Omicidio Bergamini, 3^ udienza. Le ultime ore di Denis: il posto di blocco a Roseto

Terza udienza in Corte d’Assise a Cosenza del processo per l’omicidio volontario e pluriaggravato di Denis Bergamini a carico di Isabella Internò. ex fidanzata del calciatore. Dall’udienza di ieri sono iniziate le escussioni dei testimoni dell’accusa e i primi a testimoniare sono stati gli ispettori della polizia giudiziaria di Castrovillari Ornella Quintieri e Pasquale Pugliese, che hanno seguito l’ultima attività investigativa dal 2017.

I due poliziotti hanno passato in rassegna le ultime ore di vita di Denis Bergamini: dallo stipendio mensile del Cosenza Calcio (8 milioni di vecchie lire) alla civetta morta nel San Vito fino alla telefonata ricevuta al Motel Agip, a quella fatta dal cinema Garden e all’appuntamento con Isabella Internò per prendere la strada che porta a Roseto Capo Spulico a bordo della sua Maserati.

(ANSA) – COSENZA, 26 NOV – Ricostruite le ultime ore di vita di Donato Denis Bergamini, oggi in Corte d’Assise a Cosenza, durante il processo che tenta di fare luce sulla morte del calciatore avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico. Ascoltati gli operatori di polizia giudiziaria Ornella Quintieri e Pasquale Pugliese che di Bergamini hanno parlato come di un ragazzo sereno.

Denis Bergamini, il giorno della sua morte, terminò l’allenamento intorno alle ore 11.30 e una volta tornato in albergo – secondo le testimonianze – ricevette una telefonata che influì negativamente sul suo umore. “Dopodiché – hanno ricostruito gli operatori di polizia – i calciatori uscirono per andare al cinema Garden. Prima, però, Denis fece una telefonata dalla cabina spendendo 200 lire. Al cinema di Rende non rimase fino alla fine, ma uscì dalla sala per andare a prendere Isabella Internò. A riferirlo è una testimone che saluta entrambi”. Secondo la ricostruzione, dunque, inizia alle 16.15 del 18 novembre del 1989 il viaggio verso la costa ionica cosentina, dove Bergamini e la Internò (unica imputata nel processo) arriveranno verso le 17.30, orario in cui il maresciallo Barbuscio li blocca lungo la statale 106.
“Denis si fermò all’alt, ma gli operatori – hanno riferito i testi – lo fecero passare in fretta perché in realtà cercavano una Opel, perché nelle ore precedenti c’era stata una rapina.
Bergamini in questa occasione tentò di dare la patente a Barbuscio, ma quest’ultimo lo sollecitò a ripartire. Nelle annotazioni di servizio riferirà che a bordo della Maserati c’erano Denis e una ragazza, poi identificata in Isabella Internò sul luogo della tragedia”.
Il processo è stato poi aggiornato al 30 novembre prossimo. (ANSA).

Il posto di blocco dei carabinieri è una delle chiavi di volta per capire cosa c’era dietro l’omicidio del calciatore e per stabilire con certezza l’ora del delitto. Ma arrivati con il racconto alla piazzola di Roseto Capo Spulico, il pm Luca Primicerio ha consigliato di riprenderlo nella prossima udienza del 30 novembre. Uno degli aspetti determinanti per capire tutte le falsità che sono state propinate soprattutto dai pezzi deviati dello stato coinvolti nell’omicidio di Denis Bergamini, riguarda l’ora della morte di Denis Bergamini.

Nell’ambito delle indagini difensive del 2011, l’avvocato Eugenio Gallerani ha sentito il carabiniere Angelo De Palo, all’epoca dei fatti in servizio presso la stazione dei carabinieri di Roseto Capo Spulico.
Tale audizione è risultata sconvolgente in quanto è tale da rivoluzionare l’intera realtà processuale fino a quel momento conosciuta.
Il nome del carabiniere De Palo risultava dagli atti acquisiti presso la stazione dei carabinieri di Roseto Capo Spulico e lo stesso avrebbe fatto parte dell’equipaggio di cui all’ordine di servizio n. 31 del 18 novembre 1989.
Tale verbale vedrebbe l’uscita della pattuglia alle ore 17.15 con rientro alle ore 19.15; si comporrebbe dei militari, brigadiere Francesco Barbuscio (comandante della stazione di Roseto), appuntato Giuseppe Rossi, carabinieri Angelo De Palo e Gianfredo Lecci; i militari sarebbero tutti a bordo di un unico mezzo, una Fiat Campagnola.
Tale verbale non risulta sottoscritto proprio dal carabiniere De Palo.

