Omicidio Bergamini, in centinaia davanti al porto delle nebbie per “stoppare” gli abusi contro Facciolla

SERVIZIO FOTOGRAFICO ANDREA ROSITO

Le bandiere e gli striscioni degli ultrà, la presenza di centinaia di cosentini indignati e Donata Bergamini ancora coraggiosamente in prima linea a combattere contro i poteri forti che ancora una volta vorrebbero insabbiare l’omicidio di Denis, il nostro Campione, trasferendo il procuratore Facciolla che ha riaperto le indagini e stava per portarle a conclusione. Un altro pomeriggio di passione a Cosenza, davanti al Tribunale, che ormai per tutti è solo e semplicemente il “porto delle nebbie”, all’interno del quale continuano ad essere nascoste verità scottanti e continuano a stringersi patti e accordi inconfessabili.

Claudio Dionesalvi, al microfono, ha sintetizzato i passaggi salienti che hanno fatto di Cosenza la zona franca per eccellenza della corruzione, del malaffare e dei poteri forti calabresi. Dalle due guerre di mafia degli anni Ottanta e Novanta ai teoremi contro la sinistra antagonista e Padre Fedele Bisceglia per finire con gli omicidi di stato di Roberta Lanzino e Denis Bergamini. Una sola, unica regia occulta per tenere tutto il marcio sotto il tappeto con la “garanzia” di magistrati corrotti, i cui nomi sono ormai noti a tutta Cosenza, e degli apparati dello stato deviato, sempre pronto a depistare e ad arruolare decine e decine di pentiti funzionali soltanto ai loro sporchi interessi.

“La famiglia Bergamini ci ha insegnato a non mollare mai; in trent’anni ha attraversato tutto il Paese, costruendo un’inchiesta da zero su una vicenda che hanno tentato e voluto insabbiare più volte. Le cose non accadono per caso e non credo alle coincidenze – ha affermato Dionesalvi –: siamo a pochi giorni dal cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, un evento che ha cambiato gli equilibri politici dell’Italia e che rappresenta la madre di tutte le ingiustizie di questo Paese. Ci ritroviamo ancora una volta a chiedere, davanti ad un tribunale, Verità e Giustizia che dovrebbero essere garantite da chi ci lavora dentro quotidianamente, e che non devono diventare un evento eccezionale come è successo recentemente con il caso Cucchi”. 

Nel proseguire il suo intervento Claudio Dionesalvi ha sottolineato come “noi non siamo qui per capire quali siano stati gli ingranaggi dello scontro all’interno della magistratura che ha portato al trasferimento del Dott. Facciolla, questo compito lo lasciamo ai giornalisti che sono qui insieme a noi che hanno la capacità di raccontarci il presente e quello che sta accadendo. Noi abbiamo una stima immensa nei confronti di questa donna, perché Donata Bergamini ci ha impartito grandi lezioni in questi trent’anni: lezioni di coraggio, lealtà, forza, determinazione e di amore. Difendendo Denis ha difeso noi tutti e l’onore e la dignità di questa città. Perché bastava un niente per etichettarci come omertosi. Non ci voleva niente per dirci che noi al sud siamo mafiosi per indole, genetica e vocazione, mentre lei ha sempre puntualizzato che la sua vicenda è stato un caso isolato in questa città ed in questo territorio”.

“La battaglia di Donata – ha proseguito Dionesalvi – è la nostra battaglia, perché Denis non è solo un simbolo o il nostro campione che ci ha regalato tante gioie, ma uno dei tanti ragazzi che in questa maledetta Italia, meritava giustizia dai tribunali. La verità la conosciamo e non abbiamo bisogno che ce la dica un tribunale, ma la famiglia Bergamini merita che questa verità venga scritta nero su bianco da una sentenza che metta un carattere definitivo sulla vicenda. Noi staremo sempre qui a chiederlo a gran voce e se non lo diranno a noi dovranno dirlo ai nostri figli, ai nostri nipoti che saranno sempre a guardia di questa vicenda spulciando negli archivi, aprendo gli armadi se necessario, per arrivare in fondo. Dieci anni fa Ilaria Cucchi veniva data per pazza perché chiedeva giustizia sulla morte del fratello, è stata derisa ed offesa sino ad oggi che ha vinto la sua battaglia. Chiudo rubando le parole a Padre fedele Bisceglia che una volta scrisse che i pazzi aprono a volte le strade che poi la gente comune percorrerà, noi l’abbiamo aperte ed alla fine crediamo che i pazzi avranno ragione”.

La città di Cosenza, così com’era già accaduto dieci anni fa e altre volte nel corso di questi anni, ha risposto presente ed ha manifestato ancora una volta la sua vicinanza a Donata Bergamini, in prima linea a manifestare e a curare i rapporti con i suoi tanti amici cosentini. Una nuova battaglia è appena cominciata. “Ci aspettavamo la chiusura delle indagini – ha detto Donata Bergamini – non il trasferimento di Facciolla. Non voglio entrare nel merito della sua vicenda, ma per noi si tratta di un’ennesima fucilata. Chiedo che lascino l’inchiesta al procuratore Facciolla, una persona schiva e riservatissima“.