Minacce e pugni a Michele Santagata: la Calabria mafiosa è scesa in campo

di Francesca Canino

L’aggressione a Michele Santagata (http://www.iacchite.blog/cosenza-caccia-subitu-i-foto-i-manna-aggredito-michele-santagata/) avvenuta ieri a Cosenza, in pieno centro e in pieno giorno, non rappresenta solo l’ennesimo e deprecabile attacco alla libertà di stampa compiuto a suon di botte, quanto la prova inoppugnabile della veridicità dei suoi scritti. E anche stavolta i fatti riportati da Michele su Iacchitè sono di una gravità inaudita, poiché rimarcano, con dovizia di particolari, il marciume di certa magistratura legata a doppio filo con la politica e la massomafia. Aberrante.

Come si può tacere sul perverso operato di alcuni magistrati? E sugli stretti legami tra questi ultimi e gli amministratori, i politici locali e gli operatori della (in)giustizia che foraggiano certa criminalità? Il risultato di tanta malversazione è la condizione di sottosviluppo e di degrado morale della nostra terra, favorita anche dai bavagli imposti a tanti giornalisti. Non è un caso se viviamo in una regione in cui tutto è mafia, subita, accettata, spesso negata dalla maggior parte dei calabresi, che supinamente ‘tirano a campare’ con rassegnazione e senza dignità. Anche l’Antimafia ha mostrato il suo completo disinteresse verso la pervasività del fenomeno mafioso in Calabria. E chi alza la cresta e si sbavaglia viene punito in un modo o nell’altro, spesso nell’indifferenza dei cittadini – a beneficio dei quali si svolge il lavoro dei giornalisti – o dei tanti colleghi che fanno finta di non aver saputo.

Il tempo che viviamo richiede coraggio, conoscenza, coscienza. La terra in cui viviamo necessita di cambiamenti radicali che solo la partecipazione di tutti potrà determinare. L’informazione deve essere libera e obiettiva. Nessuno tenti di bloccarla. Per questi motivi esprimo la mia personale vicinanza a Michele Santagata e a Gabriele Carchidi. Tiremm innanz!