Occhiuto, tutti i nodi arrivano al pettine (di Sergio Nucci)

di Sergio Nucci

La pandemia da covid-19 ha avuto su ciascuno di noi un impatto differente.
Per alcuni ha amplificato le percezioni scatenando reazioni forti ed intolleranti, per altri ha significato una sorta di apnea forzata in attesa di tornare a respirare.
A me, personalmente, ha fatto l’effetto di concentrare le energie su questioni più terrene e tangibili quasi a voler esorcizzare il momento: se penso positivo alla fine andrà tutto bene.
Ed è per questo che tante cose mi sono scivolate addosso. Sono passate senza stimolare la benché minima reazione nonostante comportamenti insulsi o risibili o peggio ancora riprovevoli.

Per questo non ho scritto nulla sulle miserie nostrane di queste settimane e non perché le ignorassi o le condividessi, ma per il semplice motivo che in momenti così gravi penso che il senso di responsabilità debba prevalere.
Ma a tutto c’è un limite. Se posso sopportare le luminarie di Pasqua pagate da improbabili benefattori, se posso sorvolare sulla approssimazione dei nostri dirigenti regionali, non riesco davvero a stare zitto dinanzi la sentenza della Corte dei Conti che condanna amministratori e dirigenti del Comune di Cosenza a rifondere alla collettività più di cinquecentomila euro (un miliardo delle vecchie lire) perchè “in palese violazione dei doveri di servizio che impongono scelte improntate a criteri di ragionevolezza e prudenza, hanno deciso di ricorrere a personale esterno sebbene fossero consapevoli della presenza di numeroso personale interno”.

Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe davvero da sbellicarsi dalle risate per come siamo stati amministrati in tutti questi anni nei quali la parola d’ordine è stata “spendere e spandere a piene mani”, fino a provocare il dissesto del quale tutti noi oggi siamo ormai vittime.
Ma a far più rabbia è che c’è ancora gente che idolatra questa amministrazione.
E davvero non ne capisco il motivo. Perché? Perché?

Avete avuto una determina con qualche migliaio di euro? Avete avuto intitolata una strada? Avete il passo carrabile sotto casa o la licenza per far baccano fino alle quattro di mattina? Avete goduto della sagra paesana piuttosto che delle luminarie per ferragosto? Che cosa avete avuto?
E adesso che non avete più nulla, che siete costretti a pagare tributi esorbitanti, a non avere i servizi minimi, che siete e sarete costretti a convivere con le macerie del dissesto firmato Occhiuto cosa direte?
Vi convincerete finalmente che molti tra noi non ululavano alla luna?
La sentenza della Corte dei Conti fa il paio con quella del dissesto e con tutte quelle che impietose e puntuali continueranno ad arrivare.
Perché prima o poi i nodi arrivano al pettine, statene certi.