Omicidio Bergamini, 23^ udienza. Padre Fedele: “Al funerale, Internò non versava una lacrima e si sistemava i capelli”

Isabella Internò

di Maria Teresa Improta

Fonte: Estense (https://www.estense.com/?p=985325)

Una ragazza afflitta, solo apparentemente, dalla perdita del proprio amato. È questa l’immagine di Isabella Internò resa ieri in aula innanzi alla Corte d’Assise di Cosenza, presieduta da Paola Lucente con a latere il giudice Marco Bilotta. L

a donna è accusata di omicidio volontario nell’ambito del processo che intende far luce sulla morte di Denis Bergamini, centrocampista del Cosenza Calcio originario di Argenta, ritrovato cadavere sulla statale ionica 106, nel territorio del Comune di Roseto Capo Spulico nel novembre del 1989. La dinamica del decesso, inizialmente attribuito a un anomalo suicidio del 27enne, non è mai stata chiarita.

Tra i testimoni della 23^ udienza Padre Fedele, all’anagrafe Francesco Bisceglia, medico e filosofo classe 1937, nega di aver mai conversato con Isabella Internò. “Sono un sacerdote purosangue: rispetto la morte, non avrei mai chiamato Internò. Emanuele Giacoia, il giornalista, – ha chiarito padre Fedele Bisceglia – lo conoscevo bene, non escludo di aver interloquito con lui, ma escludo di avergli rivelato la dinamica dell’incidente sia perché non la conoscevo sia perché non ho mai creduto all’ipotesi del suicidio”. Una volta appresa la notizia della morte “mi sono precipitato all’obitorio di Trebisacce”, ha detto il religioso e lì ha alzato il lenzuolo che copriva il capo di Denis: “Sul viso e sulle mani non c’era neanche un graffio. Mi chiesi come fosse possibile che avesse la pelle intatta pur essendo stato trascinato sull’asfalto per 60 metri da un camion. Chiesi dove fossero i suoi indumenti e mi dissero gli addetti ai lavori che erano andati al macero”.

Il padre ha anche un ricordo su Isabella Internò: “Celebrai il funerale di Bergamini. Ricordo molto bene vicino alla bara questa ragazza: non versava una lacrima, si sistemava i capelli, ciò mi colpì molto. Sono poi andato ad Argenta con il carro funebre e la sua salma, strinsi un rapporto molto forte con la famiglia Bergamini. Parlai con Domizio e la sorella dei vestiti, della dinamica della morte. Il papà chiese anche lui dei vestiti su mio consiglio e gli fu risposto che erano stati distrutti nell’inceneritore”.

Gabriele Carchidi, classe 1964, giornalista che da anni segue il caso Bergamini rispondendo alle domande del pm Luca Primicerio ha rivelato alcune confessioni raccolte nel corso degli anni dalle proprie fonti: “Conoscevo Denis Bergamini così come gli altri calciatori perché scrivevo di sport, frequentavo gli allenamenti e ci fermavano con i calciatori fuori dallo stadio. Era un periodo durante il quale il calcio a Cosenza era molto seguito, – ha ricordato Carchidi – c’erano 20mila tifosi allo stadio ogni domenica. Già dall’estate del 1988 Denis e Isabella non erano più una coppia e lui frequentava altre ragazze. Renato Madia era uno dei magazzinieri del Cosenza, conosceva bene Natale il parcheggiatore del cinema Garden che ho poi incontrato di persona nel 2010. Da queste conversazioni appresi che il 18 novembre 1989 delle persone avevano prelevato Denis dal cinema il sabato pomeriggio del ritiro, poche ore prima di morire. Una di queste persone aveva un tesserino che aveva mostrato per entrare in sala e con loro sembrerebbe ci fosse Isabella. Denis per la professionalità che lo contraddistingueva non sarebbe mai andato via dal ritiro senza ragione. Nessuno, soprattutto nel 1989, credeva all’ipotesi del suicidio. Denis doveva giocare una partita importante il giorno dopo, era uno dei migliori giocatori sia a livello tecnico sia a livello carismatiche, era un leader dello spogliatoio, lo avevano chiesto più società sia di A che di B”.