Morrone intimidisce una giornalista: “Quel pezzo non lo puoi pubblicare!”

I Morrone

Ritorniamo, a distanza di qualche mese, sulle vicende relative al sequestro del Centro di accoglienza per migranti di Spineto di Aprigliano, gestito dalla cooperativa Sant’Anna, riconducibile in tutto e per tutto alla famiglia di Ennio Morrone.

Non lo facciamo per questioni riguardanti il merito del provvedimento della procura di Cosenza ma per un episodio molto grave che è stato denunciato da una collega giornalista di un quotidiano on line.

La collega ha rilasciato infatti un’intervista al quotidiano torinese “La Stampa”, che l’ha pubblicata sabato 19 settembre nel corpo di un articolo più ampio dedicato proprio al “lager” della cooperativa Sant’Anna. E ha rivelato di essere stata intimidita.

Com’è noto, tra i soci della Sant’Anna c’è Marco Morrone, gemello omozigota di Luca, presidente del consiglio comunale di Cosenza e figlio di Ennio Morrone, uomo forte di Forza Italia in Calabria nonché capogruppo in consiglio regionale.

Il rapporto tra Marco Morrone e il presidente della cooperativa Sant’Anna Carmelo Rota è davvero strettissimo e, tanto per essere più chiari, la cooperativa è appaltatrice di numerosi servizi per le cliniche private della famiglia Morrone.

Ma ecco la parte finale dell’articolo di Francesco Maesano nella quale si parla della giornalista.

“… Una giornalista cosentina, che aveva tentato di indagare su una serie di vertenze per licenziamento che coinvolgevano i Morrone, racconta di aver ricevuto intimidazioni. Marco Morrone – afferma la giornalista – mi ha invitata in un bar di sua proprietà (il Primadi, ndr) e mi ha spiegato che non potevo pubblicare il pezzo. Il mio editore è una persona libera. Ma davanti a questa persona, che ha il gemello presidente del consiglio comunale, non potevamo fare nulla perché abbiamo dei contratti in ballo con il Comune e rischiavamo di perdere tutto. Avevo anche intervistato un dipendente: l’hanno licenziato in tronco…”.

Ogni commento sarebbe superfluo. Da parte nostra, la più sincera solidarietà nei confronti della collega l’abbiamo espressa nell’ottobre dello scorso anno. Ora però sarebbe il caso che la collega e la testata per la quale lavora si dessero una mossa. Perché abbiamo capito che Morrone fa paura ed è “VENDICATIVO” ma ad un certo punto sarebbe anche opportuno uscire dalla “tana”. Non possono essere solo e sempre i “kamikaze” ad avere coraggio anche per chi non ne ha… E poi adesso i Morrone hanno mollato Occhiuto, quindi di cosa c’è da aver paura?