‘Ndrangheta in Toscana. Il narcotraffico del clan Gallace scoperto grazie a un server in Costarica

Firenze, 15 aprile 2021 – Venti persone arrestate, di cui diciannove in carcere e una agli arresti domiciliari, e beni per 4 milioni di euro sequestrati (http://www.iacchite.blog/catanzaro-traffico-internazionale-di-droga-i-nomi-degli-arrestati/). E’ il bilancio dell’operazione “Molo 13”, eseguita stamane tra Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio, Toscana, Liguria, Piemonte e Lombardia dalla Guardia di Finanza. Alle prime luci dell’alba, il comando provinciale delle Fiamma Gialle di Catanzaro e il Servizio Centrale Investigazione Criminalita’ Organizzata (Scico) di Roma, diretti e coordinati dalla Procura della Repubblica – del capoluogo calabrese, hanno dato esecuzione alle misure emesse dal Gip. Associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, con lo scopo di agevolare l’organizzazione di stampo mafioso di riferimento, il reato contestato a vario titolo.

Il blitz è scattato in concomitanza con un’altra operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che interessa i referenti del sodalizio operanti in Toscana e ha mobilitato oltre 150 finanzieri, con l’ausilio di unita’ antiterrorismo pronto impiego, di unita’ cinofile antidroga e della componente aerea della Guardia di Finanza. Nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle (Catanzaro), riconducibile alla famiglia Gallace, cui faceva capo un’estesa organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di stampo ‘ndranghetistico, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di piazzarla in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.

Dalle indagini sarebbe emerso il ruolo verticistico assunto da uno dei capi della cosca Gallace che, nel corso degli ultimi decenni, si e’ trasformata in una vera e propria impresa criminale attraverso numerose attivita’ illecite che le avrebbe consentito di accrescere la potenza militare ed economica e di acquisire un controllo sempre piu’ penetrante del territorio della fascia ionica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell’hinterland laziale, toscano e lombardo.

La radicata presenza della cosca nelle regioni italiane, in particolare in Toscana, ha reso necessario il coordinamento tra la Procura Distrettuale di Catanzaro e quella di Firenze volta a intervenire simultaneamente nei confronti di tutti i gli adepti del clan. Le indagini si sono avvalse del contributo di alcuni collaboratori di giustizia che hanno aiutato a inquadrare la rilevanza criminale del sodalizio nel traffico internazionale di stupefacenti, evidenziandone la capacita’ di interfacciarsi direttamente con i fornitori sudamericani per l’acquisto di notevoli quantitativi di droga.

Sistematico era, a questo proposito, l’utilizzo, di metodi di comunicazione non convenzionali, con dispositivi elettronici, associati a sim straniere, che si avvalevano di tecniche di messaggistica criptata tra “account” e “domini” associati a un server sito a San Jose’ (Costarica). Dopo il sequestro da parte delle autorità olandesi di dati criptati con un tecnologia non convenzionale denominata PGP, con la preziosa collaborazione del rappresentante italiano presso Eurojust, è stato possibile intercettare un numero enorme di messaggi di posta elettronica, prevalentemente in lingua italiana, trasmessi da dispositivi BlackBerry, con la crittografia PGP.

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha infatti spiegato: “È un’indagine di respiro internazionale, che tocca quattro Stati e parte dalla Colombia. L’elemento di novità sta nel ruolo del Costarica, paese che ha non solo la più grande biodiversità del mondo ma è anche la porta della droga verso l’Europa. Questa volta in Costarica abbiamo scoperto un server di intercettazioni telefoniche, che usciva fuori dai canoni ufficiali perché non apparteneva a nessuno Stato e a nessuna società, bensì era abusivo e usato da organizzazioni criminali in particolare i trafficanti di cocaina. Questo server impediva intromissioni esterne ma siamo riusciti a bucarlo e a cogliere le conversazioni fra trafficanti in chiaro, non criptate. Questo consente di attestare la credibilità della polizia giudiziaria italiana all’estero, perfezionata da diverse operazioni. Abbiamo molto materiale probatorio su una famiglia di ‘ndrangheta di serie A, i Gallace, che opera anche nel Reggino. Il dato significativo, che testimonia il salto di qualità, è essere entrata in un circuito di elite del narcotraffico”.