontentati solo di accordi di programma e conferenze di servizi, le cui decisioni venivano poi ratificate a posteriori dai rispettivi Consigli Comunali di Rende e Cosenza. Allo stesso modo, occorrerà chiedere agli amministratori locali che hanno autorizzato questi progetti, con quale spirito hanno potuto mettere la loro firma su un documento che prevede interventi così perniciosi per l’intero territorio. Per far posto al tram, dovranno farsi da parte i cittadini. E se questi protestano, si può sempre ricorrere alla politica vecchia maniera fatta di insulti alle persone e di accuse di populismo e provincialismo. Ma se la metropolitana leggera – così come stata concepita – è il prodotto degli innumerevoli dibattiti sulla visione di città denominata “area urbana”, ho l’impressione che tali dibattiti siano stati impostati male. Almeno fino ad oggi.

Matteo Olivieri