I carabinieri uscirono in quanto era stato segnalato un tentativo di rapina a camionista da parte di cinque persone a bordo di una Opel Corsa grigia tra Trebisacce e Villapiana.
Dunque, Barbuscio dichiara che la Maserati viene fermata alle 17,30 ma viene fatta proseguire verso Taranto e che alle 19,30 viene avvisato che c’è un morto sulla strada.

Vediamo ora qual è il contenuto della dichiarazione del carabiniere De Palo.
Egli dichiara che si trovava in normale servizio perlustrativo unitamente al brigadiere Barbuscio con inizio alle ore 17. Dunque, erano in due e non in quattro come risulta dal verbale.

Ad un certo punto il brigadiere Barbuscio, dopo la perlustrazione di parte del territorio, decideva di istituire un posto di controllo alla circolazione stradale nei pressi del ristorante di Mario Infantino, “Da Mario”.

Durante l’espletamento di tale servizio, alle ore 17.40 circa, il brigadiere intimava l’alt ad una Maserati che procedeva in direzione Taranto. L’auto era occupata da una giovane coppia e il brigadiere chiedeva al conducente i documenti di guida e di circolazione. Dopo il rituale controllo, il brigadiere faceva proseguire l’auto.

Ricorda bene De Palo che il brigadiere non annotava su alcun documento di servizio le generalità del conducente e le caratteristiche del veicolo. Dopo qualche minuto, il brigadiere decideva di spostarsi da lì, per intraprendere nuovamente la perlustrazione del territorio.

Prosegue De Palo: “Subito dopo il militare di servizio alla caserma della stazione carabinieri di Rocca Imperiale ci contattava via radio avvertendoci che nel tratto della statale 106 Roseto Capo Spulico-Montegiordano era stata segnalata una persona travolta da un veicolo”.

De Palo ha un ricordo vivissimo e sottolinea: “Preciso che l’arco di tempo intercorso dal fermo dell’autovettura alla segnalazione del tragico evento è stato sicuramente inferiore alla mezzora”. Mentre per Barbuscio, che riferisce di essere intervenuto alle 19.30 sono due ore!!!

Giunti sul posto, De Palo riconosceva a terra il giovane poco prima fermato. Successivamente arrivavano altri colleghi, che lo coadiuvavano nelle operazioni di viabilità, mentre il brigadiere si allontanava alla ricerca della ragazza, che poco prima avevamo visto a bordo della Maserati. Espletate le attività di rito, il carabiniere rientrava in caserma, dove notava la ragazza che faceva uso del telefono.

Il carabiniere De Palo ricorda bene “che all’arrivo sul posto non era buio”. Possono essere al massimo le ore 18 e non certo le 19.30 come dichiara Barbuscio.

Il brigadiere Barbuscio

Due precisazioni sono operate dal carabiniere De Palo sui punti fondamentali della sua dichiarazione. Dice il carabiniere in ordine al servizio di posto di blocco per fermare gli autori di una tentata rapina: “Ricordo che personalmente con il brigadiere Barbuscio in quel posto di blocco non è stato espletato nessun servizio antirapina”.

Quanto all’orario del suo intervento sul posto al km. 401, precisa: “Aggiungo inoltre, a prova del fatto che quando siamo intervenuti non era buio, ricordo bene che a bordo dell’autovettura di servizio non vi era il faro iodolux in dotazione e che non mi sono recato a prenderlo, come avrei senz’altro fatto qualora fosse stato buio”.

Le circostanze che emergono dalla dichiarazione del carabiniere De Paolo sono davvero straordinarie e tali da inficiare tutta la ricostruzione “ufficiale” del caso.

Cominciamo dalla più clamorosa: tra il momento in cui la Maserati fu fermata e il momento in cui Barbuscio e De Palo furono chiamati perché una persona era morta sulla strada è trascorsa sicuramente meno di mezzora. Dunque, se la Maserati fu fermata alle 17.40 circa (o magari anche qualche minuto prima), la chiamata che segnalava la presenza di un cadavere è giunta sicuramente prima delle 18.10.

Abbiamo già evidenziato come Barbuscio mente persino sul numero dei carabinieri che effettuano il servizio: sono due e non quattro.

Ma il racconto di De Palo ci fa ritenere che non è vero quanto scritto e dichiarato da Barbuscio sulla chiamata e sull’ora della morte (19.30); e non è vero quanto dichiarato da Isabella Internò (“ci fermammo sulla piazzola un’ora, un’ora e mezzo: guardai l’orologio ed erano le 19.10 quando Denis scese dall’auto).

E se non è stato svolto nessun servizio antirapina e se è stato fermato soltanto Bergamini, che sono usciti a fare i carabinieri? Solo per fermare Bergamini? E se è così, Barbuscio l’ha fatto per dare un segnale a qualcuno? A questo punto è molto probabile che sia così.