‘Ndrangheta e politica, la “cinquantamila” di Adamo per la sentenza del giudice Durante

foto TIRRENO NEWS

L’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino è l’esponente politico che nell’inchiesta “Rinascita Scott” della procura di Catanzaro appare più inserito nella ndrina dei Mancuso. Giamborino, infatti, risulta “formalmente affiliato alla locale di Piscopio”. E il procuratore Gratteri ha invocato per lui 20 anni di reclusione. 

Ma tra i nomi che pesano di più – ma la cui posizione è stata stralciata dal troncone principale del processo – c’è quello del “solito” Nicola Adamo, storico leader della corruzione del Pd calabrese. Adamo è accusato insieme a Giamborino di traffico di influenze (quindi non di un legame diretto o indiretto con i clan) nel cosiddetto “troncone cosentino” del processo in corso nel porto delle nebbie, che in molti scommettono andrà come al solito in… prescrizione. Eppure, dicono le carte, il prode Capu i Liuni si sarebbe fatto promettere cinquantamila euro per provare ad aggiustare una sentenza del Tar.

Nel capo di imputazione dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere 334 persone, si spiega che il tramite per aggiustare una sentenza contro un’impresa locale sarebbe stato proprio Pietro Giamborino, ex consigliere Pd e vero e proprio affiliato.

Giamborino avrebbe contattato Adamo. E Adamo avrebbe poi promesso di intervenire sul Tar e su un giudice in particolare, Nicola Durante. Nessun collegamento diretto dunque, ma resta il fatto che il tramite sarebbe proprio un esponente politico affiliato alla ‘ndrangheta.

Il nuovo guaio giudiziario per l’ex deputato dell’Ulivo, nasce da una richiesta di Giuseppe Capizzi, imprenditore catanese. La sua Consorzio Stabile Progettisti Costruttori/Cospin Srl aveva partecipato a una gara indetta dal comune di Vibo Valentia, ma era arrivata seconda con un punteggio di 91,71 contro i 93,30 del Consorzio Stabile Coseam Italia Spa, la società vincitrice, e lui aveva impugnato l’assegnazione dinanzi al Tribunale amministrativo regionale. Il 31 marzo 2018 Capizzi incontra a Messina l’ex assessore regionale Pietro Giamborino e gli chiede un aiuto per risolvere la causa in suo favore.

Pietro Giamborino
Giamborino si muove e interessa le conoscenze che contano. Il 3 aprile incontra Adamo, “stretto amico di lunga data” e gli prospetta la necessità di intervenire presso il Tar in favore del “giovanotto brillante”. L’ex assessore precisa che il tribunale avrebbe proceduto alla nomina di una commissione tecnica chiamata a esprimere un parere sul merito del ricorso, auspicando che i membri della stessa venissero individuati tra professionisti della Regione o dell’Università. “Andiamo e parliamo con Durante allora…!“, risponde Adamo. Quest’ultimo è un giudice, è il presidente della II Sezione del Tar della Calabria, presso il quale Capizzi aveva presentato il ricorso.

Due giorni dopo i due si incontrano sull’autostrada A2, allo svincolo di Altilia Grimaldi, tra Cosenza e Lamezia Terme. “Ho chiamato a lui … a Durante …”, spiega Adamo. “Questa è una cosa seria compare… questa è per una gara di sei milioni“, replica Giamborino. “E’ il Tar che la nomina la commissione”, prosegue Adamo, quindi “gli si dovrebbero dire i nomi.., da nominare. Che gara è? Che oggetto ha…”. “Lavori pubblici – replica Giamborino – ecco perché gli ho detto ieri cinquanta mila euro“. Secondo i pm si tratta del compenso promesso ad Adamo. “Durante è a Roma – replica quest’ultimo – però torna martedì sera”.

L’8 aprile Giamborino informa Capizzi e gli spiega che il mercoledì successivo Adamo incontrerà il giudice: “Il Tar è lui”, spiega l’ex assessore, illustrando all’imprenditore come sarebbe avvenuta la selezione dei membri della commissione tecnica: “Della Regione voglio l’architetto Tizio l’ingegnere quello.., e il geometra quello’ … se li sceglie“. E Giamborino tiene a tal punto alla questione che il 10 aprile vede un membro del Dipartimento di Difesa del Suolo dell’Università della Calabria e i due, annotano i magistrati, “si accordano per incidere sulla commissione tecnica”.

Da parte sua Capizzi si è già mosso sul lato imprenditoriale, mettendosi d’accordo con Giuseppe D’Amico, imprenditore di Piscopio: “All’aggiudicazione dei lavori – annotano gli inquirenti – l’imprenditore vibonese avrà parte attiva nella loro esecuzione”, ovvero un subappalto. Il problema è che la sua azienda è “legata al sodalizio di Piscopio“, il che vale a Giamborino l’accusa di associazione mafiosa, “atteso che dall’accordo complessivo che il politico aveva raggiunto, emerge il coinvolgimento, in favore dell’impresa di D’Amico” e il “favore” sintetizza “l’approccio di favore e vantaggio per la cosca capeggiata dal cugino Pino Galati”.

Il 6 novembre viene resa pubblica la sentenza del Tar, che accoglie il ricorso di Capizzi, annulla i punteggi sull’aspetto delle migliorie assegnato alla Coseam e ordina una nuova valutazione dell’offerta presentata da quest’ultima. Anche senza la decisione, per la procura di Catanzaro ce n’è abbastanza: Adamo si è fatto promettere 50mila euro “come prezzo della sua mediazione illecita” verso il giudice e verso i membri della commissione tecnica. Secondo i pm si tratta di traffico di influenze. Storie di tutti i giorni…