No alla discarica di Scala Coeli, la protesta del Movimento LeLampare

A Scala Coeli, piccolo paese in provincia di Cosenza, potrebbero presto arrivare tonnellate di rifiuti, scarti della raffinazione del petrolio e del carbone, plastica, materiali di scarto, ceneri pesanti, scorie con la possibilità anche di materiali altamente nocivi come amianto ed eternit.

Inizialmente il progetto prevedeva una mega discarica pubblica, poi l’idea di piazzare il secondo termovalorizzatore della Calabria, oggi la realizzazione di una discarica privata per 100.000 metri cubi di rifiuti “speciali” considerati non pericolosi.

Almeno così viene enunciato da coloro i quali ne trarranno profitto, sempre e solo a discapito della salute dei cittadini. Da anni questi cercano di resistere, ma la battaglia in difesa del territorio contro le discariche sembra non aver mai fine.

Strada-alla-discarica-di-Scala-Coeli I lavori sono cominciati, ma tutta la popolazione compresa quella dei territori limitrofi si oppone energicamente. A tal proposito, a condurre la battaglia il movimento LeLampare Basso Jonio Cosentino, il Comitato anti discarica di Scala Coeli, il Comitato in difesa di Bucita e del territorio, esponenti della Rete difesa del territorio “Franco Nisticò” e rappresentanti del comitato dell’aula P2 occupata dell’Unical.

In prima persona il movimento LeLampare di Cariati, è riuscito ad impedirne la totale costruzione fino a maggio. Oggi ci riprova, dando vita ad una protesta attiva a Scala Coeli per far sentire, ancora una volta, la propria voce dissenziente contro la discussissima discarica.

La discarica privata – ha dichiarato uno dei portavoce del movimento –  nasce nell’abuso in mezzo alle colture Dop. La Regione schizofrenica da una parte incentiva il Dio dall’altra concede agli amici degli amici, sempre gli stessi, di fare soldi sull’emergenza rifiuti creata ad hoc. Tra le altre cose il presidente del Dop è uno dei fratelli Greco”.

Già, perché, in base a un regolamento europeo nessuna discarica può protestacariati1-300x184essere realizzata in presenza di colture con marchi Dop e Igp. E lì, come spiega l’attivista del movimento, sono presenti le colture Dop dal 1998. Ma il progetto è stato autorizzato dalla Regione e dalle varie commissioni. E allora viene da chiedersi come è stato possibile rilasciare una simile licenza e ricevere addirittura i previsti finanziamenti regionali? Sembrerebbe, infatti, che la Bieco Srl, società realizzatrice, abbia tutte le carte in regola per aprire l’impianto, nonostante vi siano colture di quel tipo.

La vicenda, com’è solito nella nostra Regione, mostra perplessità e lascia pensare il peggio ma “siamo fiduciosi – afferma il movimento – che esistono gli estremi legali per invalidare l’autorizzazione regionale in mano alla Bieco”.

Per ora non resta che attendere e ci auguriamo che la protesta odierna arrivi a bloccare definitivamente la costruzione di una discarica preoccupante e dannosa per la salute dei cittadini. E ricordiamo che il bene dei cittadini dovrebbe essere obiettivo primario per le amministrazioni e chi di competenza, in primis la Regione.

Valentina Mollica