‘Ndrangheta, traffico internazionale di droga: i nomi dei 25 arrestati del clan Mancuso

I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e dello Scico di Roma della Guardia di Finanza, coordinati e diretti dalla procura della Repubblica – Dda di Catanzaro, hanno eseguito venticinque fermi nei confronti di soggetti organici e/o legati alla cosca Mancuso di Limbadi (VV), indagati per traffico internazionale di stupefacenti.

Questi i nomi degli arrestati e la loro provenienza.

Giuseppe Accursio, Licata
Damiano Aquilano, Tropea
Daniele Bosco, Jugoslavia
Vito Jordan Bosco, Libia
Giuseppe Campisi, Vibo Valentia
Gianfranco Carugo, Cerro Maggiore
Carlo Cuccia, Tradate
Gina Alessandra Forgione, Venezuela
Rebolledo Clara Ines Garcia, Venezuela
Elisabeta Kotja, Albania
Maria Antonia Limardo, Briatico
Francesco Mancuso, Vibo Valentia
Giorgio Mariani, Genga
Luigi Mendolicchio, Milano
Ivo Menotta, Tradate
Figueroa Julio Andres Murillo, Colombia
Gaetano Muscia, Tropea
Antonio Narciso, Vibo Valentia
Gennaro Papaianni, Vibo Valentia
Salvatore Papandrea, Taurianova
Fabrizio Pilati, Arona
Abderrahim Safine, Marocco
Francesco Scaglione, Palermo
Giovanni Stilo, Nicotera
Michele Viscotti San Severo

Disarticolata organizzazione criminale dedita a importazione cocaina dal Sudamerica

Sono stati impiegati oltre 300 finanzieri, per il fermo tra Calabria, Lombardia e Puglia di 25 persone indagate, a vario titolo, per reati in materia di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, aggravata dalla modalità mafiosa e dalla detenzione di armi. Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dal sostituto procuratore Annamaria Frustaci, hanno consentito di disarticolare un’organizzazione estremamente complessa, dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tra le cui fila compaiono esponenti di spicco della famiglia di ‘ndrangheta Mancuso egemone sulla criminalità organizzata vibonese che, dall’area geografica insistente tra i comuni di Limbadi e Nicotera, che avrebbero, man mano, esteso forti interessi delinquenziali nell’hinterland milanese.

L’inchiesta, denominata “Ossessione”, in riferimento alla maniacalità manifestata dai principali indagati, costantemente assillati dal pensiero di essere monitorati dalle forze dell’ordine, ha dimostrato come i vertici del sodalizio fossero in grado di disporre di diretti canali di approvvigionamento di cocaina dalla Colombia, dal Venezuela e dalla Repubblica Domenicana, oltreché dall’Olanda. Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare anche che, seguendo un’ottica prettamente imprenditoriale, l’organizzazione, in attesa dell’arrivo delle partite di cocaina dal Sudamerica, con lo scopo di massimizzare il profitto, intesseva rapporti d’affari con un personaggio marocchino residente a Milano, in diretto contatto con i principali cartelli maghrebini, per l’importazione di massicce quantità di hashish.

La transnazionalità dell’organizzazione, che evidenzia nuovamente l’indissolubilità del trait d’union tra la criminalità organizzata calabrese e i “cartelli” mondiali della droga ed una capillare diffusione sul territorio nazionale, fanno si che la consorteria criminale operi come una vera e propria multinazionale del narcotraffico, curando l’acquisto “all’ingrosso”, a prezzi assolutamente concorrenziali, della droga, direttamente dai produttori, per poi smistarla in territorio calabro e lombardo tramite una fitta rete di accoliti. Inoltre, le indagini hanno fatto emergere come i vibonesi sarebbero in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel milanese e nel comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia. Proprio a Tonino Mazzaferro i finanzieri hanno sequestrato nel marzo del 2018 un chilogrammo di cocaina pura al 98%.

Il ruolo delle donne nel panorama del narcotraffico

Un ruolo fondamentale era affidato alle donne: da “teste di ponte” per le comunicazioni tra gli accoliti, a co-finanziatrici, come nel caso della cittadina albanese Elisabeta Kotja, a intermediarie di alto rango con gli esponenti dei Cartelli sudamericani. Spiccano, in particolare, le due venezuelane Clara Ines Garcia Rebolledo e Gina Forgione, note nel panorama del narcotraffico internazionale, in grado di mettere in contatto i calabresi con i narcos sudamericani. Tra questi Julio Andres Murillo Figueroa, noto narcotrafficante colombiano, ospitato dai calabresi a Milano per pianificare l’arrivo della cocaina dai paesi dell’America Latina. “Socio” della Forgione, il colombiano ha in passato collaborato con i “guerriglieri colombiani”, nonché con Pablo Emilio Escobar Gaviria, sanguinario ritenuto capo storico del “cartello di Medellín” tra gli anni ’80/’90.

Una certosina attività di indagine ha consentito di disvelare compiutamente l’assetto organizzativo del sodalizio che, sfruttando le abilità di Michele Viscotti, ritenuto esperto broker di origine pugliese, più volte recatosi in Sudamerica per contrattare prezzo e quantità del narcotico da inviare verso l’Europa, curava i rapporti con i produttori. Il sodalizio criminale era capace di tessere continui collegamenti con le principali piazze di approvvigionamento olandesi.

Il traffico internazionale di sostanze stupefacenti

Da segnalare, poi, che grazie ad una costante attività d’indagine, nonostante le estreme accortezze attuate dai trafficanti, nel mese di marzo 2018, i finanzieri riuscivano a penetrare in un deposito dove era stata stoccata la droga a Milano. Venivano, così, sequestrati oltre 430 kg di hashish, giunti in Italia dal Marocco, via Spagna, e una pistola, oggetto di furto, in uso a Salvatore Antonino Costantino. Come emerso dalle attività tecniche, gran parte della droga sequestrata era destinata a soddisfare le richieste dei finanziatori di stanza in Calabria, tra cui compare il pregiudicato vibonese Antonio Narciso. L’ingente quantitativo di droga sequestrato, in realtà, rappresenta solo una quota parte del prodotto commissionato dai calabresi al potente cartello di stanza in Marocco, in grado di assicurare costanti ed enormi forniture di narcotico. I fratelli Costantino, di fatti, stavano trattando con l’organizzazione marocchina l’acquisto di una quantità pari a 3000 kg di hashish che, secondo i calcoli degli stessi affiliati, avrebbe portato nelle tasche dell’associazione un introito che si aggirava tra i 4 ed i 5 milioni di euro, da reinvestire nell’ancor più redditizio traffico di cocaina.

I sodali, pienamente ingeriti nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, hanno, inoltre, dimostrato di voler difendere i propri interessi, ove necessario, anche con le armi. Per tale scopo, un ruolo di fondamentale importanza sarebbe stato ricoperto da un uomo di Varese, Carlo Cuccia, con un passato da comparsa nella nota serie “Gomorra”. Mentre nella fiction all’indagato era stato attribuito il ruolo di “specchiettista”, nell’organizzazione vibonese al personaggio era demandato il compito di reperire le armi, unitamente ad un suo compaesano, Ivo Menotta, anch’egli colpito dagli odierni fermi. L’operazione è il frutto di un intenso lavoro investigativo, durato oltre due anni, che ha visto i finanzieri della Sezione G.O.A. del Nucleo PEF./G.I.C.O, specializzata nelle indagini in materia di contrasto al traffico internazionale, con la collaborazione del Servizio Centrale d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata, immergersi nei luoghi e nelle abitudini degli associati, tanto da carpirne a pieno l’organigramma ed il modus operandi.