Minaccia atomica, l’intelligence Nato in allarme per il sottomarino Belgorod: «Se Putin attacca, Usa pronti alla risposta»

Un’informativa dell’intelligence della Nato punta il dito sul sottomarino K-329 Belgorod. Indicato come il possibile protagonista del sabotaggio di Nord Stream, è diventato operativo a luglio. Con il compito di testare il siluro Poseidon. Ovvero una testata nucleare che può arrivare a viaggiare per diecimila chilometri. Ed esplode nella vicinanza della costa provocando uno tsunami radioattivo. Lo stesso effetto dei missili balistici intercontinentali già usati nelle esercitazioni russe. E mentre il leader ceceno Kadyrov esorta il Cremlino a usare le atomiche tattiche in Ucraina, la prospettiva di un attacco nucleare russo si fa sempre più concreta. Così come le possibili risposte dell’Occidente: «L’atomica per Putin è l’ultimo atto. Rischia il golpe», dice il suo ex ghostwriter Abbas Galljamov. Mentre Vlad Mykhnenko, professore a Oxford ed esperto di Russia, dice che a quel punto gli Usa potrebbero scendere in campo.

Il K-329 e i siluri intercontinentali

A parlare del sottomarino K-329 Belgorod e dell’informativa dei servizi segreti dell’Alleanza Atlantica è oggi Repubblica. Il sottomarino è tornato a immergersi nei mari artici. E si teme che la sua missione sia quella di testare proprio i siluri Poseidon. Gli Stati Uniti hanno attivato una rete di satelliti per avvisare della partenza di siluri. Che all’accensione dei motori registrano un calore fortissimo. Ma i satelliti non vedono quello che accade in mare. E il super-siluro potrebbe essere stato progettato proprio per emettere calore e viaggiare silenzioso prima di raggiungere l’obiettivo. Il sottomarino K-329 Belgorod ha cominciato il suo percorso di completamento nel 2019. Lungo 184 metri e largo 15, può navigare in immersione a circa sessanta chilometri orari e con un’autonomia senza confini. Si stima che possa rimanere 120 giorni senza tornare in superficie.

Nei giorni scorsi è stato citato nelle analisi sul possibile sabotaggio di Nord Stream. Ma non ci sono prove che si sia allontanato dal Mar Bianco. Sarebbe stato segnalato alle porte dell’Artico. In una serie di test segreti. Il quotidiano aggiunge che il sospetto della Nato, trasmesso ai comandi alleati, è che il sottomarino stia per sperimentare nell’area del Mare di Kara proprio il Poseidon. Chiamato in codice “Status-6”: un siluro lungo 24 metri con una testata atomica probabilmente da due megatoni. «Si tratta di una categoria di arma completamente nuova – ha raccontato l’esperto H.I. Sutton -. Obbligherà a cambiare la pianificazione delle marine occidentali, portando a definire nuovi requisiti e nuovi mezzi per contrastarla». Il solo annuncio del test potrebbe avere ripercussioni sull’Occidente. Visto che attualmente è un’arma per la quale non esistono difese.

Nucleare, ultimo atto

Chi lo conosce bene però dice che per Putin l’atomica potrebbe costituire l’ultimo atto. Il suo ex ghostwriter Abbas Galljamov in un’intervista a Repubblica oggi sostiene che lo Zar è «in guerra con la realtà» e «senza una vera e propria strategia»: «Non è lui il leader. Non è lui a guidare, viene guidato. È in balia degli eventi e delle persone. Non ha più il controllo. Ognuno agisce autonomamente perseguendo i propri obiettivi. È quello che succede quando sei debole e stai perdendo». Galljamov spiega perché Putin adesso vuole trattare: «Sta perdendo forza e legittimazione. Gli umori di protesta crescono. I consensi calano. È una tendenza che probabilmente non riuscirà a fermare. L’unica questione è quanto velocemente si svilupperà».

E adesso si sta giocando tutto: «Se perdesse l’offensiva in Ucraina, perderebbe anche il potere. E per lui vorrebbe dire il carcere. Se non gli restasse altra via d’uscita, non è escluso perciò che Putin possa decidere di sferrare un attacco nucleare contro l’Ucraina. Certo, non lo vuole. Si tratterebbe dell’extrema ratio. Ma la domanda è se l’esercito gli obbedirà. Perché, se mai Putin decidesse di sferrare un attacco nucleare, vorrebbe dire che è stato totalmente sconfitto sul piano delle armi convenzionali. E che ha perso ogni legittimazione agli occhi degli ufficiali dell’esercito. Che a questo punto potrebbero rifiutarsi di eseguire i suoi comandi. E il rifiuto sarebbe un golpe».

La risposta Usa all’uso dell’atomica

Vlad Mykhnenko, professore di Oxford esperto di Russia, in un’intervista al Resto del Carlino invece parla della possibile reazione Usa. In caso di utilizzo dell’arma tattica nucleare a livello dimostrativo, secondo l’esperto, servirà una risposta militare. «Con tre opzioni: colpire Putin con un’operazione chirurgica. Oppure prendere di mira obiettivi militari come basi navali e aree. Infine, mettere in ginocchio le infrastrutture civili come la rete elettrica». Per Mykhnenko la seconda strada è più probabile: «La flotta russa nel Mar Nero, che non è dotata di mezzi nucleari, potrebbe essere in cima alla lista». Ma gli Usa non risponderanno con un attacco atomico: «Mi sembra molto difficile, non credo che si scatenerà l’armageddon nucleare». Se invece Putin sganciasse l’atomica su obiettivi militari o civili, «la Russia diventerebbe ufficialmente un paria a livello globale. Comunque per preparare un’azione del genere ci vuole tempo. L’intelligence occidentale dovrebbe rendersene conto con abbastanza anticipo».